“Lontano da Ferrara”, questo il titolo del primo di una serie di “Incontri d’Autore”, voluti e programmati per questo anno dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Fiesole, presso il suggestivo scenario dello splendido Castello neogotico di Vincigliata (informazioni: www.comune.fiesole.fi.it o 055599478). Alla presenza dell’Assessore competente Beatrice Biagini e dell’attore e scrittore Moni Ovadia, oggigiorno uno dei maggior fautori della diffusione della cultura ebraica e della “yiddishkeit” nel nostro paese, i protagonisti di questo incontro hanno ripercorso e raccontato insieme la storia delle proprie famiglie.
Enrico Fink, giovane musicista e studioso di musica e sonorità della tradizione ebraica e yiddish, lo ha fatto rivelando, a chi ancora non lo conosceva, il fascino coinvolgente e profondo della musica klezmer est-europea e il dolce riecheggiare delle armoniose melodie sinagogali di provenienza specialmente ferrarese. Jenny Bassani Liscia, sorella dello scrittore Giorgio Bassani, attraverso la semplice intensità e la forse soltanto apparente tranquillità che traspaiono da ogni singola pagina delle sue opere: “L’Anzulòn” (1997) e “La storia passa dalla cucina” (quest’ultimo in fase di pubblicazione).
Hanno raccontato insieme le vicende delle loro famiglie, che dalla “Ferrara bene, tranquilla, assimilata, borghese”, hanno spinto le proprie appendici fino al capoluogo toscano, dove oggi, in seguito e a causa di avvenimenti vari e diversi, entrambi risiedono. Una storia che Enrico Fink, impegnato nella ricerca e nella complessa e difficile “ricostruzione”, quasi collazione, potremmo dire, delle proprie origini, ha voluto ripercorrere nuovamente nel recente CD “Lokshen - patrilineare” (prodotto da Le Vie dei Canti/Le Officine della Cultura (Arezzo- leviedeicanti@iol.it) e distribuito da Materiali Sonori) e nell’omonimo spettacolo di teatro musicale.
Qui insieme agli altri membri del “Quartetto Lokshen”, Amit Arieli (clarinetto), Stefano Bartolini (sassofono baritono), Alessandro Francolini (chitarra classica), Fink racconta la Ferrara degli avi, dove il bisnonno era diventato “hazan”, cantore di sinagoga, andando anche più oltre, naturalmente, fino a dove la memoria e i ricordi della propria famiglia permettono di arrivare, ovvero fino alla shtetl vicino Berdicev nell’attuale Ucraina, il piccolo villaggio abbandonato nel 1905 dallo stesso bisnonno a causa dei crudeli, atroci e sempre più frequenti pogrom zaristi. Firenze, appare in tutto ciò il punto di svolta, l’inizio di una nuova vita, segna il discrimine con un passato mai dimenticato, il punto fermo, attuale, necessario dal quale ripartire per questo viaggio-ricerca verso il passato.
E’ tuttavia anche la Firenze descritta da Jenny Bassani Liscia, nel romanzo “L’Anzulòn”. Atmosfere, luoghi e nomi, oggi sconosciuti ai più, raccontano il milieu fiorentino ebraico ed antifascista durante i difficili anni della seconda guerra: “Villa Triste” sulla Via Bolognese, dependance della Questura, così chiamata perché adibita alla tortura dei prigionieri o il ritrovo presso il Bar Boetani dietro le Cappelle Medicee con amici rifugiati a Firenze sotto falso nome per scappare alle persecuzioni razziali.
Il territorio fiorentino dunque come sede di questo incontro letterario, ma anche come anello che sancisce ulteriormente il legame mai interrotto tra le famiglie Bassani e Fink.