"Così celesti, così terreni" è il titolo della mostra che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato promuove per riportare alla luce gran parte delle opere del cinque - seicento delle collezioni del museo civico. Insieme agli assessorati alla Cultura e al Turismo della Provincia e al Comune di Poggio a Caiano si intende realizzare un evento unico: ridare vita al museo civico (chiuso per lavori di consolidamento e ristrutturazione) attraverso le sue opere, che verranno esposte in due sedi distinte, alle Scuderie medicee di Poggio a Caiano e nelle Antiche Stanze di Santa Caterina a Prato.
Dalla maniera alla controriforma è il tema che viene affrontato attraverso le opere del Cinquecento in mostra a Poggio a Caiano, mentre in S. Caterina si cerca di evidenziare il Seicento nel percorso dal naturalismo al barocco. La mostra, oltre ad indagare le complesse tematiche artistiche presenti sul territorio fra il Cinquecento e il Seicento, presenta alcune significative interpretazioni del Cinquecento pratese, tra cui si ricorda il tema dell'Assunta nella variante locale della Consegna della Cintola.
Le opere dei pittori fiorentini, che rappresentano la cultura dominante e le opere dei pittori locali, che imitano i moduli stilistici della scuola riformata fiorentina, formano il nucleo centrale della mostra, che si deve intendere come momento di riflessione sulla cultura pratese nel suo rapporto col territorio al tempo dei Medici.
Per il Cinquecento saranno visibili, tra le altre, opere di Michele di Ridolfo, Francesco Brina, il Poppi e il Passignano; per il Seicento opere Giovan Pietro Naldini, Giovanni Bilivert, Orazio Fidani, Mario Balassi e Battistello Caracciolo.
In concomitanza alla mostra “Così celesti, così terreni”.
Un secolo di pittura 1550-1650 nei dipinti del Museo Civico di Prato, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Prato, in collaborazione con Provincia di Prato e Comune di Poggio a Caiano il Museo del Tessuto
porta all’attenzione del pubblico una selezione di reperti tessili realizzati nello stesso ambito cronologico dei dipinti esposti.
Si tratta di circa 30 frammenti di tessuti serici espressamente restaurati per l’evento, selezionati per offrire un quadro della pregevole produzione tessile italiana dei secoli XVI e XVII, che aveva in Firenze, Venezia e Genova i più importanti centri propulsivi di questa fiorente attività.
Damaschi, velluti ed altre tipologie di tessuti operati – soprattutto di manifattura fiorentina - mostrano l’evoluzione dei motivi decorativi e delle tecniche di realizzazione di un prodotto di lusso destinato alla confezione di abiti e all’arredamento delle opulente corti d’Italia e d’Europa, così come alla realizzazione di paramenti ed arredi per uso sacro. Proprio riguardo al ruolo dei tessili nell’apparato liturgico, è interessante notare come alcuni dei tessuti mostrino in modo evidente la ricezione dei dettami della Controriforma, che raccomandava l’impiego di tessuti particolarmente sontuosi.
Accanto ai tessuti antichi, il Museo del Tessuto rinnova l’esposizione della Sezione Contemporanea, attraverso una scelta di tessuti prodotti nel distretto tessile pratese, la cui
progettazione riflette, attraverso re-interpretazioni libere, il linguaggio ornamentale dei tessuti operati antichi.
Si tratta di 28 campioni nei quali la decorazione è realizzata impiegando materiali di diversa composizione (seta, ma anche nylon, viscosa, lino, lana ecc.) e filati di diversa grandezza, nei quali la decorazione è ottenuta mediante l’impiego di tecnologie innovative.
Agli effetti ottenuti attraverso gli intrecci si affiancano quindi lavorazioni all’avanguardia, come quella del ricamo industriale o quella dei diversi sistemi di stampa (a pigmento, a transfer, devorè, etc.).
La combinazione di particolari armature e finissaggi dà origine a tessuti nei quali il disegno assume un rilievo ed effetti di chiaro/scuro del tutto innovativi.
SEZIONE ANTICA
Il Cinquecento e il Seicento rappresentano secoli nei quali le produzioni tessili italiane raggiungono un altissimo livello qualitativo, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico che quello creativo.
Le città che presentano un notevole sviluppo dell’industria serica sono Firenze e Venezia, centri già affermati dal periodo medievale, cui si aggiunge, nel XVII secolo, Genova favorita dai contatti con la vicina Spagna. In questi due secoli la produzione tessile serica costituisce una delle principali risorse delle economie cittadine, causa spesso di rivalità per ottenere un primato che è fonte di prestigio e di vanto per la comunità. Il tessuto serico, considerato un bene di lusso, riguarda un mercato piuttosto elitario che copre le esigenze delle classi nobiliare, mercantile ed ecclesiastica.
Per garantire un alto livello produttivo, la corporazione dell’Arte della Seta presente in ciascuna delle città interessate da questa produzione, emana numerosi bandi e normative volti a imporre uno standard qualitativo cui gli artigiani e i setaioli sono obbligati a conformarsi a costo di pene severissime, soprattutto nel caso dell’emigrazione di maestranze specializzate. Le città, quindi, sviluppano in questo settore una politica protezionistica mirata alla tutela del prodotto, allo sviluppo e alla sua diffusione nel mercato interno ed estero.
Inoltre viene favorita l’immigrazione di maestranze specializzate capaci di apportare nuove competenze tecniche nella realizzazione delle stoffe di pregio. I fruitori di questi beni di lusso sono tutelati dalle cosiddette “leggi suntuarie” che hanno lo scopo di limitare lo sfarzo nelle classi meno abbienti al fine di salvaguardare i privilegi delle classi al potere. La maggiore parte della produzione di tessuti serici, quindi, appare destinata alla confezione di capi d’abbigliamento particolarmente sontuosi oggetto d’imitazione da parte di coloro che frequentano le principali corti del rinascimento.
L’uso di queste stoffe si estende anche al settore dell’arredamento per la realizzazione di sontuosi apparati, per il rivestimento di mobili, per “cortinaggi” e in occasione dell’allestimento di feste e spettacoli teatrali. Nel periodo della Controriforma, la Chiesa incoraggia l’impiego di stoffe particolarmente sontuose, caratterizzate da strutture decorative che mettono in risalto i simboli delle fede cristiana e da tipologie tessili con fondo in oro ed argento (i cosiddetti “drappi vellutati”) indicate per la liturgia solenne, come lo stesso cardinale Carlo Borromeo suggerisce: ”…vestimenta, vel inaurata, vel auro, argento intecta” (Instructionum fabricae et supellectilis ecclesiasticae, 1577).
Una parte della produzione, in questi secoli, viene riservata al mercato estero e venduta alle fiere di Lione, di Francoforte, delle Fiandre, dell’Inghilterra e della Spagna.
Non manca, specialmente nell’ambito dell’Arte della seta a Firenze, una politica economica volta ad incrementare la produzione interna di seta, in gran parte importata dall’Italia meridionale (Sicilia e Calabria) o dalla Spagna. I Granduchi di Firenze, in modo particolare Ferdinando I, emanano numerosi decreti per stimolare e sviluppare in maniera capillare la “gelsibachicoltura” (coltivazione delle piante di gelso e allevamento dei bachi da seta) al fine di soddisfare le esigenze della produzione interna e, allo stesso tempo, per limitare la costosa importazione del filato.
Nel corso del XVII secolo la crisi generale che investe i mercati europei, causata dalle guerre e dalle carestie, incide profondamente sullo sviluppo della produzione tessile italiana. Alcune città, come Genova ad esempio, beneficiano dei buoni rapporti con la Spagna allora detentrice di un enorme potere economico e politico. Firenze e Venezia continuano la loro attività nella produzione di stoffe leggere come taffetas, ermisini, rasi oppure tessuti operati con motivi di piccolo formato, destinati alla confezione di capi d’abbigliamento e di grande e medio formato per un uso legato all’arredamento o alla confezione di paramenti liturgici.
Nella seconda metà del Seicento, la concorrenza del mercato francese, che propone tessuti superiori per tecnica e disegno, spinge le manifatture italiane ad investire in prodotti non sottoposti al cambiamento del gusto ma di buona qualità. La corporazione dell’Arte della Seta, in questo periodo, incoraggia la produzione locale e allo stesso tempo tenta di arginare l’importazione di tessuti dall’estero anche attraverso sanzioni che ne limitano l’acquisto al solo uso personale.
NUOVE SOLUZIONI DECORATIVE NEL TESSUTO CONTEMPORANEO
Nella società contemporanea, il tessuto assume caratteristiche estetiche diverse in relazione alle richieste della moda, ed è proprio per le continue sollecitazioni di novità che provengono da questo settore che l’industria tessile è obbligata a sperimentare nuove tecniche di decoro nel momento della progettazione.
Chi ama il tessile sa che i motivi ornamentali che caratterizzano i tessuti antichi possono essere ottenuti sia con tecniche di fabbricazione a telaio che utilizzano - per ogni effetto - intrecci diversi, sia attraverso il ricamo su una superficie liscia.
La tessitura moderna ripropone i due metodi completamente re-inventati, e a questi aggiunge innovativi sistemi di tessitura e di stampa che trasformano totalmente la superficie del tessuto.
Il tessuto di tradizione Jacquard viene attualmente realizzato combinando materiali di diversa composizione (seta, nylon, viscosa, lino, lana ecc.) e di diversa grossezza su intrecci studiati al fine di valorizzare le diverse tipologie di filato: l’utilizzazione del ricamo industriale si avvale di disegni, la cui composizione grafica è riprodotta con i punti antichi del ricamo.
Contemporaneamente la scelta decorativa può indirizzarsi tra i vari sistemi di stampa: a pigmento, a transfer, a devorè e a laser.
Nascono quindi tessuti mossi, ondulati, traforati e grinzati in cui il disegno assume un rilievo innovativo, valorizzato da effetti di chiaro/scuro che sono maggiormente evidenziati da lavorazioni di finissaggio, di tessitura e di stampa sperimentale.
Questa continua “rivoluzione” che caratterizza il settore rivolto alla decorazione, non esclude tutta quella parte di ricerca mirata a variare le caratteristiche tecnologiche del tessuto, al fine di assicurare una “mano” che di volta in volta, può essere morbida, scivolosa o scattante.
La richiesta del mercato di prodotti sempre più leggeri, ma nello stesso tempo voluminosi, porta l’industria tessile del tessuto ad utilizzare filati sempre più fini per la costruzione di tessuti a più strati, strati tessuti insieme o da un ricamo industriale o da un sistema d’alternamento che lega il tessuto con effetti tubolari, dove l’aria - penetrando all’interno - sviluppa un aumento di volume che rende il tessuto “arioso”.