Applicare equamente la Cosap (la concessione per l’occupazione del suolo pubblico), e reperire le risorse con “una tantum” calcolata secondo gli indici Istat e predisporre entro sei mesi un piano del commercio per i mercati rionali ambulanti. Effettuare un monitoraggio costante della condizione economica della famiglie fiorentine e degli effetti della pressione contributiva sociale. Istituire un osservatorio per la gestione ed il monitoraggio sia delle aziende pubbliche che verranno privatizzate che per quelle di cui dismesse quote azionarie.
Modernizzare e riqualificare aziende come la Centrale del Latte. Sono queste alcune delle richieste avanzate dalla capogruppo di Rifondazione comunista Monica Sgherri e del consigliere Enrico Falqui in sette mozioni che verranno discusse nel Consiglio comunale di lunedì prossimo. I due consiglieri hanno anche chiesto di «predisporre entro sei mesi un piano di riorganizzazione delle spese per consulenze esterne, verificando l’effettiva capacità dei dipartimenti comunali ad assolvere a tali compiti e obiettivi e correggendo le eventuali disfunzioni della macchina Comunale»; «di predisporre, in accordo con soggetti pubblici e privati, università e centri di ricerca fiorentini, regione Toscana un piano di progetti cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo per interventi destinati a potenziare la disponibilità di risorse nei confronti dello Stato Sociale»; «di costruire insieme alle amministrazioni locali di Roma, Venezia, Napoli un protocollo d’intesa per la definizione di uno “Statuto delle città d’arte”».
Secondo la Sgherri e Falqui è necessario infine che il «Consiglio comunale, per riappropriarsi delle sue funzioni di indirizzo e controllo, riapra la discussione sul bilancio nel mese di giugno e, a partire da settembre, il lavoro inizi nelle competenti commissioni consiliari».
«E’ stata l’iniziativa annunciata da Rifondazione Comunista in commissione consiliare di presentare una mozione per la definizione di una una tantum legata a un piano di riorganizzazione delle tariffe e a un piano di riqualificazione degli investimenti sui mercati ambulanti a far fare marcia indietro all’amministrazione comunale e a scatenare una serie di ordini del giorno similari da parte di gruppi della maggioranza -affermano la capogruppo di Rinfondazione comunista Monica Sgherri e il consigliere Enrico Falqui- Le nostre ragioni sono legate alla difesa del piccolo commercio che in ragione della scelta riconfermata ormai da due legislature di privilegiare la grande distribuzione rischia di desertificare a Firenze queste attività che in molte aree periferiche della città svolgono invece una importante funzione sociale.
L’analisi che avevamo fatto circa la scarsità di risorse finanziarie aggiuntive come questione non risolvibile in modo equo attraverso l’introduzione di aumenti alla gia elevata tassazione locale era giusta e che il problema non si risolve solo con una tassa di scopo, come più volte annunciato, ma attraverso la riorganizzazione della macchina comunale, un forte risparmio sulle spese per consulenze esterne e una forte iniziativa a livello nazionale ed europeo per il riconoscimento di uno statuto speciale delle città d’arte.
Infine una manovra fiscale pesante basata su un rincaro generalizzato, che va a colpire troppo le famiglie con una miscela di aumenti con tassazione diretta (IRPEF) e indiretta (TARSU) riconfermando Firenze tra le città più care d’Italia . Ma più grave è che l’applicazione, per la prima volta dell’addizionale IRPEF, il cui introito è palesemente sottostimato, si rivela una occasione persa per dare certezza e trasparenza alle politiche delle entrate perché serve esclusivamente a coprire voci incerte del bilancio come il recupero dell’evasione fiscale.
Quello che poi più colpisce è l’assenza di un aggiornamento sulla qualità dei servizi offerti, sulla loro possibile reale organizzazione e razionalizzazione (vedi Raccolta e smaltimento, il contratto di servizio al Quadrifoglio al quale il Comune versa 109 miliardi non corrisponde a un miglioramento di servizio proporzionale alla tassa che si impone ai cittadini e ai commercianti) sul rapporto tra domanda di servizi e offerta (pensiamo a le circa 1000 famiglie escluse dall’asilo nido) sulla qualità delle politiche sugli anziani (al quale è applicato pesantemente il redditometro).
Manca ossia in questo bilancio il monitoraggio della spesa, sottolineato anche dai Revisori dei Conti, e degli effetti sulle famiglie e sulle categorie economiche più svantaggiate Stupisce infine che un sindaco che rappresenta tutti i Comuni italiani di fronte al Governo (essendone il presidente) non sia riuscito ad ottenere la restituzione integrale dell’IVA ai Comuni con i cui proventi si sarebbe potuto incrementare la qualità dei servizi sociali senza introdurre nuovi balzelli aggiuntivi».