Firenze ospiti una conferenza internazionale sugli usi medici della canapa indiana e dei suoi derivati. La richiesta contenuta in una mozione presentata dai consiglieri di Rifondazione Comunista Enrico Falqui e Monica Sgherri e dal consigliere di Forza Italia Raimondo Portanova ed approvata dal Consiglio comunale. L'obiettivo è quello «di migliorare i rapporti di conoscenza tra le diverse sperimentazioni scientifiche esistenti a livello internazionale e di informare l'opinione pubblica sui potenziali vantaggi derivanti da un uso terapeutico della cannabis».
La mozione chiede poi che «la Regione Toscana si faccia promotrice, nell'ambito della conferenza Stato-Regioni, di un'iniziativa di censimento della domanda potenzialmente esistente per gli usi medici della canapa indiana e dei suoi derivati» e che «Governo e Parlamento regolamentino per quanto oggi scientificamente acclarato, l'uso medico della cannabis». Il documento sottolinea, ad esempio, che «i farmaci utilizzati nella cura dell'Aids presentano frequentemente tra gli effetti collaterali un forte senso di nausea che determina un aumentato rischio di inedia per i malati» e che «gli effetti collaterali della canapa indiana e dei suoi derivati risultano essere, sulla base delle ricerche, poco rilevanti nel periodo immediatamente successivo all'assunzione e scarsamente dimostrati nel lungo periodo».
«Nel 1999 - si legge nella mozione - una commissione composta da dieci accademici esperti in sostanze psicoattive, incaricata dal Ministero della Sanità francese e presieduta da Bernard Pierre Roques, ha riconosciuto in modo scientificamente inoppugnabile che la canapa indiana è meno dannosa per la salute umana di tabacco e alcool. Durante il XIII congresso della società italiana per lo studio dell'arteriosclerosi, tenutosi a Milano tre anni fa, è emersa la tesi di un possibile utilizzo della canapa indiana per contribuire alla prevenzione dell'arteriosclerosi.
Autorevoli riviste scientifiche internazionali riferiscono poi su numerosi casi clinici di epilessia ed emicrania che hanno beneficiato dell'utilizzo dei derivati della canapa indiana».