FIRENZE- Riportare la vicenda irachena nell’ambito dell’Onu ed imboccare la strada maestra del multilateralismo. Va in questo senso la mozione approvata oggi dal Consiglio regionale toscano, con il voto favorevole dei Ds e della Margherita. Sono stare respinte invece, altre due mozioni. Quella presentata dalla Cdl, che chiedeva il proseguimento della missione italiana in Iraq e, quindi, pieno appoggio all’azione del Governo. E quella di Prc, Pdci e Verdi, che, invece, proponeva il ritiro delle truppe italiane impegnate a Nassiriya.
Nel documento approvato viene espresso profondo cordoglio per il grave attentato che ha colpito la missione italiana di Nassiriya e solidarietà a tutte le famiglie delle vittime militari e civili. Si legge, inoltre, che l’intera vicenda irachena è stata negativamente contrassegnata dalla decisione di compiere un intervento unilaterale, contro il consenso delle Nazioni Unite, sulla base della dottrina di guerra preventiva, elaborata dall’Amministrazione Bush ed in contrasto con i sentimenti della più larga opinione pubblica internazionale.
Punto fondamentale è il fatto che la permanenza militare italiana in Iraq debba essere valutata sulla base dell’effettiva evoluzione della situazione nel senso indicato: “il nostro impegno non può essere espresso dalla continuità di una presenza militare avvertita dalla popolazione irachena come forza di occupazione e da un comando unilaterale che hanno, fino ad ora, gravemente segnato tutte le fasi della guerra”. Viene, infine, apprezzata la “Piattaforma di Ginevra”, scaturita dall’incontro tra personalità israeliane e palestinesi della società civile e della politica, e si auspica che il Governo italiano si renda protagonista di un’azione diplomatica che permetta la risoluzione del conflitto israelo-palestinese.
“La guerra non ha debellato il terrorismo.
Al contrario, gli attentati sono notevolmente aumentati. Occorre quindi ridiscutere la strategia adottata in Iraq e il ruolo della nostra missione”. E’ questo in sintesi il senso dell’intervento pronunciato dal presidente della Regione Claudio Martini in Consiglio regionale nel corso del dibattito sulla situazione irachena dopo l’attentato di Nassiriya. “Il dibattito di oggi – ha osservato Martini - conferma che ci sono elementi che uniscono tutte le forze politiche e altri sulle quali sono divise.
Ci unisce senza dubbio la volontà di mettere insieme la più vasta mobilitazione per combattere ogni forma di terrorismo, da quello delle Brigate rosse a quello di Al Qaida. Ma se l’obiettivo ci accomuna ci sono opinioni diverse sul ‘come fare’. La mia opinione è che la guerra non era e non è lo strumento adatto. I fatti lo confermano perché dopo la guerra le azioni terroristiche sono addirittura aumentate”. “In questo contesto – ha proseguito - per me era sbagliato inviare delle truppe italiane.
Non sono contrario, di principio, alle missioni di pace. Ma questa missione, per come è stata costruita, senza avere all’inizio un mandato internazionale dell’Onu, non aveva queste caratteristiche. I nostri soldati di sicuro sentivano e sentono di far parte di una azione di pace. Questo è il loro sentimento, profondamente radicato. Ma oggettivamente non è così. In Iraq c’è un esercito di occupazione. I nostri contingenti si sono quindi accodati a un esercito di occupazione. In vista della scadenza del mandato per la missione dei nostri soldati, fissata il 31 dicembre, occorre ridiscutere ruolo e significato della loro presenza in Iraq”.
Per Martini punto di riferimento essenziale per la discussione sull’Iraq deve essere la risoluzione 1511 dell’Onu: “Quella risoluzione sostiene chiaramente che la strategia sin qui adottata non va bene e deve essere cambiata. Questo dibattito è di nuovo aperto anche negli Stati Uniti, perché ciò non dovrebbe accadere anche da noi?”