Una mostra dedicata a Eleonora Duse, in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua morte. Al Teatro della Pergola l’omaggio alla Divina con l’esposizione, per la prima volta, di oggetti di proprietà della famiglia fiorentina Gemmi, che forniscono diretta testimonianza sia del lavoro sia della vita della Duse.
Venerdì 31 gennaio, ore 18, l’inaugurazione della mostra del Centro Studi del Teatro della Pergola “Partirò e porto le cose a casa” – Il Fondo di Eleonora Duse di proprietà della famiglia Gemmi. A cura di Gabriele Guagni (Teatro della Pergola) e Francesca Simoncini (Università di Firenze), con il contributo della Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura e il patrocinio del Comitato Nazionale per il centenario di Eleonora Duse e del Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze. Sarà visitabile fino al 13 aprile.
Questi gli orari di apertura: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 15:30 alle 18:30 e, per i possessori dei relativi tagliandi di ingresso, in occasione di spettacoli, concerti e visite guidate. Ingresso libero.
All'inaugurazione è previsto l’intervento dei curatori, di Maria Ida Biggi (Fondazione Giorgio Cini), Renzo Guardenti (Università di Firenze) e Marco Giorgetti (Direttore generale Teatro della Toscana).
«Appare dunque che Gemmi scriveva (nel costone di una pagina) “Partirò e porto le cose a casa, [...] se lei consente”» così si esprime Eleonora Duse, in una lettera non datata, con l’amica Emma Garzes. Le “cose”, a cui accenna la Duse e che Luigi Gemmi, contabile della Banca d’Italia, dal 1911 in relazione di affari con l’attrice, portò nella sua dimora fiorentina, sono ancora in possesso dei suoi eredi. Si tratta di un materiale eterogeneo e consistente – abiti, fotografie, lettere, copioni, gioielli, un pianoforte, un letto, oggetti da lavoro e da viaggio, ecc. – conservato con cura, per più di un secolo, dalla famiglia e finora mai mostrato al pubblico.
Eleonora Duse lo teneva presso un teatro dismesso, precedentemente utilizzato dall’Accademia dei Fidenti, situato in via Ghibellina a Firenze. A partire dal 1908 si era servita di quel piccolo teatro, per il quale probabilmente aveva concepito più ambiziosi progetti, per provare il repertorio delle sue ultime tournées estere, prima di ritirarsi dalle scene, improvvisamente, nel 1909. Aveva ristrutturato e abbellito il teatro e lo aveva ribattezzato Teatro Brendel, in omaggio al personaggio di un dramma di Henrik Ibsen, Rosmersholm, a lei particolarmente caro, così come lo era l’autore. Il fondo comprende “strumenti del mestiere” e accessori della vita di tutti i giorni. Oggetti che, nella loro varietà, permettono oggi di ripercorrere, rendendola tangibile, la materiale quotidianità di una donna che fu anche attrice e capocomica di qualità straordinarie.
Gli oggetti esposti per “Partirò e porto le cose a casa” – Il Fondo di Eleonora Duse di proprietà della famiglia Gemmi, una mostra del Centro Studi del Teatro della Pergola, a cura di Gabriele Guagni (Teatro della Pergola) e Francesca Simoncini (Università di Firenze), forniscono dunque diretta testimonianza sia del suo lavoro sia della sua vita. Circa una dozzina sono i copioni con interventi manoscritti di pugno di Eleonora Duse; un’edizione a stampa di Cavalleria rusticana del 1884 – anno del primo allestimento della pièce voluto, con forza e contro il parere del suo capocomico, dall’attrice ancora giovane – reca la dedica autografa di Giovanni Verga; molte sono le fotografie che ritraggono Eleonora Duse in alcune delle sue più famose interpretazioni.
Vi sono inoltre alcuni abiti da lei indossati e oggetti di semplice uso quotidiano: gli occhiali, il porta gioie, le spille, un domino da viaggio, portadocumenti in pelle, uno scrittoio portatile su cui, durante i numerosi spostamenti di lavoro e i lunghi viaggi con la compagnia, la capocomica si impegnava a scrivere lettere e a intessere relazioni, con amici e con soci in affari.