Le procedure amministrative per il rilascio delle autorizzazioni per il vincolo idrogeologico saranno più snelle. Le competenze fino ad oggi esercitate dalle Province in materia esclusiva saranno esercitate anche dalle Comunità montane, quando tali competenze sono legate alla forestazione ed alla coltivazione agraria, e dal Comune, quando invece sono legate ad opere disciplinate da normative urbanistiche. E’ questo uno degli effetti più rilevanti della modifica alla legge forestale della Toscana, approvata dal Consiglio regionale.
La Provincia conserverà tutte le sue competenze in materia di regolamentazione e programmazione, ma dovrà lavorare in raccordo con le Comunità montane competenti per territorio. Cambia anche il sistema delle sanzioni. All’interno dei tagli colturali, che costituiscono l’attività ordinaria di silvicoltura, viene infatti introdotto il principio delle ‘modifiche sostanziali’ nell’esecuzione degli stessi, cioè quelle violazioni che cambiano le forme di trattamento e di governo dei boschi utilizzati.
L’entità della sanzione viene così proporzionata all’entità della violazione. Sono state introdotte anche alcune esenzioni all’obbligo di redarre un piano dei tagli. Con l’occasione il Consiglio regionale ha adeguato la propria normativa contro gli incendi boschivi alla legge quadro nazionale. Tra l’altro viene istituita la Sala operativa unificata permanente, che garantirà il collegamento con le strutture statali. “Il settore delle foreste in Toscana riguarda il 4,6 % della forza lavoro e il 10% del Pil, contro medie nazionali del 2,7 e del 4,6% - ha ricordato Ilio Pasqui (Ds) – nella nostra regione si registra il più alto indice di boscosità a livello europeo”.
“Oggi ci dotiamo di uno strumento valido e all’altezza della situazione – ha proseguito – in grado di garantirci un’attività amministrativa snella ed efficace e di salvaguardare il sistema delle foreste”. Molto soddisfatto anche Gianluca Parrini (Margherita), secondo il quale queste modifiche ristabiliscono un’importante equilibrio tra la tutela ambientale e le esigenze delle attività forestali, sburocratizzando la normativa e rimuovendo i vincoli troppo pressanti. Dai banchi del centro-destra, un’astensione “costruttiva” - così l’ha definita Fabio Pacini (An) – che vuole essere un apprezzamento per il lavoro svolto dalle commissioni Affari istituzionali, Agricoltura e Territorio e ambiente, verso il riordino delle competenze, ma esprime anche dei dubbi sull’“impalcatura ideologica” che ancora si legge tra le righe della legge.
“Bisogna capire che la difesa dell’ambiente passa anche attraverso la gestione razionale delle risorse”, ha aggiunto Franco Banchi (Cdu), mentre per Lorenzo Zirri, capogruppo di Forza Italia, diversi aspetti della legge potrebbero essere ancora migliorati. Fabio Roggiolani (Verdi, presidente della commissione Agricoltura) ci ha tenuto a precisare che lo spirito della legge forestale toscana era e rimane valido, perché il bosco è un bene pubblico e sta a tutti gli utilizzatori riconoscerlo e rispettarlo.
Anche per il presidente della commissione Territorio e ambiente, Sirio Bussolotti (Ds), le limitazioni che rimangono in vigore vogliono valorizzare il patrimonio boschivo della Toscana, vitale sia dal punto di vista ambientale che economico. Un apprezzamento ed un ringraziamento per il lavoro svolto, infine, è arrivato dall’assessore Tito Barbini. Insieme alle modifiche normative, il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno, proposto da Gianluca Parrini e Francesco Pifferi (Margherita), che dà mandato alla Giunta di aggiornare periodicamente l’allegato A della legge, vale a dire l’elenco degli arbusti considerati assimilabili a bosco e quindi soggetti al procedimento di autorizzazione previsto per gli interventi sul patrimonio forestale.
La Comunità Montana del Mugello e l’Uncem della Toscana prendono posizione contro una recente deliberazione della giunta regionale che individua un nuovo sistema di priorità per l’agricoltura biologica, chiedendone la modifica.
Il provvedimento compromette di fatto l’attuazione della programmazione del Piano locale di sviluppo rurale della Comunità Montana che assicurava specifiche misure a favore dell’incentivazione dell’agricoltura biologica, misure determinate dopo un’ampia consultazione con le organizzazioni di categoria, le associazioni dei produttori, i Comuni e la Conferenza dei sindaci. Da tempo il Mugello ha puntato sul biologico, con successo. E per il territorio l’incremento e la diffusione di questo settore di produzione agricola rappresenta un marchio di qualità.
E’ per questo motivo che la Comunità Montana ha da tempo previsto nei propri Piani di sviluppo rurale specifici interventi, misure e condizioni per le categorie e le aziende agricole locali che si convertono al “bio” ma non a scapito dell’agricoltura convenzionale.
La recente deliberazione della giunta della Regione Toscana ha in parte ridimensionato i criteri per i Piani locali di Sviluppo rurale per garantire l’attivazione equilibrata di tutte le azioni previste dal Piano di sviluppo rurale regionale.
Secondo la Comunità Montana l’atto della giunta regionale, oltre a causare una dispersione di risorse limitate e disorientamento e difficoltà per le aziende che hanno già attuato gli indirizzi per l’agricoltura mugellana, è ingiustificato, poiché nel Piano locale di sviluppo rurale sono considerati comunque casi e agevolazioni specifiche, e soprattutto interferisce con le linee di sviluppo per il territorio adottate inficiando «l’autonomia e la validità della programmazione locale».
Per l’ente montano mugellano la Regione Toscana deve quindi riconoscere le specificità di un territorio senza dettare criteri rigidi e prefissati con parametri vincolanti ma riservando una maggior possibilità d’intervento. Di qui la richiesta di modificare la deliberazione di giunta e di consentire comunque l’applicazione delle condizioni regionali solo in via facoltativa. Analoga posizione è stata assunta dall’Uncem (Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani) Toscana che lamenta una mancata consultazione e gravi conseguenze se la delibera regionale non fosse modificata, in particolare per tutte le aree montane della Regione.