«Fin dall'approvazione della Giunta Primicerio Rifondazione Comunista con coraggio ha portato avanti la sua profonda e netta contrarietà -commenta la capogruppo di Rifondazione Comunista, Monica Sgherri- E' superfluo ricordare che l'insediamento di castello-fondiaria vanifica completamente l'obiettivo di perseguire lo "sviluppo sostenibile" introdotto con la legge regionale 5/95 laddove la legge permettte nuovi impegni di suolo solo "quando non sussistono alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e infrastrutture esistenti" .
In questo caso è programmata la cementificazione dell'ultima grande area inedificata di Firenze prima ancora che sia dimostrato il reale bisogno di questo insediamento. In parole povere il futuro bisogno è già vincolato a un proprietario titolare di terreni e del potere edificatorio. In cambio a tutto questo il famoso parco metropolitano che comunque nascerà lungo il perimetro dell'aeroporto e quindi sottoposto ad un forte, e quantomai sgradevole, inquinamento acustico. Non aggiungo poi la già nata preoccupazione per i costi di mantenimento del parco in nome ai quali si dovranno prevedere attività "a reddito" con tutto quello che ne conseguirà.
Ma voglio introdurre una nuova riflessione circa l'inutilità delle previsioni funzionali, perché non rispondono a nessun bisogno mentre negano bisogni reali e necessità di riequilibrio strategico dei carichi urbanistici in città. E' ormai un dato acquisito e preoccupante il fenomeno della continua espulsione dei ceti medio-bassi da Firenze, fenomeno accentuatissimo nel centro storico, proprio a causa di una eccessiva rendita fondiaria e finanziaria che non consente ne l'acquisto ne l'affitto di appartamenti a famiglie di lavoratori "normali", tantomeno se precari o pensionati.
Assistiamo di fatto a un ricambio per censo dei residenti. E' irreversibile questo fenomeno? Siamo d'accordo che questo fenomeno sia irreversibile? E se no, il Piano di Castello-Fondiaria risponde a questa priorità sociale? Assolutamente no. Se il bisogno di casa a canoni sociali si può quantificare in 7000 sfratti e circa 5000 domande per un alloggio economico e popolare nell'ultima area libera di Firenze si prevede solo 10.000 metri quadri per alloggi pubblici ossia 100/130 appartamenti contro circa 700 appartamenti di edilizia privata a costi alti, se non molto alti.
Per quanto riguarda invece la funzione direzionale ed attività di servizio sono destinati più di 190.000 metri quadri tra pubblico e privato. Ossia si avvia il trasferimento dal centro storico del lavoro non legato al turismo. Pongo allora la domanda i contenitori svuotati da chi e cosa saranno riempiti? Alberghi, attività al turismo! E' proprio il lavoro legato al capoluogo provinciale e regionale quello che produce gli effetti negativi sulla città tutta e non invece un eccesso, già oggi di turismo.
La museificazione e mercificazione del centro storico è fenomeno irreversibile? La risposta sembrerebbe si. Ed infine un ennesima volumetria a destinazione commerciale ossia un nuovo grande centro commerciale del divertimento e del tempo libero. Quale utilità sociale è legata alla realizzazione di una ennesima e aggiuntiva cattedrale del consumo? Non sarebbe invece opportuno e coraggioso prevedere invece il trasferimento del polo espositivo alla fortezza da basso dove tra l'altro è previsto nel piano strutturale un ulteriore edificazione.
Premessa dunque la nostra contrarietà dal punto di vista urbanistico ed ambientale denunciamo anche l'assenza di priorità sociali e dunque la pericolosità per il futuro stesso della città. L'approvazione lunedi in consiglio comunale poteva e doveva essere qualcosa di diverso dall'aggiustamento planimetrico del piano tanto più che oggi sembra molto incerta la volontà della Regione Toscana di trasferirvi i propri uffici e cogliere invece l'occasione di riaggionare l'analisi dei bisogni e delle tendenze in questa città assumendo come obiettivo prioritario quello di contrastare il fenomeno della museificazione e mercificazione del centro storico e quello di potere rispondere anche nel futuro al bisogno casa».