L’origine del Giglio di Firenze non è più un mistero. A svelarla Stefano Guelfi Camaiani e Sergio Raveggi, gli autori de “Il Giglio di Firenze”, curato da Luca Giannelli, edito da Scramasax e presentato questa mattina in Palazzo Vecchio dal Presidente del Consiglio comunale Alberto Brasca. Questo simbolo, secondo Camaiani e Raveggi, fu scelto nella seconda metà del XII secolo, in corrispondenza della prima grande diffusione dell’araldica pubblica europea e contemporaneamente alla fase del consolidarsi, nella sua struttura politica e istituzionale, del libero comune di Firenze.
«Florentia - hanno sottolineato Camaiani e Raveggi - non poteva che essere rappresentata da un fiore ed i fiori più diffusi in araldica erano la rosa e, appunto, il giglio». Il volume presentato questa mattina, che sarà in vendita già da domani, è il primo testo completo sulla storia del Giglio di Firenze e rappresenta un vero e proprio censimento di tutti gli oltre trecento gigli della città, che compaiono su chiese, palazzi, arredi urbani, istituzioni, maglie delle società sportive.
«Oltre ad una importante introduzione araldica - ha puntualizzato il curatore Luca Giannelli - il libro affronta la storia del Giglio nel corso dei secoli, dal periodo aureo dell’età comunale fino ai giorni nostri». «Per questo simbolo - ha ricordato Giannelli - i fiorentini hanno anche combattuto e c’è stato persino qualcuno, come Napoleone, che volle, anche se inutilmente, cancellarlo sostituendolo con un più modesto giaggiolo». «Il volume - ha concluso Giannelli - è un omaggio alla storia gloriosa del simbolo di Firenze ed una testimonianza che i fiorentini, nel Giglio, vedono l’immagine della loro città».