Le piogge torrenziali e persistenti cadute in Maremma negli scorsi mesi di ottobre, novembre e dicembre, unite a temperature massime e minime troppo alte per questa stagione, hanno messo in ginocchio gli imprenditori agricoli della provincia. Si stima, addirittura, un mancato ricavo di circa 50 miliardi, che potrà essere solo in parte recuperato qualora si possa almeno procedere alla coltivazione di colture a ciclo annuale primaverili - estive quali, ad esempio, il girasole e la barbabietola. "La situazione è senza dubbio critica _ ha detto il dirigente del Settore Sviluppo Rurale della Provincia Fabio Fabbri _ senza contare che a tutto ciò potrebbero poi aggiungersi innumerevoli segnalazioni di danni alle strutture, sia pubbliche che private, alle opere di bonifica, alla rete scolante di seconda raccolta ed alla viabilità rurale, oltre al verificarsi di frane".
Insomma il "pianeta" agricoltura sta attraversando una crisi che richiede azioni urgenti ed immediate tanto che l'Amministrazione provinciale ha deciso di chiedere l'intervento del Dipartimento Agricoltura della Regione Toscana.
"Gli strumenti normativi vigenti (Legge 185 del '92 e successive modificazioni ed integrazioni) non consentono il riconoscimento, per il momento, dei presupposti per ottenere lo stato di calamità naturali.
Per questa misura straordinaria è, infatti, determinante dimostrare al 31 ottobre dell'anno in corso che il 35 per cento della produzione lorda vendibile della provincia è andata perduta. Purtroppo attualmente non siamo in grado di sapere cosa accadrà da qui al prossimo autunno _ continua il dottor Fabbri _ è indubbio, però, che il 'fenomeno' che ha interessato la Maremma, dallo scorso ottobre allo scorso dicembre, si configura eccezionale per la tipologia dei danni che sta arrecando alle coltivazioni della provincia.
Per questo abbiamo chiesto al Dipartimento regionale dell'Agricoltura di attivarsi nelle opportune sedi (Conferenze Stato - Regioni) affinché i competenti Ministeri adottino un provvedimento specifico, simile a quello messo in atto in un primo tempo per le zone dell'Italia settentrionale già colpite da eccezionali avversità atmosferiche del luglio - agosto 1987, poi esteso al restante territorio nazionale, meglio conosciuto come Decreto Valtellina".
Presentando questa richiesta al Dipartimento regionale dell'Agricoltura, il Settore Sviluppo Rurale della Provincia, ha inviato una relazione tecnica con i dati relativi al "fenomeno" climatico che ha colpito la Maremma.
Il perdurare della piovosità nel mese di dicembre, come dimostrano i dati della tabella, ha impedito anche le semine in tardo periodo, quindi, attualmente si può stimare che sull'intero territorio provinciale è stato seminato solo il 10 per cento della superficie normalmente coltivata a cereali e il 30 per cento della superficie ad erbai mono - polifiti.
Anche in questo caso la relazione riporta cifre che danno un quadro ben preciso della situazione.
La superficie potenzialmente interessata dalle coltivazioni di grano duro sul territorio provinciale è di 52.200 ettari, di questi attualmente circa 46.900 non sono stati seminati.
Quella, invece, potenzialmente interessata dalle coltivazioni di altri cereali (grano tenero, segale, orzo, avena, colza) è di circa 12.300 ettari, di questi 11.100 non sono stati seminati. Leggermente migliore la situazione per le coltivazioni di erbai mono - polifiti: su 40.739 ettari potenzialmente interessati da queste colture 28.500 ettari circa non sono stati seminati.
C'è, comunque, da dire che sono a rischio anche quelle superfici oggi seminate che, a causa della eccessiva umidità del terreno, possono subire fenomeni di marcescenza, asfissia radicale, unitamente ad una probabile insorgenza di fenomeni comunemente detti di "mal di piede".
Le notizie non migliorano sul fronte della produzione olivicola.
Le continue piogge hanno, infatti, ostacolato la raccolta delle olive (in alcuni casi del tutto abbandonate in campo) con una perdita stimata intorno ad un 20 per cento in meno del raccolto rispetto allo scorso
anno, circa cioè 40.000 quintali, In denaro questo significa un mancato ricavo di circa 6 miliardi.
"Come mostrano questi dati la riduzione delle superfici coltivate a cereali rischia di incidere in maniera rilevante sul bilancio complessivo agricolo provinciale, in cui questa tipologia di prodotto rappresenta quasi un quinto della produzione totale vendibile della provincia e un quarto di quella prodotta in Toscana _ spiega il dottor Fabbri _.
Più precisamente l'importo della produzione vendibile cerealicola provinciale può essere stimata per quest'anno in 124.453 milioni contro i 683.238 milioni di quella del '98".
Parallelamente alle produzioni cerealicole, a causa delle condizioni climatiche, non è stato possibile provvedere alla semina degli erbai autunno - vernini che concorrono alla produzione vendibile provinciale per 42.275 milioni; tale danno è stato solo in parte compensato dall'eccezionale inerbimento naturale collegato alle temperature più alte registrate rispetto al passato.
A dicembre le 11 stazioni termometriche del territorio provinciale (Rispescia, Capalbio, Albegna, Casotto dei pescatori, Pitigliano, Magliano in Toscana, Montenero, Roccalbegna, Manciano, Argentario ed Orbetello) riportano temperature medie che vanno da un minimo di 7,6 a Montenero a un massimo di 13,4 a Roccalbegna.
"Proprio la mancanza di temperature minime nella norma, soprattutto nel mese di dicembre, ha comportato, in molti casi, per alcune specie di piante da frutto una mancanza di stasi vegetativa _ ha spiegato il dirigente del Settore Sviluppo Rurale _ i cui effetti nel contesto delle prossime produzioni sono ancora da valutare, anche in funzione del proseguo dell'andamento stagionale.
Nel contesto climatico evidenziato è comunque presumibile, per quanto riguarda le coltivazioni arboree, una limitata differenziazione delle gemme a fiore con conseguente perdita di produzione, eventuali danni sia sulle produzioni legnose dell'anno (l'olivo), sia sull'anticipata ripresa vegetativa delle piante da frutto in conseguenza di abbassamenti della temperatura che si potrebbero
verificare nei prossimi mesi".
In attesa di provvedimenti specifici da parte dei Ministeri competenti l'Amministrazione provinciale continuerà a monitorare la situazione segnalata avendo cura di comunicare al Dipartimento Agricoltura della Regione Toscana ulteriori elementi di valutazione.