FIRENZE- Il reparto della clinica ostetrica e ginecologica di Careggi è diventato Centro regionale di riferimento per la prevenzione e la cura delle mutilazioni genitali femminili. Lo ha stabilito la Giunta regionale.
“Abbiamo deciso in questo senso – spiega l’assessore regionale al diritto alla salute, Enrico Rossi – per la qualità e la varietà degli interventi che effettua e per sottolineare l’importanza, anche culturale, dell’opera che svolge.
Lo indichiamo a tutte le donne immigrate che abitano in Toscana, ma sappiamo che è conosciuto sia nel resto d’Italia che in altri Paesi europei”. Il Centro rappresenta infatti la prima esperienza in Italia e l'unica in Europa per la cura, la raccolta e la ricerca. A Careggi si rivolgono tra le 400 e le 500 donne all’anno a causa di complicazioni dovute alle mutilazioni genitali. Le più praticate sono la clitoridectomia (asportazione parziale o totale del clitoride), l’escissione (asportazione della clitoride e delle piccole labbra) e l’infibulazione, che oltre a clitoridectomia ed escissione prevede anche il raschiamento delle grandi labbra, che vengono poi fatte aderire e tenute assieme, cosicchè rimane solo una piccola apertura per far defluire urina e sangue mestruale.
Negli ultimi tre anni presso il Centro sono state realizzate 60 deinfibulazioni, si sono ridotti i problemi di sterilità e i parti cesarei nelle donne sottoposte a mutilazioni. Si calcola che in Italia siano dalle 4 alle 5.000 le bambine che rischiano l’infibulazione, mentre secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, in tutto il mondo sono almeno 135 milioni le donne che hanno subìto mutilazioni sessuali, e ogni anno se ne aggiungono altri 2 milioni. Si tratta di una pratica diffusa in 40 Paesi, Italia e Usa compresi, ma soprattutto in Africa, in 28 stati della fascia sub-sahariana.
Sono 6.000 le ragazze che ogni giorno nel mondo subiscono mutilazioni genitali.
“Ma non si pensi – precisa l’assessore Rossi – che in Toscana il problema non esista. Solo in provincia di Firenze vivono oltre 4.000 extracomunitari che provengono da Paesi dove le mutilazioni genitali sono pratica comune. Per sconfiggerla occorre intervenire, anche culturalmente, su consuetudini sedimentate e ciò va fatto con capacità di comprensione e intelligenza, per cui è fondamentale il rapporto con le associazioni che rappresentano gli extracomunitari.
Mi auguro tuttavia che la proposta di legge che vieta le mutilazioni genitali sia approvata presto dal Parlamento perché tutte le violenze sulle persone vanno condannate”.
Tra gli obiettivi che la Regione ha posto al Centro di riferimento regionale di Careggi ci sono quindi, oltre all’assistenza sanitaria alle donne, lo sviluppo di un dialogo interculturale, attraverso incontri periodici che affrontino le problematiche ricorrenti, per trovare soluzioni accettabili dalle pazienti e dagli operatori, la formazione del personale medico e paramedico, il supporto, psicologico e terapeutico, per donne che hanno subìto mutilazioni genitali.
La mutilazione causa dolore intenso, choc ed emorragie post-operatorie, che possono portare anche alla morte.
Sono frequenti le infezioni, la ritenzione urinaria, gli ascessi e i tumori benigni. Se si usano strumenti non sterili (spesso rudimentali come spine d’acacia o crini), anche tetano e Hiv. A lungo termine si verificano perdite di sangue, difficoltà nella minzione, infezioni del tratto urinario, incontinenza, infezioni pelviche, sterilità, cheloidi, cisti, calcoli, fistole, disfunzioni sessuali, problemi durante le mestruazioni, la gravidanza, il parto.