FIRENZE- Un protocollo d'intesa fra gli attuali soci pubblici e i nuovi soci pubblici della Centrale del Latte di Firenze per avviare il processo di ricapitalizzazione dell'azienda. E' questa la proposta della Regione, espressa dall'assessore all'agricoltura Tito Barbini che è intervenuto ieri in giunta sull'argomento. "Il processo di ricapitalizzazione dell'azienda - ha spiegato Barbini - potrà avvenire auspicabilmente all'interno di un percorso di cessione. Nel caso non vi fossero gli elementi per realizzare in tempi brevi la cessione, si potrà comunque procedere all'aumento del capitale aperto ai soci pubblici".
I nuovi soci pubblici, com'è noto, dovrebbero essere la Comunità montana del Mugello, la Camera di commercio e la Provincia di Firenze.
"Questa volontà - prosegue l'assessore Barbini - dovrà essere manifestata fin da subito, in modo da permettere all'advisor che effettuerà la procedura esplorativa di mettere sul tavolo la disponibilità di risorse pubbliche, con l'obiettivo di riformulare una offerta legata ad un nuovo business plan finanziario, che tenga conto delle novità che si sono verificate negli ultimi giorni".
Nella sua comunicazione l'assessore Barbini ha ribadito che la vendita dell'azienda resta l'obiettivo da perseguire. L'assessore ha quindi ricordato le garanzie che dovranno essere parte integrante della nuova procedura di vendita: impegno, da parte del socio privato aggiudicatario, per la costruzione di un nuovo stabilimento di lavorazione del latte e della panna a Novoli; mantenimento dei livelli occupazionali; mantenimento, per almeno cinque anni, dei marchi commerciali di proprietà della centrale; obbligo di prelievo dalle stalle toscane di almeno 35 milion di litri di latte all'anno alle condizioni di mercato; rispetto dei vincoli derivanti dal contratto sottoscritto da Comune di Firenze e Centrale del Latte con Tav.
In accordo con i Comuni che cedono la propria quota, è stato a suo tempo stabilito che i nuovi soci possono rappresentare il 10% del capitale che, con il mantenimento di una pari quota da parte degli enti proprietari, avrebbe assicurato una presenza pubblica nella società, allargandone la partecipazione anche a nuovi soggetti pubblici e definendo, insieme a loro, forme, modalità e tempi di tale operazione.
“Bisogna guardare con attenzione alle modalità attuative del processo di privatizzazione della Mukki Latte, viste le possibili ricadute sulla zootecnia toscana.
Obbiettivo fondamentale è garantire la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio aziendale, ma anche la continuità dei legami con l’agricoltura toscana. E questo vuol dire, mantenere sia i livelli occupazionali che rafforzare le strategie imperniate sulla qualità del marchio.” Il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, risponde così alle preoccupazioni sollevategli, durante un incontro ieri a Palazzo Panciatichi, da una delegazione di rappresentanti dei produttori del latte che per sensibilizzare sulla questione hanno offerto a Palazzo Panciatichi assaggi di prodotti caseari tipici locali.
“Se privatizzazione della Mukki Latte deve essere, lo sia, tenendo conto degli interessi degli allevatori e della produzione e con l’attuazione di un azionariato diffuso”. Con queste parole Giuseppe Pietracito, produttore del latte del Mugello, ha espresso le perplessità degli allevatori che non si sentono più garantiti da quel piano industriale (presente a gara aperta) che obbligava l’acquirente a rendere concreti gli impegni presi verso il mantenimento dell’occupazione e verso il ritiro del prodotto locale.