58 miliardi: a tanto ammontano i fondi europei per le attività di formazione professionale da svolgere in provincia di Firenze per gli anni 2000-2001 e nel circondario empolese - al quale spetta una percentuale del 16,1% - nel 2000.
Gli indirizzi per la gestione delle attività da finanziare sono stati approvati dal Consiglio provinciale, con i voti favorevoli delle forze della maggioranza, quelli contrari dei Gruppi del Polo e l'astensione di Rifondazione.
E' stato l'assessore alla formazione, Davide Filippelli, ad illustrare il programma legato all'utilizzo del Fondo Sociale Europeo, che ha indicato nelle politiche per il lavoro e la formazione un obiettivo strategico comunitario.
"Abbiamo assegnato la priorità - ha detto Filippelli - agli interventi per i soggetti a rischio di esclusione sociale e in condizioni di svantaggio". Per questo le principali azioni saranno rivolte ad adulti che per vicende personali o lavorative si trovino in condizioni di forte difficoltà (per esempio ex detenuti e tossicodipendenti), a cittadini stranieri immigrati (finalizzate all'acquisizione di competenze specialistiche), ai portatori di handicap, dei quali si vogliono valorizzare le potenzialità nell'ambito di un impegno massimo per affermare il diritto al lavoro delle persone disabili.
Il 50% dei finanziamenti saranno assegnati alla gestione diretta dei centri pubblici e delle agenzie che indirizzano gli interventi ai soggetti svantaggiati.
"Fondamentale, - ha affermato Filippelli - premesso che l'attività formativa deve prospettare realistici sbocchi occupazionali, sarà l'acquisizione di una costante e profonda conoscenza del contesto socio-economico e dei fabbisogni locali del sistema produttivo ed un approccio sensibile alle richieste emergenti dal territorio, applicando il criteri della concertazione, in un rapporto diretto tra le aziende ed i centri di formazione".
Il quadro di riferimento è un sistema che ha visto il tasso di disoccupazione scendere in un anno dal 7,2 al 6,2% e che nell'anno in corso segnala nuovi posti di lavoro dipendente nelle imprese per 4400 unità nei settori dei servizi, delle costruzioni, della chimica e dell'industria alimentare.
Tutta la struttura della Formazione professionale provinciale sarà rivista nei prossimi mesi, per arrivare adeguatamente preparati al 2003, quando la formazione pubblica sarà messa sullo stesso piano di quella privata per l'accesso ai fondi europei.
Aggiustamenti anche per le sedi: quelle attuali dei centri di via Capodimondo e via de' Tessitori, in immobili in affitto, saranno rilasciate e trasferite nei locali, di proprietà della Provincia, dell'ex "Einstein" di San Bartolo a Cintoia. Si otterrà così un risparmio di 680 milioni l'anno, oltre ad economie di gestione.
"Il Piano delle attività di formazione che sarà predisposto sulla base degli indirizzi oggi approvati - ha detto il presidente della Provincia Michele Gesualdi - dovrà dare vita ad un sistema diverso da quello del passato, flessibile, agile, in grado di dare risposte in anticipo al cambiamento economico e sociale, cambiamento con il quale dobbiamo, ci piaccia o no, convivere, distinguendo comunque fra la flessibilità del lavoro, che va governata, e la precarietà del lavoro, che va combattuta".
Un concetto, quest'ultimo, che Gesualdi ha trasformato in un emendamento al testo contenente gli indirizzi formativi, emendamento che il Consiglio ha approvato con i voti favorevoli della maggioranza e di Rifondazione e l'opposizione del Polo. Per evitare che la flessibilità si trasformi in precarietà la via indicata è quella di promuovere le competenze professionali dei lavoratori attraverso la formazione, mantenendo chiare le finalità sociali del lavoro. Proprio in virtù di questo emendamento Rifondazione ha rivisto il suo atteggiamento, inizialmente contrario alla delibera proposta, ed i suoi rappresentanti si sono astenuti.
E' stata invece respinta (contrarie le forze della maggioranza e Rifondazione, favorevoli i gruppi del Polo) una mozione dei consiglieri di Forza Italia che, partendo dalla constatazione dell'alta percentuale di occupati (90% a 6 mesi dalla conclusione dei corsi) fra i diplomati delle scuole post-obbligo (Polimoda, Scuola Scienze Aziendali, Scuola Scienze Tecnologiche e Scuola Professionale Edile), chiedeva di conferire a quelle scuole ulteriori stanziamenti e di promuovere la costituzione di nuove realtà formative indirizzate in particolare al comparto dei servizi turistici ed ambientali.
Queste le posizioni espresse dai vari Gruppi.
Per il Pdci il capogruppo Alessio Pancani ha indicato come degno di nota l'obiettivo di promuovere l'integrazione nel mercato del lavoro delle persone esposte al rischio di esclusione sociale.
"E' importante rimuovere gli ostacoli e promuovere azioni per l'inserimento lavorativo di disabili, ex detenuti, extracomunitari, tossicodipendenti, portatori di disagio psichico, nuovi poveri, perché la disoccupazione è il primo elemento di emarginazione sociale, l'inserimento lavorativo è il presupposto per lo sviluppo della persona".
Per Forza Italia il capogruppo Carlo Bevilacqua ha illustrato la mozione del suo gruppo, poi respinta dal Consiglio, criticando la volontà del centro sinistra, a livello nazionale, di mantenere il controllo statale sul collocamento, e dicendosi in attesa di prove della volontà e capacità della Provincia di affrontare la sfida di una formazione all'altezza delle aspettative delle imprese.
Bevilacqua ha denunciato errori nella delibera contenente gli indirizzi formativi, a prova di una "impreparazione" della Giunta. "Le buone intenzioni sono a volte contraddette dai fatti", ha aggiunto Fabio Filippini: solo il 2% dei lavoratori trova occupazione attraverso il collocamento pubblico.
E' bene dare vita a realtà formative nuove, ha infine detto Enrico Bertini, nelle quali potrebbe essere assorbito il personale dei centri di formazione non più utili.
Rifondazione ha inizialmente presentato e poi ritirato, dopo le modifiche introdotte da Gesualdi agli indirizzi in votazione, un emendamento tendente ad affermare l'obiettivo generale della piena occupazione, la funzione sociale del lavoro, il rispetto della sicurezza, della salute e dell'ambiente in contrapposizione alla globalizzazione, alla disoccupazione ed alla concorrenza fra i lavoratori.
"Non vogliamo che 58 miliardi siano investiti sullo sfruttamento del capitale e del lavoro - ha detto il capogruppo Eugenio D'Amico - ma che sia data piena dignità ai giovani ed un futuro che ora non hanno", perché non si fa abbastanza innovazione ed i cervelli fuggono dalla nostra area. "Bisogna reinserire della rigidità nel mercato del lavoro", ha aggiunto Sandro Targetti, non dare sostegni alle politiche di flessibilizzazione.
Per An PierGiuseppe Massai ha parlato di indirizzi "calderoni", cui seguiranno azioni di poca utilità e incapaci di riequilibrare fra loro le varie aree del territorio provinciale.
Enrico Nistri ha indicato un nodo importante nella deprofessionalizzazione degli istituti professionali, che hanno perso un ruolo e dalla quale è nato il paradosso della mancanza di determinate figure professionali richieste dal mercato a fronte di una alta disoccupazione giovanile. E per Guido Sensi gli indirizzi per la spesa nella formazione "lasciano troppe porte aperte", aprono una corsa incontrollata ai finanziamenti, che sono molto più consistenti che in passato. Opposta la posizione dei Ds.
"Gli indirizzi dati - ha detto Giancarlo Girolami - consentiranno di ampliare notevolmente gli effetti positivi del quadro economico". "Viene letta la specificità della realtà economica provinciale - ha specificato Rosa Barone - e dei processi in atto, che richiedono una elevata capacità di governo". Ed i buoni propositi formulati per l'impiego dei fondi europei sono finalizzati alla produzione di risultati concreti. Quanto alla discussione su flessibilizzazione o sfruttamento della forza lavoro, Antonio Marrucci ha precisato che i Ds guardano alla "economia di mercato" e non alla "società del mercato": legalità e sicurezza sul lavoro sono aspetti da esaminare e tutelare.
Alessandro Corsinovi, del Ccd, ha detto di non credere che le cose funzioneranno meglio, né per la formazione né per il collocamento.
La Giunta provinciale si prepara a spendere 90 miliardi in tre anni senza aver definita una adeguata programmazione e con alle spalle dieci anni di fallimenti. Manca una strategia collegata alle nuove tecnologie, si fanno attività che servono per mantenere qualche centinaio di docenti piuttosto che per dare opportunità ai ragazzi. Restano aperte questioni importanti come quella della creazione dei nuclei che dovranno valutare le iniziative da finanziare.
Infine per il rappresentante dei Verdi, Sergio Gatteschi, il piano formativo della provincia andrà nella direzione di una qualificazione dell'offerta pubblica a tutto campo, anche in previsione della scadenza del 2003, quando il settore pubblico dovrà confrontarsi in piena concorrenza con i privati.
La questione è una: dare ai giovani ed ai lavoratori gli strumenti per poter cambiare.