FIRENZE- Un professionista dei disastri, dislocato sul territorio e capace di prendere con tempestività qualsiasi decisione serva: sull’esempio un po’ di quanto accade da alcuni anni nella struttura federale americana di protezione civile. La Regione formerà nei prossimi due mesi – tra i dipendenti di comuni, province, comunità montane e della stessa Regione - 60 “disaster manager”: una task force preparata a fornire tutte le risposte tecniche ed amministrative da attivare in caso di catastrofi naturali o causate dall’uomo, ma in grado di lavorare anche sulla prevenzione.
“Con il trasferimento delle deleghe e le riforme che in questi anni si sono succedute – commenta l’assessore al personale e all’organizzazione, Carla Guidi - la protezione civile compete oramai per pianificazione dell’emergenza e gestione degli interventi urgenti alle Province. Come Regione non volevamo però abbandonare a loro stessi, in questa fase di transizione, gli enti locali ed abbiamo avviato un percorso formativo. I benefici maggiori li avranno le Province, ma anche a livello comunale il ‘distaster manager’ sarà importante: potrà fornire consulenze ed assistenza al sindaco, coordinerà le risorse materiali ed umane”.
“Le nuove opportunità offerte dalla riforma costituzionale e la disciplina statale a volte equivoca - aggiunge l’assessore all’ambiente, Tommaso Franci - rendono improcrastinabile un intervento legislativo regionale.
Una nuova legge, che dovrà anzitutto prevedere meccanismi finanziari adeguati, figura già nell’agenda degli impegni per il prossimo anno”. Il corso per esperti del rischio e di catastrofi – 166 mila euro, 18 mila messi dalla Regione - è stato cofinanziato dal Fondo sociale europeo e sarà tenuto dalla società Prior Event di Serravezza, in provincia di Lucca, la quale si è aggiudicata il bando. Dei 60 partecipanti, otto sono dipendenti regionali. Un po’ tutta la Toscana è rappresentata: dall’Elba alla Garfagnana, da Grosseto al Chianti ed il Mugello.
Le lezioni si articoleranno in quaranta giornate, fino ad ottobre, per 280 ore complessive: si svolgeranno nelle aule di formazione del Museo Pecci di Prato e procederanno in due sessioni parallele, ambedue iniziate ai primi di maggio. I docenti vantano tutti esperienze dirette di protezione civile. I futuri disaster manager avranno una preparazione multidisciplinare. Dovranno approfondire la conoscenza di ogni tipo di rischio, in particolare tra quelli presenti in Toscana. Dovranno imparare a mettere in atto metodologie operative diversificate.
Studieranno, tra le tante materie, diritto amministrativo e meteorologia, medicina della catastrofi e organizzazione logistica di massa, idropluviometria e sociologia delle catastrofi. Ma dovranno anche imparare a redarre piani comunali di emergenza e fare attività di formazione nelle scuole e tra la popolazione, perché è attraverso anche i comportamenti di ogni giorno che si possono ridurre i rischi futuri. Sono previste pure 50 ore di stage operativi.
Il ‘disaster manager’ garantirà tempestività negli interventi, che in caso di catastrofi è sicuramente un fattore determinante.
Ma la Regione è già impegnata anche sul fronte della prevenzione.
Frane e alluvioni
La Toscana considera il suolo una risorsa essenziale. Nel 1999 ha stretto con lo Stato un accordo per programmare e realizzare molti interventi. Negli ultimi sei anni sono stati finanziati progetti per oltre 700 milioni di euro. Ma solo per garantire la sicurezza dell’Arno – primo bacino nazionale a disporre di un piano organico e completo di interventi – ci vorrebbero investimenti per quasi 1500 milioni di euro.
Sono state prese misure urgenti per prevenire il rischio idrogeologico (frane e bacini dei fiumi) a cui sono interessati 186 comuni in tutta la regione.
Eventi sismici
La Toscana studia da anni il pericolo dei terremoti. Gli eventi sismici ancora non possono essere previsti. La Regione ha comunque predisposto, attraverso una fitta rete di postazioni, una mappa del “rischio sismico”. Sono 182 su 287 i comuni della Toscana dove più alta è la possibilità che si verifichino terremoti: il 60 per cento del territorio, l’80 per cento della popolazione, il 70 per cento delle attività produttive, l’80 per cento degli edifici.
Prevenire gli eventi sismici significa comunque anbche consolidare e costruire diversamente scuole, ospedali, municipi e case. La Toscana lo fa da anni, soprattutto nelle zone più colpite dai terremoti come la Lunigiana, la Garfagnana, il Mugello, la Valtiberina e il Monte Amiata. La Toscana è stata inoltre la prima regione italiana ad utilizzare finanziamenti prima e non solo dopo un terremoto. Del resto un solo euro speso in prevenzione ne fa risparmiare otto spesi per la riparazione dei danni: parola di esperti.
Senza considerare le vite umane, i feriti e i disagi.
Centrali operative
La Regione ha stanziato 3 milioni e mezzo di euro per costruire od attrezzare sale operative provinciali e centri operativi intercomunali. “Il corso per disaster manager – annota l’assessore alla protezione civile della Toscana, Tommaso Franci – rientra chiaramente in un piano integrato e non si tratta di un intervento occasionale, giacchè è evidente che senza personale qualificato queste sale operative sarebbero state ben poco efficaci”.