Rendere giustizia all’opera di Domenico Zipoli, facendola conoscere anche a Prato, e pubblicare quella biografia che fino ad oggi non era stata realizzata e che finalmente riuscirà a fare un po’ di chiarezza sulla misteriosa vita di Domenico Zipoli, nato a Prato nel 1688 e fuggito in Sud America con i Gesuiti per raggiungere l’utopica “terra dove non esiste il male”. Con questo duplice obiettivo nasce l’iniziativa “Domenico Zipoli, un genio italiano nelle foreste del sud America” promossa dal Lions Club Prato Datini con il sostegno della Provincia di Prato e la collaborazione della la Diocesi di Prato e della Delegazione pratese dei Cavalieri del Santo Sepolcro.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina dal presidente della Provincia, Mannocci, dal vicario generale della diocesi, monsignor Francioni, da Paolo Paoli e Gennaro Brandi, del Lions Club Prato Datini, e da don Renzo Fantappiè, studioso e responsabile dell’Archivio diocesano. “La Provincia ha contribuito volentieri all’iniziativa perché consente di far conoscere l’opera di Zipoli e di avvicinare il nome del grande musicista a Prato, con un indubbio ritorno di immagine”, ha sottolineato il presidente Mannocci.
“Il progetto nasce dalla stretta collaborazione tra il Lions Club Datini e il musicologo e musicista paraguaiano Luis Szarán a cui va il merito di aver lavorato con impegno alla diffusione della conoscenza dell’opera di Zipoli”, hanno messo in evidenza i presidenti del club Paolo Paoli e Gennaro Brandi. L’iniziativa del Lions Datini comprende, oltre alla pubblicazione della monografia che è stata presentata questa mattina, due concerti: il primo si è svolto a Roma, alla Chiesa del Gesù, il 6 maggio scorso, l’altro si terrà a Prato sabato prossimo, 30 settembre, nella Chiesa di San Francesco.
La monografia di Luis Szarán consente finalmente di far luce su Zipoli, pratese poco conosciuto in patria, ma considerato. in sud America, il maggior esponente della musica “barocco latino americana”. “Quest’opera, al di là del suo valore, ha il merito di trattare per la prima volta in modo organico la vita e l’opera di Zipoli“, ha messo in evidenza don Renzo Fantappiè. La biografia sottolinea che Zipoli fu probabilmente attratto da quanto si raccontava a proposito dell’attività sociale e musicale realizzata nelle Missioni Gesuitiche, le Reduciones, del Sud America.
Una volta stabilitosi a Cordoba, nel 1717, Zipoli cominciò a insegnare musica agli indigeni e ai negri e organizzò le attività musicali della città , componendo inoltre molta musica per i servizi liturgici degli oltre trenta villaggi delle missioni. Tutti i riferimenti storici, alcuni ritrovati nei più remoti villaggi del continente sudamericano, segnalavano questo genio italiano che commuoveva i fedeli nella chiesa di Cordoba.
Con l’espulsione dei Gesuiti nel 1767 tutto fu saccheggiato e distrutto per cui la presenza di Zipoli in sud America e la sua stessa esistenza furono messe in dubbio.
I dizionari e le enciclopedie della musica ancora oggi parlano di Zipoli come “sparito in giovane età dal panorama musicale europeo” dove, del resto, era già famoso per le sue “Sonate di intavolatura per organo e cembalo” pubblicate a Roma e a Londra, e per gli oratori e le cantate. La serata del 30 settembre dal titolo “L’eredità di Domenico Zipoli” prevede un concerto e la presentazione del volume sul musicista. Sarà Roberto Zamori a illustrare i contenuti del programma che prevede l’esecuzione di musiche di Zipoli e di musicisti del suo tempo.
Le esecuzioni sono affidate all’Academia Ars Canendi, “coro laboratorio” nato nel 1995 su iniziativa del soprano Manuela Meneghello e alla “Domenico Zipoli ensemble”, nata in Italia nel 1998 su iniziativa del tenore Giorgio Fornasier e dei fratelli Roberto e Michele Antonello. La svolta che ha portato il gruppo ad asumere questo nome avviene sulla scia dell’incontro con il maestro Luis Szarán.