"Quando una chitarra freme nelle mani d'un buon suonatore questa chitarra gl'insegnerà: canta che sia quel che sarà voglio che la mia cassa da morto abbia una forma bizzarra a forma di cuore a forma di chitarra. Chitarra, chitarra amata vengo a piangere con te sento piu' dolce la vita quando piangi insieme me".
Madredeus è il nome di una chiesa sconsacrata, ora teatro, ma è anche quello di un gruppo di sei musicisti (Teresa Salgueiro, voce; José Peixoto, chitarra; Pedro Ayres Magalhães, chitarra; Francisco Ribeiro, violoncello; Gabriel Gomes, fisarmonica; Rodrigo Leão, tastiera) che da qualche anno portano in giro per l'Europa la tristeza e la saudade tipicche della cultura portoghese attraverso una proposta musicale di estrazione classica e folkloristica allo stesso tempo, molto raffinata ed evoluta in confronto ad altre musiche europee di tradizione popolare; paragonabile forse per complessità alla musica napoletana.
Le loro canzoni ieri sera hanno fatto tappa a Prato all'anfiteatro del Museo Pecci dove la platea ha tributato ai musicisti e in particolare a Teresa Salgueiro un'accoglienza davvero commovente.
Forse perché solo vedendo il gruppo mentre suona, si riesce a valutare il piacere, l'intensità ed l'integrità che essi esprimono, con la voce di Teresa che riempie l'ambiente di pura emozione.
Il grande successo all'estero per Madredeus è arrivato qualche anno fa, quando Wim Wenders ha scelto la loro musica per il suo film su Lisbona. In Italia parte della suggestione e della moda dei Madredeus trova forse origine extramusicale, nello charme della cantante, nelle immagini di Wenders. Tuttavia nel resto d'Europa Madredeus hanno un successo da parecchi anni.
I Madredeus non risaltano certo per originalità. Le melodie e le armonie non si allontanano mai eccessivamente dall'international pop style. Ciò che più affascina è la voce della cantante, lievemente nasale e adolescenziale, un violino dallo stile sorprendente povero di melismi e fioriture tipicche del canto tradizionale.
Stasera invece all'Estate fiesolana è di scena il musicista simbolo dei Balcani: Goran Bregovic, nato e cresciuto a Sarajevo da madre serba e padre croato. Bregovic è noto al grande pubblico per il suo lungo sodalizio artistico con l'ex amico regista Emir Kusturica: "Il tempo dei gitani", "Arizona dream", "Underground".
Bregovic è questa sera al teatro Romano di Fiesole (ingresso 40mila lire), il 6 agosto al festival "Musica e suoni dal mondo" di Carrara (ingresso di 23/25mila), accompagnato dagli ottoni "Wedding and funeral band, e da un gruppetto di voci bulgare, in costumi originali.