Si è aperta oggi al pubblico al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato la terza di una serie composta da quattro esposizioni sul tema dell'Arte in Toscana dal 1945 al 2000, volte a delineare un primo bilancio critico sulla seconda metà del XX secolo. All'interno di tre periodizzazioni (1945-1967; 1968-1989; 1990-2000), corrispondenti alle sezioni di Firenze, Pistoia e Prato, trovano spazio articolazioni tematiche, profili di protagonisti, documentazioni di eventi, performances, poetiche multimediali.
A queste si aggiungono sezioni dedicate all'opera dei grandi artisti stranieri, che hanno operato in Toscana (1945-2000), presentata nella Fattoria di Celle, e al collezionismo del contemporaneo in Toscana, presentata ieri appunto al Centro Pecci di Prato.
La mostra pratese presenta 120 opere provenienti da 35 collezioni pubbliche e private toscane, capolavori creti da 70 fgra i maggiori artisti del XX secolo, da Balla a Burri, da Chagall e De Chirico a Fontana, da Klee, Klimt, Magritte, Moradi e Savinio a Schifano e Warhol.
Ed oltre alla soprendente ricchezza del collezionismo toscano, l’esposizione documenta in particolare la vitalità della scena pratese che fa la parte del leone con 1 opera su 3 tra quelle prestate al Pecci. La segue distaccata Firenze, capitale dell’arte ma non contemporanea, con un’opera su 4. Poi Grosseto e Lucca (1/8), Pistoia (1/10), Siena (1/20), Arezzo e Livorno (1/60), mentre non documentata è la presenza di Massa e Pisa.
La mostra dedicata all'arte contemporanea in Toscana e promossa dagli Enti aderenti al Sistema Metropolitano di Arte Contemporanea di cui fanno parte il Comune di Prato e il Museo Pecci, Pistoia, Celle e Firenze, racconta gli anni della rinascita dopo la Seconda Guerra Mondiale fino ai nostri giorni illustrando le nuove tendenze sperimentali.
Si propone di delineare un primo bilancio critico della seconda metà del ventesimo secolo, analizzando i fatti salienti che hanno qualificato l'arte in Toscana e, parallelamente, suggerendo utili confronti con gli altri principali centri italiani.
L’Italia, malgrado la sua mancanza, tuttora non risolta, di istituzioni paragonabili a quelle presenti in altri paesi, vive spesso la località in modo paradossale. Paese di città contraddistinte da tradizioni molto vive è ancora lontano dall’attuazione completa della propria dimensione nazionale.
Eppure è grande lo stupore per l’intelligenza e la ricchezza inaspettata del collezionismo privato. Gli enti pubblici non possono più limitarsi a proporre mostre sulle opere dei grandi artisti del Rinascimento (certo con un sicuro ritorno immediato). Bisogna andare oltre per valorizzare e promuovere tutte le forme di espressività del contemporaneo.