La scuola delle mogli si delineò fin dal suo primo apparire, il 26 dicembre 1662, come il più grande successo della carriera di Molière. Tutta Parigi accorse a vederla; secondo i cronisti del tempo, il re Luigi XIV "non riusciva più a tenersi dal ridere". La commedia suscitò scandalo e attirò ira e invidia sul suo autore; fu accusata di essere volgare, oscena, immorale. In verità, l'accusa di trivialità e la rivolta dei benpensanti erano ispirati da più prosaiche ragioni di concorrenza fra rivali: la felice creazione di una commedia insieme seria e comica andava infatti a cozzare contro gli interessi dei sostenitori della superiorità della tragedia, fino ad allora indiscussa protagonista delle scene parigine.
La scuola delle mogli ruota intorno a un'ossessione, un'idea fissa: il tradimento.
E pare che il matrimonio che Molière contrasse nel 1662 con Armande Béjart, più giovane di ventitré anni, possa essere considerato la vera ‘fonte’ privata dalla quale la commedia ha avuto origine. Da questo probabile e mai confessato spunto, Molière seppe dar vita a personaggi e sentimenti universali e fece del protagonista Arnolfo, uomo così possessivo e geloso da allevare nell'ignoranza del mondo la sua futura giovane moglie, sperando così di preservarsi dal tradimento, uno dei caratteri più straordinari della storia del teatro.
A dirigere questo nuovo allestimento della Compagnia del Teatro Carcano che vede Giulio Bosetti vestire i panni di Arnolfo, è stato chiamato Jacques Lassalle, prestigioso regista francese, già direttore del Teatro Nazionale di Strasburgo e amministratore generale della Comedie Française. Lo spettacolo si avvale di una nuova traduzione commissionata per l'occasione a Giovanni Raboni.