Il giorno 11 gennaio 2001 alle ore 19 si apre a Firenze nella Stazione Leopolda la mostra, promossa da Pitti Immagine in occasione di Pitti Immagine Uomo, Uniforme. Ordine e disordine - a cura di Francesco Bonami, Maria Luisa Frisa, Stefano Tonchi.
L’uniforme unisce funzionalità e qualità formale in una produzione di serie e consente di rendere uguali gli individui senza distinzioni di classe e di censo. I curatori rileggono con l’occhio di oggi l’uniforme come prototipo dell’abbigliamento maschile, evidenziando come la perfezione tecnica e formale dell’abbigliamento militare sia per la moda contemporanea uno dei più avanzati punti di riferimento.
E ancora analizzano il carattere comunicativo dell’uniforme e la sua mitologia, una volta strappati dal contesto militare e divorati dai processi creativi della moda e dalla violenza di tutte le utopie contro dal dopoguerra a oggi, oppure metabolizzati dalla pop culture e usati criticamente dall’arte.
La sede della mostra è la Stazione Leopolda, ormai definita come luogo della cultura contemporanea nella città di Firenze. Nello spazio espositivo, progettato dal Gruppo A12, convivono le diverse declinazioni di Uniforme: moda, arte, cinema, fotogiornalismo, pop culture che abitano spazi paralleli e tangenti.
L’allestimento sceglie da una parte di esibire la costruzione mentale del progetto, dall’altra di far esplodere il senso di ogni opera e manufatto.
I curatori utilizzano e trasformano, con una operazione di antropofagia culturale, i materiali più eterogenei: dai tessuti alla pubblicità, dagli abiti icona alle immagini simbolo, dalle divise ai dischi, dai fumetti ai filmati che documentano le trasformazioni culturali e l’uso dell’uniforme da strumento di ordine a segno trasgressivo.
Ripercorrendo, secondo uniforme, l’incredile corsa di un sistema complesso come la moda dal dopoguerra a oggi attraverso alcuni dei suoi attori più emblematici. Mentre parallelamente agiranno i protagonisti della ricerca contemporanea che hanno utilizzato l’idea di uniforme come veicolo per mettere in discussione il linguaggio dei segni sociali ed estetici.
Attori protagonisti della mostra sono gli stilisti: Giorgio Armani, John Bartlett, Burberry, Comme des Garçons, C.P. Company/Stone Island, Dolce & Gabbana, Gianfranco Ferrè, Jean Paul Gaultier, Jeff Griffin, Gucci, Katherine Hamnett, Helmut Lang, Donna Karan, Maharishi, Moschino, Prada, Yves Saint Laurent, Raf Simons, Steven Sprouse, Gianni Versace, Yohji Yamamoto; gli artisti: Vanessa Beecroft, Joseph Beuys, Clegg & Guttmann, Do-Ho Suh, Sarah Lucas, Robert Mapplethorpe, Paul McCarthy & Mike Kelley, Inez Vam Lamsweerde, Cady Noland, Daniel Oates, Catherine Opie, Jack Pierson, John Paul Pietrus, Paola Pivi, Collier Schorr, Andres Serrano, Yinka Shonibare, Alexandr Sokurov, Penelope Spheeris, Hiroshi Sugimoto, Wolfgang Tillmans (sua è l’immagine della copertina del libro Uniforme), Rosemarie Trockel, Piotr Uklanski, Jeff Wall, Wang Du; le riviste: Arena, Dutch, i-D, The Face, L’Uomo Vogue, Nova, Vogue.
Il catalogo.
Un catalogo/libro – art direction Studio Camuffo, edito e distribuito da Charta, in edizione italiana e inglese – accompagna la mostra, restituendone i concetti e le atmosfere, ma con una precisa autonomia che gli permetterà di avere una circolazione indipendente. Il libro Uniforme ha un ricco apparato iconografico di superficie e di profondità e testi che affrontano gli argomenti in modo articolato e complementare, realizzati da studiosi, scrittori e giornalisti. Gli autori sono: Francesco Bonami, Daniele Brolli, Richard Buckley, Patrizia Calefato, Giusi Ferré, Maria Luisa Frisa, Lorenzo Greco, Cristina Lucchini, Stefano Pistolini, James Sherwood, Amy Spindler, Nick Sullivan, Stefano Tonchi e Rebecca Voight.