Due serate dedicate alla più “rivoluzionaria” delle bibite: venerdì 30 e sabato 31 gennaio arriva al Tenax la Mecca Cola, la nuova, gustosissima bevanda che all’estero ha già riscosso un formidabile successo. Per Mecca Cola si tratta di una delle prime apparizioni italiane. Mecca Cola approda al Tenax sull’onda dei grandi consensi guadagnati in Francia, dove è nata (la società produttrice è la Beverage France) e dove giro di pochi mesi ha conquistato ragguardevoli fette di mercato, grazie anche al fatto che il 20 % degli utili netti ricavati dalla sua vendita, vengono devoluti per scopi umanitari.
A disposizione del pubblico Tenax degustazioni gratuite e materiale informativo.
Quella di Mecca Cola è una storia molto particolare, che vale la pena di raccontare:
narra Tawfik Mathlouthi, inventore e fondatore della Mecca-Cola, che le richieste quotidiane del figlio di consumare la bevanda più diffusa al mondo lo ponevano nella scomoda posizione di dover scegliere fra accontentare il figlio, e così contribuire alla ricchezza di un simbolo dell'imperialismo americano, oppure far valere i propri principi morali e deludere il figlio.
Una bevanda che fosse piaciuta al figlio e, nel medesimo tempo, non portasse alle casse americane altra forza al distruttivo espansionismo yankee sarebbe stata la soluzione ideale; ma una bevanda così pareva non esistere. La caparbietà d'un padre deciso ad assecondare i desideri del figlio senza mortificare i propri principi fece il resto: la raccolta di un modesto capitale presso amici e parenti, la ricerca dello stabilimento, la ricerca dei tecnici necessari all'opera portarono al compimento del progetto.
La Mecca-Cola arriva sul mercato francese (novembre 2002) in coincidenza con l'inizio del periodo del Ramadan; in sei mesi saranno vendute otto milioni di bottiglie della nuova bevanda.
Da subito la Mecca-Cola si distingue per due caratteristiche:
· il gusto, gradevole e calibrato, incontra le attese dei consumatori più esigenti;
· il 20% degli utili netti dell'impresa sono donati ad organizzazioni che operino con scopi umanitari.
Quest'ultimo fattore è la vera bandiera del prodotto: non gli "zero, virgola qualcosa…" di molte aziende che assolvono così ad una pretesa di civiltà ma, invece, una significativa e consistente parte dei guadagni aziendali prende qui la strada della solidarietà vera, palpabile, materiale.
Le origini arabe del fondatore dettano la volontà di devolvere la metà delle donazioni all'assistenza ad una popolazione particolarmente colpita dall'imperialismo occidentale: il popolo palestinese; e, fra i palestinesi, la parte più debole: i bambini. Per questo motivo il 10% degli utili è riconosciuto ad organizzazioni che operino in favore all'infanzia palestinese. La condizione di "straniero" in terra d'Europa del sig. Mathlouthi (nasce in Tunisia) suggerisce al medesimo fondatore come impiegare il restante 10%: a favore delle organizzazioni umanitarie europee.