Solo fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile far sedere allo stesso tavolo gli amministratori di una citta' serba come Kraguievac, di una citta' kosovara come Peje e di una citta' albanese come Scutari. E molto difficile sarebbe stato immaginarsi anche che a quel dialogo potessero partecipare rappresentanti di citta' croate come Pazin e Varadzin, bosniache come Sarajevo, o macedoni come Skopje, per non parlare delle comunita' locali divise per ragioni etniche all'interno della stessa Bosnia Erzegovina.
Eppure sono state tutte queste amministrazioni,
di popoli per molti anni divisi dagli odi e dalle polizie etniche, che questa
mattina si sono riunite a Firenze, presso l'Istituto agronomico per
l'Oltremare, per la prima giornata di un seminario organizzato dalla
Regione Toscana per discutere il programma "Ricostruire i ponti del
dialogo e della cooperazione".
In Toscana si sono cosi' dati per la prima volta appuntamento le citta' e le
regioni dell'Europa sud-orientale che in questi anni hanno avviato rapporti
di gemellaggio e partenariato con la Regione Toscana o con comuni e
province toscane.
Il passo successivo - obiettivo dell'incontro fiorentino - sara' quello di organizzare questo patrimonio di relazioni in una vera e propria "rete" di istituzioni e autonomie locali, nell'ambito della quale realta' croate e bosniache, serbe e kosovare, albanesi e macedoni potranno collaborare assieme. La "rete" - per la quale si pensa anche alla costituzione di strutture operative permanenti - consentira' di superare la tradizionale suddivisione dei ruoli tra "donatori" e "beneficiari", in direzione di una collaborazione "orizzontale".
Allo stesso tempo permettera' di rafforzare le iniziative concrete di cooperazione, sfruttando in questo senso anche le risorse messe a disposizione dall'Unione europea con il nuovo programma comunitario di assistenza 2000-2006, che prevede tra le sue priorita' proprio la collaborazione orizzontale tra realta' di paesi ed etnie diverse.