A Firenze e in 19 altri comuni da ottobre a aprile ModaCostumeBellezza nell’antichità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 ottobre 2003 13:22
A Firenze e in 19 altri comuni da ottobre a aprile ModaCostumeBellezza nell’antichità

Le linee perfette ed i riccioli del Kouros Milani aprono la scena sull’evento culturale dell’autunno: la mostra archeologica ModaCostumeBellezza nell’Antichità allestita nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze e il progetto di sistema integrato L’isola dei Tesori. Sono questi i due volti dell’originalissima iniziativa promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, da Regione Toscana e Provincia di Firenze, in collaborazione con Museo del Tessuto di Prato e Apt di Firenze, all’interno del progetto di valorizzazione diffusa 2003- 2004 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Dopo il tema dello sport, quest’anno la Direzione Generale per i Beni Archeologici ha invitato le Soprintendenze ad allestire una mostra intorno al tema accattivante ed attuale della moda, del costume e della bellezza. Un’occasione che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con Regione Toscana e Provincia di Firenze, ha voluto cogliere a 360 gradi. Il fulcro sarà la mostra ModaCostumeBellezza nell’Antichità nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Dal 25 ottobre fino al 30 marzo il pubblico potrà ammirare una scelta di quasi quattrocento opere, in gran parte appartenenti alle vastissime collezioni del Museo.

Accanto a capolavori universalmente noti saranno collocati manufatti assenti dalle sale espositive da molti anni, se non del tutto inediti. Passeggiando per le sale, il visitatore avrà per altro modo di accorgersi anche di molte altre novità e di qualche rilettura di pezzi già noti.
Contemporaneamente, grazie ad un accordo con la Provincia di Firenze, la Soprintendenza darà vita al progetto di sistema integrato L’isola dei Tesori che, dal 17 ottobre al 30 aprile aprirà zoom speciali a tema in 19 musei di 18 comuni della provincia.


L’anteprima, splendido Kouros
Si svolge nella sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi l’anteprima straordinaria della Mostra ModaCostumeBellezza nell’Antichità. In quest’occasione sarà esposto il Kouros Milani statua greca arcaica in marmo del VI sec. a.C. che rimarrà visibile fino al 19 ottobre.
Orario della mostra temporanea: tutti i giorni escluso mercoledì, 9.00-19.00. Info: 055 2760340.
ModaCostumeBellezza nell’Antichità
Il percorso della mostra parte con una piccola sezione sull’Egitto Faraonico, con monili, oggetti di cosmesi ed una serie importante di rilievi e sculture in pietra che documentano acconciature ed abbigliamenti.
Ai preziosi materiali egizi seguono quelli di età arcaica ed ellenistica provenienti da Cipro e finora sconosciuti al grande pubblico, fra cui si segnalano la statua del Flautista, che conserva ancora impercettibili tracce di colore, e le teste maschili con corona, anch’esse di candida pietra dipinta.
Dopo Cipro, in questa linea che congiunge idealmente l’Oriente con il cuore della mostra – l’Etruria – troviamo la Grecia: apre questa sezione, in tutta la sua bellezza, la statua greca di età arcaica del Kouros Milani, con la sua elaborata acconciatura a trecce ricadenti sul dorso, secondo la moda ed il gusto delle elites aristocratiche dell’epoca.

Segue la ceramica, con il gruppo dei contenitori di unguenti configurati da Rodi, la grande produzione attica a figure nere e rosse introdotta dal Cratere François, e le testimonianze dell’abbigliamento greco dal VI al V sec. a.C. che culminano con la grande coppa a fondo bianco con l’immagine di Afrodite.
La mostra, quindi, prosegue con l’Etruria. I primi documenti sono i corredi funerari del VII sec. a.C. di Casale Marittimo, sia maschili che femminili, di cui si conservano ancora in situ la disposizione dei monili per decorare le vesti e vari strumenti per la tessitura delle stoffe (fusi, forcelle, pesi da telaio).
Il secondo gruppo di materiali etruschi rimanda al periodo successivo, in cui appaiono sempre più marcate le influenze orientali sia nel vestiario che nell’acconciatura; sono esposti i documenti più importanti della scultura funeraria in pietra (Vetulonia e Chiusi), alcune lastre architettoniche da Murlo, i buccheri configurati ed i bronzetti della stipe di Brolio in Valdichiana.
Al vestiario è associato un primo e consistente gruppo di oreficerie, quelle appunto funzionali alla decorazione dell’abbigliamento (fibule, cinture, lamine), cui seguono quelle utilizzate come ornamento personale (spilloni per capelli, fermatrecce, orecchini, collane, armille) ed una sezione dedicata alla cosmesi.
La terza parte del percorso espositivo relativo all’Etruria si articola con l’evoluzione della moda dal V sec.

a.C. all’ellenismo. Saranno presenti due fra i più importanti contesti di tutto il panorama archeologico etrusco, il corredo femminile della Tomba delle hydriai di Meidias (seconda metà del V sec. a.C.) che contiene, oltre ad una raffinata serie di vasellame e strumenti da simposio in bronzo, alcuni elementi da toeletta (specchio e pisside, anch’essi in bronzo) le due famose hydriai attiche decorate a figure rosse ed il sarcofago policromo in terracotta di Larthia Seianti da Chiusi (II sec.

a.C.), per la prima volta associato al suo corredo ed in più una serie di contenitori e strumenti in argento per uso cosmetico.
Orecchini, anelli, collane d’età ellenistica chiudono la sezione etrusca, introducendo quella romana, con una serie busti e teste-ritratto femminili in marmo e bronzo associati a monete e cammei (questi ultimi selezionati fra i più significativi delle collezioni mediceo - granducali), importanti documenti dell’evoluzione delle acconciature delle donne delle famiglie imperiali.
Conclude la mostra, infine, la sezione dell’Egitto romano e copto (IV-VI sec.) con l’esposizione di vestiario infantile (tuniche, cuffie) oltre che un inedito sarcofago ligneo, decorato dall’immagine della defunta in abito romano dipinta sul fondo della cassa.

Ad esso saranno associate preziosissime stoffe copte policrome, in lino e lana.
La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo 2004. Orario: tutti i giorni escluso il lunedì. 9.00 – 19.00. Info: 055.23575

L’Isola dei Tesori, appuntamenti in 19 comuni
Si tratta del primo grande progetto di sistema di mostra archeologica temporanea diffusa che la Soprintendenza ha organizzato grazie ad un accordo con la Provincia di Firenze in collaborazione con Apt di Firenze e Regione Toscana e coinvolge 19 comuni della Provincia di Firenze rafforzando l’interesse attorno al magico e misterioso mondo dell’archeologia.
A partire dal 17 ottobre si inaugureranno le esposizioni temporanee straordinarie in 20 musei in concomitanza a concerti, degustazioni ed iniziative legate alle griffe locali.
Si parte il 17 ottobre a Vicchio al Museo di Arte Sacra del Beato Angelico e a Palazzuolo al Museo Archeologico dell’Alto Mugello, segue a ruota il 18 ottobre Montelupo Fiorentino con il Museo Archeologico e della Ceramica.

Il 19 ottobre è la volta del Museo della Vite e del Vino di Rufina, della Raccolta di Arte Sacra Chiesa di San Clemente di Pelago e del Museo Masaccio di Arte Sacra Pieve di San Pietro a Cascia di Reggello. Il 26 ottobre tocca al Museo Civico di Montaione e al Museo della Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo. Il 31 ottobre si va al Museo di Arte Sacra della Propositura di San Tommaso di Certaldo ed a ben due musei di Scarperia: il Centro di Documentazione Archeologica di Sant’Agata Mugello ed il Museo dei Ferri Taglienti.

Il 7 novembre apre le porte il Museo di Arte Sacra Oratorio del Crocifisso di Incisa Valdarno, l’8 novembre il Museo Civico Archeologico di Fiesole ed il Museo di Arte Sacra di San Casciano Val di Pesa. Il giorno dopo, il 9 novembre, ecco due nuove inaugurazioni: al Museo di Arte Sacra di San Pietro in Bossolo di Tavarnelle Val di Pesa e all’Antiquarium di Sant’Appiano di Barberino Val D’Elsa. Il 15 novembre tocca al Museo di Arte Sacra di San Francesco di Greve in Chianti, il 13 dicembre al Museo Leonardiano di Vinci ed infine il 13 febbraio al Museo del Soldatino e della Figurina Storica di Calenzano.

All’iniziativa parteciperà, con un’esposizione di materiali archeologici, anche il Museo del Tessuto di Prato che inaugura il 7 novembre alle ore 21.00.
Tutte le esposizioni rimangono aperte fino al 30 aprile 2004 eccetto quella di Montelupo Fiorentino che chiude il 28 febbraio 2004.
RUFINA
Si illustra, attraverso un “servizio” di vasellame da mensa di bucchero, un aspetto del costume del simposio nel mondo antico. È esposta infatti una selezione di vasi potori, calici su alto piede, kantharoi, uno skyphos, kyathoi etc.

e di vasi per trasportare, attingere o versare l’acqua ed il vino, oinochoai, olpai, un’anfora di tipo nicostenico, oltre a un colum (colino) e ad un vaso a filtro con coperchio. I materiali, decorati ad incisione, ad impressione, a cilindretto ed a stampo, sono in buona parte di produzione etrusco-meridionale o chiusina e si datano tra fine VII e VI sec. a.C.
PALAZZUOLO SUL SENIO
È esposta un selezione di vasi etruschi a figure rosse, per lo più databili al IV sec. a.C., con rappresentazioni inerenti al mondo femminile.

Sui crateri e sulle oinochoai le figure femminili sono infatti variamente rappresentate: nell’atto di avvolgersi (o di svelarsi) in un mantello, impegnate in scene di toelette, con specchi o bende in mano, presso una fontana (con i gocciolatoi a testa leonina rappresentati in alto), o ancora affiancata da eroti o da figure maschili a cui offrono degli oggetti (contenitori quali ciste o kalathoi).
GREVE IN CHIANTI
Viene presentata una selezione di materiali che intendono illustrare gli aspetti salienti del costume del simposio nel mondo antico.

L’urnetta fittile mostra, sul coperchio, la figura del defunto recumbente rappresentato a banchetto: ad essa è associato vasellame a vernice nera, comprendente vasi potori (kylikes, krateriskoi, patere, coppe), vasi per attingere o versare, oinochoai, olpai, un askos, o per mescolare acqua e vino, il cratere. La ceramica a vernice nera esposta, in cui si riconoscono produzioni tipiche volterrane (es. la coppa con volto femminile a rilievo sul fondo interno, il colum) si data tra IV e metà II sec.

a.C.
BORGO S. LORENZO
I materiali prescelti, databili tra IV e III sec. a.C., sono accomunati dalla presenza di rappresentazioni, plastiche o dipinte, di volti femminili. Accanto ad oinochoai con orlo a cartoccio con collo e corpo del vaso occupati da volti femminili di profilo con capelli raccolti nel sakkos (una sorta di cuffia), i materiali provenienti dalla tomba di contrada Morgi a Narce, di produzione volsiniese, mostrano, tra l’altro, piattelli del gruppo Genucilia (dal nome dell’iscrizione presente su di un esemplare) con profili femminili nell’interno e sostegni configurati a testa femminile con capelli con scriminatura centrale raccolti dietro la nuca nel sakkos.
S.

CASCIANO VAL DI PESA
Si espone una selezione di materiali dal territorio. Tra questi, si segnala il corredo della “tomba dell’arciere” scoperta nel 1978 presso S. Angelo a Bibbone: anche se probabilmente violata già in antico, la tomba ha restituito oreficerie, tra cui una fibula a sanguisuga d’oro con fascetta decorata a filigrana sull’arco, un frammento di braccialetto d’oro e uno di affibbiaglio a pettine d’argento. Dalla tomba proviene anche la parte inferiore della grande stele con la rappresentazione di un arciere, che doveva essere utilizzata come chiusura della tomba.

Il corredo e la stele si datano al terzo quarto del VII sec. a.C.
CALENZANO
Viene presentata una selezione di ceramica apula e campana a figure rosse (variamente databile nel corso del IV sec. a.C.), contraddistinta da scene, spesso di genere, connesse al mondo femminile e alla toelette. Le figure femminili, infatti, sono spesso riccamente abbigliate (ora con il peplo, ora con chitone e himation, ora solo con l’himation che lascia scoperto parte del corpo), hanno i capelli raccolti, indossano collane e bracciali e tengono in mano specchi, bende, o corone, o flabelli (ventagli); il campo figurato è occupato da kibotia, situle, o ciste.

Le donne sono rappresentate in compagnia di altre donne o di eroti, giovani nudi o satiri.
REGGELLO
Sono esposti, assieme ad una selezione di ceramica a vernice nera, i materiali fittili provenienti dalla stipe votiva del Cavone, a Sovana. I materiali votivi, databili tra II e I sec. a.C., comprendono schematiche figurine femminili e maschili oltre ad una serie di ex-voto riproducenti organi interni e parti del corpo, piedi o braccia. Tra le figure femminili si distinguono statuette schematiche stanti e assise in trono (in una si riconoscono il chitone e l’himation - il mantello -indossati dalla figura e un’armilla - un bracciale - al braccio), oltre ad una testa velata, dal volto giovanile.
INCISA VALDARNO
Motivo conduttore che unisce i materiali selezionati è quello dell’abbigliamento femminile.

Sono così esposte statuette fittili di ambito greco, magnogreco e siceliota, variamente datate da età arcaica ad età ellenistica. Le figure rappresentano divinità assise in trono, figure femminili di offerenti o ammantate. Le offerenti (riconducibili a modelli di VI-V sec. a.C.), con in mano o in grembo un porcellino, sembrano indossare un sottile chitone pieghettato ed un mantello avvolto attorno al copro o passato sulle spalle. Anche le figure di età ellenistica, tra cui i tipi delle cosiddette “tanagrine”, indossano chitone ed himation, avvolto a fasciare in molte pieghe corpo e braccia o sollevato a coprire la testa.


PELAGO
Vengono presentati alcuni dei materiali provenienti dalla stipe votiva del Pozzarello, presso Bolsena, pertinente al santuario della dea volsiniese Northia. Gli oggetti comprendono un gruppo di bronzetti maschili e femminili. I primi sono vestiti di tunica e mantello avvolto attorno al copro con ampio sinus, da cui fuoriesce solo la mano destra, mentre la sinistra abbassata tiene il mantello; gli esemplari femminili, dalla resa più schematica, indossano chitone e himation, in un caso è presente una corona di foglie in testa.

Sempre con la stessa provenienza è esposta una serie di instrumenta miniaturistici (coltelli e tenaglie in ferro e bronzo). I materiali si datano al III-II sec. a.C., i bronzetti al II sec. a.C.
SCARPERIA MUSEO DI SANT’AGATA
Viene data testimonianza del costume funerario femminile in età villanoviana attraverso la presentazione di due corredi da Tarquinia, Selciatello di Sopra. Accanto ai cinerari biconici e ai vasi di impasto (anforetta, olla, kyathos) sono presenti fibule ad arco ingrossato o ad arco semplice, frammenti di catenelle e spirali, armille, piccoli vaghi etc.

Ad essi si associano oggetti quali rocchetti, fuseruole e pesi da telaio, molto frequenti nei corredi funerari, che riportano ad attività indissolubilmente legate al mondo femminile, quali la filatura e la tessitura.
SCARPERIA MUSEO FERRI TAGLIENTI
Viene data testimonianza del costume funerario maschile in età villanoviana attraverso la presentazione di due corredi da Tarquinia, Selciatello di Sopra. Il cinerario biconico ha un coperchio a forma di elmo: ad esso si associano come corredo oggetti in bronzo quali fibule ad arco serpeggiante e rasoi semilunati.

Caratterizzavano abitualmente il defunto nel suo status di guerriero anche lance, puntali e coltelli in ferro e bronzo, nonché spade, con i loro foderi, come l’esemplare qui presentato, con decorazioni incise.
TAVARNELLE VAL DI PESA
Il tema attorno a cui ruotano gli oggetti esposti è quello della toilette femminile nel mondo arcaico. Gli unguenti e gli oli profumati erano contenuti in piccoli vasetti dal bocchello molto stretto (aryballoi, alabastra, lydia) o configurati a forma di animali o figure umane.

Realizzati in terracotta dipinta o in pasta vitrea (come l’esemplare esposto), potevano essere importati dalla Grecia e dall’Oriente e imitati in produzioni locali etrusche (come la ceramica etrusco-corinzia o il bucchero). Sempre del mondo della toilette femminile erano tipici contenitori con coperchio quali le pissidi.
BARBERINO VAL D’ELSA
Il costume che viene illustrato dagli oggetti selezionati è quello della toilette in età ellenistica. A contenere oli ed unguenti erano infatti destinati vasi come gli unguentari fittili fusiformi ed i vasetti configurati (come l’esemplare configurato a porcellino), ma probabilmente anche le fiaschette bronzee con tappo dotato, talvolta, di catenella di sospensione.

Gli unguenti contenuti nei piccoli vasi erano destinati sia alle donne che agli uomini, che ne facevano uso, ad esempio, dopo gli esercizi ginnici.
FIESOLE
Il tema prescelto, il costume della toilette maschile e femminile, è illustrato attraverso l’accostamento di rappresentazioni vascolari e oggetti significativi. Alle immagini che ne esemplificano l’uso si affiancano, così, per il mondo maschile, strumenti quali gli strigili (usati per detergere il corpo) che, assieme ai piccoli contenitori di unguenti (aryballoi), erano attributo indispensabile per gli atleti.

Al mondo femminile riportano invece, oltre agli unguentari, gli specchi bronzei, spesso decorati ad incisione con scene a carattere mitologico ma talvolta anche riferite alla stessa toilette femminile.
MONTELUPO FIORENTINO
L’argomento illustrato dai materiali prescelti è quello dell’abbigliamento femminile nel mondo greco ed etrusco. I vasi attici (l’anfora, lo stamnos, l’hydria) mostrano le donne vestite con lunghi chitoni e himatia (mantelli), o con i più pesanti pepli, impegnate in azioni di vita domestica (con in mano collane tirate fuori da cassette o alla fonte ad attingere acqua).

Ugualmente la ceramica etrusca (kelebe ed oinochoe) mostra le figure femminili vestite di tunica o avvolte nei mantelli impegnate in scene di vita quotidiana o isolate al centro del vaso.
MONTAIONE
Il tema prescelto, esemplificato attraverso rappresentazioni vascolari, è quello dell’abbigliamento nel mondo antico. Le figure rappresentate, sia maschili che femminili, attestano la ricchezza delle stoffe e delle decorazioni con cui le vesti erano realizzate. Pepli, chitoni lunghi ed himatia (mantelli, talvolta sollevati sulla testa) per le donne, chitoni corti e himatia per gli uomini erano accompagnati da accessori, quali cinture, gioielli, bende e diademi per capelli etc.

***
VINCI
Sono stati scelti materiali che, all’interno del tema più ampio del costume, vogliono riconnettersi ad un aspetto particolare del mondo antico, quello dell’abilità tecnica. Lo stamnos etrusco mostra infatti un artigiano, probabilmente Epeios, mitico costruttore del cavallo di Troia, a lavoro nel proprio laboratorio, circondato da una serie di strumenti. Alcuni degli oggetti prodotti dalle officine bronzistiche antiche sono documentati attraverso una selezione di piccoli bronzi di epoca romana, per lo più appliques, anse di vasi o piedi di ciste, frammenti di piccole statue etc.
VICCHIO
Il materiale esposto proviene dagli scavi effettuati a più riprese a partire dalla fine degli anni sessanta (prima dalla soprintendenza Archeologica ed adesso da Università americane) sul sito di Poggio Colla presso Vicchio.

Qui è stato messo in luce un insediamento etrusco, abitato dal VII sec. a.C. fino al tardo III sec. a.C., che ha restituito tracce delle mura di fortificazione, di una necropoli e, soprattutto, di un edificio monumentale, probabilmente un tempio, risalente al VI sec. a.C. I materiali rinvenuti comprendono buccheri, ceramica a vernice nera e depurata, vaghi in pasta vitrea e ambra etc.
CERTALDO
Sono stati selezionati materiali fittili e di bronzo, tutti con funzione votiva, che danno testimonianza in fatto di abbigliamento, acconciature e costumi in un ampio arco cronologico.

Si tratta di un excursus che prende le mosse dai bronzetti maschili stanti, uno dei quali indossa il solo perizoma (ancora di fine VII sec. a.C.) e che si conclude con l’offerente ammantato con patera (coppa per libagioni in mano) ormai di età romana. Tra i due estremi si inseriscono le teste fittili velate maschile e femminile (III sec.a.C.), quest’ultima contraddistinta da una ricca capigliatura con due serie di boccoli disposti ai lati al volto e il bronzetto femminile ellenistico di offerente.

La Provincia di Firenze si è data come obiettivo una valorizzazione ampia ed uniforme dei luoghi e dei circuiti museali che operano nel suo territorio grazie all’impegno delle Istituzioni e realtà locali.

Molti sono i musei archeologici e molti, fra gli altri, quelli che ospitano sezioni archeologiche. Numerosi sono anche gli scavi in corso.
L’occasione presentataci dalla Soprintendenza ai Beni archeologici di Firenze, nell’ambito di una consolidata collaborazione fra i nostri Enti e con le altre Sovrintendenze, di ospitare, coinvolgendo un gran numero di strutture, sezioni della mostra ministeriale “Moda costume bellezza nell’antichità” ci è sembrata preziosa. Attraverso di essa Palazzo Medici Riccardi si colloca una volta di più al centro di una rete di promozione delle risorse locali.
L’iniziativa può sviluppare nuove opportunità per il nostro territorio, ricco di tradizioni, di reperti ed opere di grande valore, sia sotto il profilo archeologico che sotto quello storico-artistico.
Sono 20 le esposizioni che grazie alla ricchezza delle collezioni del Museo archeologico e alla collaborazione dei Comuni, delle Comunità Montane del Mugello e della Montagna fiorentina e del Circondario Empolese-Valdelsa, saranno aperte dal 17 ottobre fino a primavera inoltrata in altrettanti musei disseminati nell’Area fiorentina, nel Mugello, nella Valdisieve, nell’Empolese-Valdelsa, nel Chianti.

La bellezza ed il valore del patrimonio archeologico troverà negli spazi espositivi dei musei una sede appropriata e naturale e costituirà una tappa importante di un percorso di valorizzazione comune fra città e territorio.
ELISABETTA DEL LUNGO - ASSESSORE ALLA CULTURA DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

L’invito formulato dalla Direzione Generale per i Beni Archeologici ad allestire –dopo quella sullo sport- una mostra intorno al tema accattivante ed attuale della moda, del costume della bellezza, rappresenta per la Soprintendenza toscana una nuova occasione per proporre al pubblico una scelta molto ampia di opere, quasi tutte appartenenti alle vastissime collezioni del Museo archeologico fiorentino (ma andrà ricordata almeno la presenza del frontone della località I Fucoli, generosamente concesso in prestito dal Museo civico delle acque di Chianciano Terme).
Seguendo un criterio già sperimentato più volte nel recente passato, si è infatti scelto di illustrare i molteplici aspetti dei temi prescelti con un’esposizione che prende le mosse dall’Egitto faraonico per concludersi con la Tarda Antichità, attraverso le testimonianze della civiltà copta.

Accanto a capolavori universalmente noti (dal vaso François al maggiore dei kouroi Milani da Osimo, dalle hydriai di Meidias dell’omonima tomba di Populonia al sarcofago policromo chiusino di Larthia Seianti) sono stati collocati manufatti assenti dalle sale espositive da moltissimi anni se non del tutto inediti: valga per tutti il caso delle antichità cipriote. Passeggiando per le sale, il visitatore avrà peraltro modo di accorgersi anche di molte altre novità, e di qualche rilettura di pezzi già noti.
Ne è scaturita un’esposizione di estensione non comune, in uno sforzo allestitivo reso possibile dalla concreta e significativa partecipazione della Regione Toscana e dal contributo economico di alcune imprese che hanno in questo modo voluto sottolineare la continuità della tradizione produttiva nel campo del costume e della moda.
Accettando un’innovativa proposta dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Firenze (ed anche in questo caso seguendo la linea-guida della collaborazione fra organismi diversi nella promozione della conoscenza) si è voluto estendere almeno simbolicamente l’evento ad una parte del territorio fiorentino, affidando una serie di opere antiche a diverse sedi espositive facenti parte della rete museale della Provincia, incluse anche talune in cui l’archeologia non è normalmente di casa, a ricordare ancora una volta quanto profonde e ramificate siano le radici antiche della cultura italiana, specie in terra toscana.
ANGELO BOTTINI - SOPRINTENDENTE PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA TOSCANA

Solo una regione come la Toscana, che dispone di un patrimonio unico per ampiezza cronologica, varietà di culture e civiltà, consistenza ed importanza dei beni recuperati, può permettersi una familiarità tale con l’archeologia da organizzare una mostra di approfondimento tanto particolare”.

Così l’assessore regionale alla cultura, Mariella Zoppi, ha espresso la propria soddisfazione per l’allestimento della grande mostra archeologica Moda, costume, bellezza, organizzata da Regione, Provincia di Firenze, Ministero per i beni culturali e Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana in un arco di tempo che va dal 17 ottobre al 30 aprile.
Ventidue poli espositivi diffusi in 19 comuni della provincia fiorentina, un nucleo espositivo principale situato presso il museo archeologico nazionale di Firenze e numerosi zoom tematici sulla moda allestiti temporaneamente, a scaglioni, negli altri siti archeologici dell’area fiorentina, centinaia di reperti di grande valore e studi sull’estetica del passato.

“Moda, costume, bellezza – precisa l’assessore Zoppi - rappresenterà senza dubbio un nuovo e importante capitolo di un progetto che vuol diffondere e fare apprezzare sempre più l’archeologia, facendo leva anche su quella potente molla che Moscati ha definito come ‘scoperta dell’ignoto’, la volontà, cioè, di conoscere quello che ci circonda, in particolare quando si tratta di oggetti capaci di parlare al cuore ed alla mente del presente di chi ci ha preceduto”. La Toscana sta da tempo riservando particolare attenzione all’archeologia: in tutta la regione si trovano quasi un centinaio tra musei e parchi archeologici, esiste una dettagliata guida archeologica di buon livello divulgativo e da tre anni in estate si organizzano Le notti dell’archeologia, manifestazione di grande eco con siti archeologici aperti anche in notturna con ingressi gratuiti o ridotti, che nella scorsa edizione ha visto partecipare circa 20 mila visitatori.
MARIELLA ZOPPI - ASSESSORE ALLA CULTURA DELLA REGIONE TOSCANA

LA MODA NELL’ANTICHITA’
L’eleganza dei Faraoni, impeccabile raffinatezza Veri cultori della forma e della vita di relazione, gli Egizi sono convinti che l’abito faccia il monaco.

Per questo il vestiario è raffinato ed elegante, la cura della persona minuziosa quasi maniacale, i gioielli e gli ornamenti fondamentali. Eppure la foggia degli abiti è estremamente semplice. Tipica, la skenti, una specie di gonna di tela bianca, sostenuta da una cintura. Ma c’è anche la kalasiris, tipica delle donne e in seguito indossata anche dai faraoni. Dritta, formata da un unico taglio di stoffa rettangolare che fascia il corpo, è sostenuta da due bretelle. Completa tutto un largo collare ingioiellato.
Per quanto riguarda la stoffa, trionfa il lino, magari plissettato grazie ad una ripiegatura a fisarmonica della stoffa inumidita poi lasciata seccare sotto pietre pesanti.

Maestri di arte cosmetica, gli egizi inventano perfino il belletto e scoprono le proprietà cosmetiche della polvere di antimonio e di quella di zinco che usano per produrre l’ocra con cui donano un colore dorato alla loro pelle. Le acconciature, famosissime, sono rappresentate dalle grandi parrucche realizzate con pelo di animali o fibre vegetali circondate dall’infula, una benda ricamata e fissata con un ornamento a forma di serpente. E infine, i piedi. Gli Egizi non possono permettersi di trascurarli.

Dedicano loro attenzione estrema infilandoli in calzature con suole sottili fatte di listarelle di cuoio e di foglie di papiro o di palma intrecciate: sono i sandali.
I Greci, astrazione geometrica e giusta proporzione
La vestizione della dea Era
Dapprima con l’ambrosia toglie ogni impurità dal corpo.
Poi lo unge con un balsamo soave fatto apposta per lei; quindi cosparge di profumo il suo bel corpo e raccoglie i capelli in riccioli lucenti, che pendono belli dal capo immortale.
Poi indossa l’abito che Atena le ha preparato adornandolo bene, e lo chiude sul petto con un fermaglio d’oro.
Sul petto si cinge con una fascia a cento frange.
Ai lobi forati delle orecchie, mette orecchini con triplice pendente grandi come more, che splendono graziosamente.
Infine copre il capo con un bel velo, luminoso come il sole.
Omero, Iliade, XIV, 170-185
A differenza dell’egizio, ingabbiato da una struttura sociale piramidale e da abiti formalmente prescritti, l’uomo greco è esaltato nella sua individualità dalla seminudità e dall’esercizio fisico.

Fino all’epoca di Alessandro il costume greco sia maschile che femminile rimane relativamente stabile nella sua assoluta semplicità: è composto da rettangoli di stoffa drappeggiati intorno al corpo, senza alcun ricorso a tecniche di taglio e cucito.
Uomini e donne indossano il kiton, un’ampia e morbida tunica, lunga fino alle ginocchia per gli uomini, fino alle caviglie per le fanciulle, fino ai piedi per le donne sposate, sostenuta da spille e fermagli. Sul kiton gli uomini giovani indossano un corto mantello, di solito fissato su una spalla, noto come clamis.

Le donne invece mettono il peplos, un lungo rettangolo di stoffa sistemato orizzontalmente intorno al torace, passato sotto un braccio, fissato sulle spalle da fibbie e pendente lungo l’altro braccio in pieghe aggraziate.
Già, le pieghe. E’ fra i Greci che l’arte del drappeggio si evolve e raggiunge l’apice della perfezione, in sintonia con gli ideali filosofici e politici che mettono l’uomo al centro del creato. Piacciono i colori. Se sono sgargianti nel periodo arcaico (VII e Vi secolo a.C.), come il viola, il rosso vivo, il giallo, il verde, che brillano ai bordi dei panneggi in ricami che rappresentano figure stilizzate di vegetali, animali o la famosa “greca”, in epoca classica diventano più tenui.

Nel V secolo infatti gli abiti sono in prevalenza bianchi e le decorazioni sono sostituite da motivi geometrici color porpora. E’ nel periodo ellenistico che tornano i colori ma le tonalità tendono più al pastello e trionfano le dorature.
Le acconciature? Uomini e donne portano i capelli lunghi. Le donne li legano con nastri o li acconciano con semplici chignon sulla nuca. Le più abbienti indossano diademi d’oro e pietre preziose. E’ dopo la conquista romana che arrivano i toupet di capelli artificiali.
Pazzi per i gioielli, passione ereditata dai Micenei, i Greci amano collane, diademi, bracciali, fibule.

Sono tutti in oro, spesso ridotto in fili sottilissimi che vengono poi intrecciati. Meno attenti alle scarpe, per molto tempo i Greci non le indossano. Ma quest’uso poi sopravvivrà solo in privato. Perché nel corso dei secoli le calzature – è il caso di dirlo - prendono piede e si fanno sempre più eleganti e raffinate. Sono in prevalenza calzari in cuoio, in stoffa o in pelle conciata, talvolta arricchite da fibule metalliche.
Etruschi, ovvero la modernità
Influenzati dalle popolazioni orientali e dell’area cretese-micena, gli Etruschi indossano abiti tagliati e cuciti seguendo linee del corpo.

Il gusto del colore, della linea, della stilizzazione e del movimento sono caratteri peculiari del costume di questo popolo.
Oltre alla tunica, gli uomini indossano un ampio mantello rettangolare, ricamato e bordato, detto tebenna, che avvolge tutta la persona, lasciando liberi solo la spalla e il braccio destro. Ci sono tebenne color amaranto, turchesi e in tutta le gamma dell’ocra. Il lucumone, il re, indossa un mantello quadrato, bordato e ornato da fiocchi agli angoli con un’apertura per la testa riccamente ricamata.

Sorprendentemente moderno l’abito femminile: un vestito lungo aderente, senza cintura con le maniche lunghe fino ai gomiti, talvolta con una scollatura sulla schiena e dotato di un cappuccio. Può essere anche in due pezzi, formato da una gonna lunga, aderente o vaporosa, e una specie di bolero, entrambi fittamente ricamati con motivi geometrici. I tessuti più usati sono la lana e il cotone, mentre il feltro viene impiegato per le calzature e i copricapo, conici e ripiegati. Fino al V secolo, periodo in cui entrano in contatto con i Greci, gli Etruschi non usano sandali ma una calzatura di origine orientale, uno stivale alto chiuso da lacci che lascia scoperte le dita dei piedi.

In una civiltà dove le tecniche di fusione e lavorazione dei metalli sono notevolmente sviluppate, non possono mancare i gioielli. L’elemento base della gioielleria etrusca è la lamina d’oro che viene lavorata con le tecniche della granulazione o della filigrana. L’oro viene spesso abbinato all’ambra per realizzare splendidi monili caratterizzati da disegni raffinati.
Romani, l’esaltazione della dignitas
Semplicità, sobrietà, dignità: sono le caratteristiche del civis romanus togatus.

La toga è l’elemento per eccellenza del cittadino romano. Indossarla direttamente sul corpo nudo sta a testimoniare una condotta di vita spartana e degna. Larga due metri lunga circa sei, la toga è concepita per essere avvolta abbondantemente attorno alla persona, coprendo il braccio sinistro e lasciando libero il destro. Abito dei senatori e degli oratori, il drappeggio e le pieghe della toga sono attentamente studiati e preparati perché sono espressione di uno stile individuale. Esistono vari tipi di toga: la pura o virilis è la toga classica, di lana grezza o liscia.

La toga candida è indossata dagli aspiranti a cariche senatoriali (da qui la parola candidati) ed è bianchissima. La praetexta, bianca e orlata di porpora, è indossata dai sacerdoti e dai magistrati. La toga picta, in porpora e riccamente decorata in oro, viene concessa a consoli e capitani vittoriosi. Il laticlavio, guarnito da due strisce di porpora parallele, è indossato da senatori e cavalieri.
In casa l’abbigliamento è semplice e identico per uomini e donne. Consiste in una tunica semplice chiamata indumenta, stretta in vita da una cintura.

Poi ci sono le brache, vere e proprie comodità importate dai barbari dell’Europa del Nord e dall’Oriente. I Romani le vedono per la prima volta durante le guerre galliche, scoprendo quanto siano pratiche per cavalcare e combattere, cominciano a indossarle sempre più di frequente. Alla fine del I secolo d.C. le brache sono usate da tutti i soldati romani. Le donne indossano direttamente sul corpo nudo una tunica in lino o in lana, ampia e con le maniche corte. In pubblico mettono anche una cintura, a meno che non siano in stato di gravidanza.

I colori delle tuniche variano dal viola all’azzurro al giallo al verde. Fuori casa, sulla tunica, si sovrappone una stola lunga fino ai piedi e senza maniche fissata lungo le braccia da cammei e sostenuta in vita da fasce e cordoni. Sulla stola, la palla, mantello rettangolare che viene avvolto intorno al corpo come la toga maschile.
Solo dopo sposate, le donne possono acconciare e adornare i capelli. Così, mentre le ragazze li portano sciolti o annodati o fermati semplicemente con nastri, forcine, spilloni in osso, tartaruga e legno, le matrone non esitano a sperimentare ogni tipo di acconciatura immaginabile.

Arricciano i capelli col ferro caldo, aumentano il volume della capigliatura con trecce e posticci, si sbizzarriscono in acconciature vistose spesso sostenute da complesse architetture in bambù o metallo che possono raggiungere anche i venti centimetri di altezza. Una moda che si diffonde soprattutto in età imperiale, periodo che vede diffondersi anche l’uso smodato dei cosmetici: il minio per tingere le labbra e ravvivare la carnagione, il belletto bianco, il nero e il blu per truccare il contorno degli occhi e le ciglia.

Stessa passione per i gioielli. Il contatto con l’Oriente fa conoscere il piacere dell’ornamento. In periodo imperiale gli orecchini, le collane, i braccialetti e gli anelli divengono una necessità imprescindibile sia per uomini che per le donne. Queste amano imprigionare i capelli in reticelle da cui pendono monili di ogni genere realizzati con metalli e pietre preziose. Per quanto riguarda le calzature, troviamo le semplice solae trattenute da lacci, le caligae che coprono il tallone, usate fuori casa, i calcei, da indossare sotto la toga.

I sandali sono invece una calzatura tipicamente femminile.

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