Martedì scorso presso la Pretura di Livorno c'è stata l'udienza di una causa contro una giovane attivista radicale, Alessandra Impallazzo, accusata di distribuzione di stampa clandestina. Per contestare la legge che impone ad una pubblicazione il direttore responsabile iscritto all'Ordine dei giornalisti, aveva distribuito un giornale senza queste caratteristiche. Il pretore Paola Belsito ha accettato l'eccezione di incostituzionalita' che la difesa, avv. Flavia Urcioli, aveva presentato.
Quindi il processo è stato rinviato in attesa che la Corte
Costituzionale si pronunci sulla legittimita' costituzionale della legge.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito: "E' importante che un giudice abbia un dubbio del genere
e chieda conforto al massimo organo di controllo costituzionale: vuol dire che il dubbio di chi come noi crede
che la liberta' di stampa e di opinione sia compromessa dall'obbligo di iscrizione all'ordine per garantire
veridicita' e professionalita' delle cose che si scrivono e si pensano ...
vuol dire che questo dubbio non e' proprio pellegrino. Ovviamente diamo massima fiducia alla Corte Costituzionale (anche perche' non ci sono alternative), ma non possiamo dimenticare che la stessa Corte non ha sempre mostrato indipendenza di giudizio in un ambito, quello per l'appunto dei diritti costituzionali, in cui non si puo' dire che qualcosa che va bene in un momento, non può andare bene in un altro: e' ovvio che gradiremmo che il nostro scetticismo e la nostra diffidenza fossero smentiti.
Ci preme ricordare che proprio sulla questione degli ordini professionali, il partito del presidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, (e lo stesso presidente, che dichiaro' di aver votato a favore del referendum per l'abrogazione dell'Ordine dei giornalisti) e' impegnato per una profonda riforma, tant'e' che la loro organizzazione giovanile ha diverse iniziative in corso in tutto il Paese. E questo a conferma che i motivi del processo ad Alessandra Impallazzo -ed altri simili che ci saranno nei prossimi mesi- non sono atti di isolati deliri di liberta', ma istanze che stanno prendendo piede in diverse parti della nostra comunita', anche maggioritarie e di governo.
Vuol dire che i tempi per l'abolizione di questi ostacoli sono piu' che maturi; si tratta solo di vincere le resistenze di chi ha costruito su questi obblighi il proprio potere di controllo economico e civico. E' facile, visti gli attori in gioco e gli stimoli continui e precisi di azioni come quelle del processo di Livorno. Intanto aspettiamo, senza fermarci ovviamente, la sentenza della Corte Costituzionale".