Sin dal primo giorno si e' delineato uno scontro tra gli operatori sanitari e i rappresentanti del ministero della Sanità. L'oggetto del contendere sono stati i recenti decreti legislativi per quella che e' stata chiamata e promossa come "emergenza ecstasy". Sul tema interviene Carlo Valdisalici che, per l'Aduc, coordina le iniziative sulle droghe: "Nell'affannosa -e vana- ricerca di individuare e catalogare le sostanze e le loro combinazioni, alla base delle pasticche da discoteca, e' stato inserito tra le sostanze stupefacenti e psicotrope un acido (GHB in sigla): contenuto in un farmaco usato nella terapia dell'alcolismo, per questo motivo e' entrato nella Tabella I, quella dei prodotti cattivi, insieme a cocaina ed eroina.
E' stupefacente come un farmaco oggi provochi tossicomania, ma fino a ieri aveva come effetti collaterali vertigini soggettive e possibili casi di nausea (cosi' com'e' specificato nella scheda tecnica certificata dal ministero della Sanita'). Come puo' essere credibile chi prima certifica la non-pericolosita' di un farmaco e ne permette la somministrazione, e poi, d'un tratto -grazie anche ad una ingente campagna di informazione a senso unico- lo proibisce.
Con lo stesso provvedimento legislativo urgente si e' poi inserito nella stessa Tabella I un altro farmaco, ma solo per la forma in fiale, mentre per la morfina si e' previsto un uso piu' elastico nella terapia del dolore.
La natura drogante dei farmaci, quindi, varia a seconda del dosaggio e dell'uso che di questi se ne fa: una legislazione doppia e contraddittoria, superba e deleteria; strumentale alle politiche e culture di proibizione e dirigiste, e prona agli interessi economici dei produttori internazionali di farmaci -come nel caso dell'incentivo della morfina.
Non si tiene conto della scienza, della liberta' dei medici che, annichiliti, vengono deresponsabilizzati.
Per questo motivo ci associamo -cosi' come ha gia' fatto la Societa' Italiana Tossicodipendenze- all'appello del Dipartimento di Psichiatria dell'Universita' di Pisa del prof. Ikro Maremmani, per una mobilitazione ed una petizione in tal senso ai servizi sanitari pubblici".