E che anno dopo anno ha consolidato i suoi rapporti di collaborazione e partenariato con realta' di altri paesi; che registra quasi ovunque un ampio coinvolgimento in interventi di solidarieta', in iniziative umanitarie, in progetti per la promozione di una cultura di pace; che, ancora, puo' contare ormai su un vero e proprio "sistema" di cooperazione decentrata, in grado di unire mezzi e competenze di autonomie locali, organizzazioni non governative e associazioni del volontariato, universita', aziende sanitarie, imprese pubbliche e private.
E' questo l'"identikit" della Toscana che emerge dalla
"Conferenza regionale sulla cooperazione internazionale e le attivita' di
partenariato", organizzata - ed e' la prima - sulla base della legge
regionale 17/1999 ("Interventi per la promozione dell'attivita' di
cooperazione e partenariato internazionale, a livello regionale e locale").
"Un appuntamento - spiega l'assessore alla cooperazione internazionale,
Simone Siliani - che servira' a definire il piano triennale previsto dalla
legge 17, con l'individuazione delle priorita', degli obiettivi, delle attivita'
che caratterizzeranno la nostra regione oltre l'anno 2000.
Un atto di grande importanza, anche perche' la cooperazione decentrata non e' piu' una minuscola realta' residuale di un settore riservato ad altri. Sempre piu' si sostituisce in maniera significativa alla cooperazione statale, peraltro ridimensionata negli ultimi anni da una crisi di risorse e di credibilita'. Ed e' diventata cosi' una componente strategica della politica estera italiana, oltre che il mezzo con cui le realta' economiche di regioni come la Toscana possono promuovere importanti rapporti di collaborazione".
Il piano previsto dalla legge 17 - che ricomprende in un unico testo la
cooperazione propriamente detta, gli interventi di emergenza e i progetti
collegati ai gemellaggi, in pratica gran parte delle attivita' regionali di
rilievo internazionale - conterra', tra l'altro, la verifica dei programmi gia'
avviati, le priorita' geografiche e tematiche, i criteri per l'individuazione
dei soggetti pubblici e privati da coinvolgere nei progetti, le iniziative e i
programmi di iniziativa regionale, nonche' le iniziative e i programmi
statali ed europei a cui la Regione partecipera'.
Tra i suoi obiettivi, la promozione di programmi unitari nelle aree di
intervento, attraverso la partecipazione di tutti i soggetti interessati a
"tavoli di coordinamento" (esperienza gia' realizzata con successo per
l'Albania, la Bosnia, la Palestina, e per i territori del Centro America
l'anno scorso devastati dal ciclone "Mitch"); il coinvolgimento nelle
iniziative sia delle comunita' di immigrati presenti in Toscana, sia delle
comunita' di Toscani residenti all'estero; l'utilizzazione dei gemellaggi
gia' realizzati per la promozione di progetti; il collegamento con la
promozione economica e l'internazionalizzazione delle imprese toscane.
L'impegno regionale sara' concentrato soprattutto sul terreno del
rafforzamento democratico e istituzionale, della creazione-innovazione dei
servizi pubblici (in particolare socio-sanitari), della formazione
professionale e dello sviluppo economico locale. Le aree geografiche
prioritarie saranno quella mediterranea e quella balcanica, nelle quali si
concentreranno il 70 per cento delle risorse stanziate, contro il 20 per
cento dell'America Latina e il 10 per cento complessivo di Asia, Africa e
Oceania.
Questa ripartizione non riguarda il fondo di emergenza costituito
a favore delle popolazioni colpite da calamita' o eventi bellici.
Entro il 31 ottobre, dovranno essere presentate le proposte per l'anno 2000
relative sia al bando dei progetti di cooperazione che al bando per i
progetti connessi ai gemellaggi.
Ancora, la normativa prevede che il piano sia elaborato sulla base dei dati
forniti da un "sistema informativo della cooperazione allo sviluppo e delle
attivita' internazionali" in via di costituzione.
In questa direzione vanno due strumenti gia' a disposizione, e finora unici in Italia - la Banca dati sulla cooperazione - e a partire dal 1998 sulla promozione economica - della Regione Toscana, realizzata dall'Istituto agronomico per l'Oltremare di Firenze, e la ricerca sulla cooperazione decentrata in Toscana curata dall'associazione Movimondo. Quest'ultima, tra le altre cose, classifica i comuni e le province della Toscana secondo un "indice di solidarieta' internazionale", calcolato sulla base delle risorse stanziate.
Gli interventi della Regione Toscana. Nel periodo 1990-97- segnala la
ricerca di Movimondo - le risorse stanziate, solo dalla Regione Toscana,
ammontano a oltre 5 miliardi, di cui 3 miliardi e 148 milioni (pari al 62
per cento) sulla legge per la cooperazione (con 102 progetti cofinanziati e
un contributo medio di 32 milioni) e un miliardo e 932 milioni stanziati
sulla base delle leggi per gli interventi d'emergenza e per la promozione di
una cultura di pace. I settori con il numero piu' elevato di progetti
cofinanziati sono stati la formazione professionale (22.9 per cento), il
sociosanitario (17.6), la promozione d'impresa e lo sviluppo economico
(15.3), la pianificazione e gestione del territorio.
L'Africa costituisce l'area geografica verso cui si indirizzano la maggior
parte delle iniziative finanziate dalla Regione (28.1. per cento). Tuttavia,
se si guarda all'entita' dei contributi, il primo posto va all'area
mediterranea (48.1 per cento), che supera nettamente l'Africa (26.6) e
l'America Latina (10.4). Particolarmente rivelante, soprattutto sulla legge
per le emergenze umanitarie, l'impegno per la ex-Jugoslavia e soprattutto
per la citta' di Mostar, dove la Regione Toscana ha aperto un ufficio
assieme all'Emilia Romagna e alle Marche.
Il quadro completo delle iniziative di cooperazione decentrata finanziate
dalla Regione Toscana (periodo 1990-1998) e' ricavabile dalla banca dati
curata dall'Istituto agronomico per l'oltremare.
Nel corso degli anni '90, la Regione ha cofinanziato progetti che hanno
consentito o consentiranno di costruire scuole e asili nido (a Mostar, in
Bosnia, e in Algeria) e di attuare iniziative di alfabetizzazione (come a
Bahia, in Brasile), di lottare contro la malnutrizione infantile (Tanzania) e
di ospedalizzare in Italia bambini curdi e irakeni, o di creare una casa
famiglia per bambini abbandonati in Albania; di realizzare strutture
sanitarie (per esempio una banca del sangue in Burkina Fasu), e migliorare
le condizioni igieniche; di costruire pozzi e dissalatori, ristrutturare
acquedotti e comunque garantire acqua a numerosi villaggi africani; di
contribuire allo sviluppo rurale, per esempio di aree della Colombia finora
controllate dai narcotrafficanti o di paesi africani disastrati (banca cerali in
Benin); di realizzare piccole strutture produttive come un caseificio in
Tanzania, mulini per il mais in Congo, un, capannone industriale in
Filippine; di progettare cooperative artigiane, sostenere associazioni
femminili e inserire donne nel mondo del lavoro, formare quadri sindacali
come in Honduras, in Guatemala e in Marocco; provvedere alla
formazione di svariate figure professionali, operatori del settore del legno
(Camerun), come meccanici d'auto (Palestina) o lavoratori della carta
(Venezuela)
Sempre nel periodo 1990-1998, in Africa, si registrano 10 progetti in
Tanzania (per complessivi 331 milioni di cofinanziamento regionale), 7 in
Benin (90 milioni) e in Congo-Zaire (202 milioni), 6 in Burkina Fasu (173
milioni), 5 in Senegal (156 milioni), 3 in Somalia (66 milioni), 2 in Eritrea
(67 milioni), uno in Camerun (40 milioni), Costa d'Avorio (34.5 milioni),
Mali (15 milioni), Mozambico (60 milioni), Rep.
Centro Africana (25
milioni), Sudafrica (80 milioni).
In America Latina, si segnalano 4 progetti in Nicaragua (118 milioni), 3 in
Guatemala (90 milioni), Rep. Dominicana (75 milioni) e Uruguay (126
milioni), 2 in Brasile (34 milioni) e a Cuba (42 milioni), uno in Colombia
(200 milioni), Costarica (19 milioni), Ecuador (32 milioni), El Salvador
(29 milioni), Honduras (60 milioni), Peru' (20 milioni) e Venezuela (74
milioni).
Per l'Asia, 3 progetti in Iraq (220 milioni) e per le Filippine (93 milioni),
uno per la Cambogia (20 milioni) e per la Cina (14 milioni).
Ma particolarmente significativi sono soprattutto i dati relativi ai paesi del
Mediterraneo, in particolare con i 29 progetti della Bosnia (1.722 milioni),
i 22 della Palestina (1.030 milioni), i 12 dell'Albania (264 milionii, piu'
200 mila Ecu su programma Ecos-Ouverture); ad essi si aggiungono 8
progetti per la Rep.Saharawi (101 milioni), 4 in Marocco (147 milioni), 3
in Tunisia (113 milioni, piu' 100 mila Ecu su un progetto di partenariato
industriale comprendente anche il Marocco), 2 in Algeria (20 milioni), uno
in Croazia (20 milioni) e in Macedonia (15 milioni).
L'impegno degli enti locali
La propensione alla cooperazione internazionale ha radici diffuse e di lunga data, come e' dimostrato anche
dall'elevato numero dei gemellaggi - 127 province e comuni su 297, pari
al 42.8 per cento, con 245 gemellaggi - e dalla percentuale di adesioni alla
rete degli Enti locali per la pace (39 comuni, al 1997, pari al 13.1 per
cento). Il 42.4 delle province e dei comuni (ovvero 126 su un totale di 287)
svolge attivita' di cooperazione, solidarieta' o promozione di una cultura
di pace.
Solo il 38.7 per cento non svolge alcuna attivita' internazionale e
non mancano segnali di una futura ulteriore riduzione di questa
percentuale - che in alcune province scende ancora notevolmente, come a
Firenze (15.6) e a Pistoia (4.3), o a addirittura si azzera, come a Prato.
L'Indice di solidarieta' evidenzia che l'impegno finanziario di realta'
medio-piccole o piccole (ad esempio Montevarchi, San Giuliano,
Chianciano) e' superiore sia a quello delle province sia a quello di citta' di
maggiori dimensioni demografiche.
Si calcola che i finanziamenti delle
amministrazioni comunali, nel loro complesso, siano di poco inferiori a
quelli regionali e il doppio di quelli provinciali: nel periodo 1994-96
contro una spesa regionale di un miliardo e 909 milioni, i comuni hanno
speso un miliardo e 817 milioni e le province 908 milioni.
I comuni destinano la maggior parte dei fondi (circa il 60 per cento) ad
attivita' di solidarieta' piuttosto che alla cooperazione allo sviluppo.
L'area geografica di maggior intervento e' quella mediterranea (39.7 dei
progetti, seguita dall'Africa e dall'America Latina.
Notevole il peso dell'impegno nei confronti dell'ex-Jugoslavia e del popolo Saharawi (che corrisponde, da solo, al 15.9 per cento dei progetti) Per quanto riguarda l'Indice di solidarieta' internazionale, le province con i valori piu' alti sono Arezzo (14) e Firenze (13.9), seguite da Grosseto (12.3), Pisa (12.2) e Prato (11.3). Per quanto riguarda i comuni, la graduatoria e' guidata da Carrara (14.6), Firenze (13.2), San Giuliano (12.5), Cascina (12.1), Arezzo (11.7), Filattiera (11.5), Viareggio (11.1), Cortona (10.7), Montevarchi (9.5), Campi Bisenzio (9.5), Livorno (8.8), Bagno a Ripoli (8.6), Pontassieve (8.5), Pisa (8.5).