Ieri sera, in via Cavour a Firenze, un incidente stradale è stato provocato dai cordoli che servono a delimitare le corsie preferenziali, in questo caso per biciclette. Si tratta di incidenti che raramente assurgono alle glorie della cronaca, ma che possono avere conseguenze anche gravissime.
Il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, interviene sul tema: "Il fatto che l'incidente sia successo proprio davanti al nostro ufficio, fa si' che non rimanga anonimo e che ci aiuti a fare una riflessione in virtù delle dinamiche che un incidente mette in movimento: l'auto che ha urtato il cordolo e' sbandata ed ha urtato, danneggiandole, tre automobili parcheggiate, una delle quali ha invaso lo stretto marciapiede fino al muro dell'edificio; per fortuna in quel momento non c'era alcun pedone in transito, perché se la sarebbe vista brutta, con probabili conseguenze anche drammatiche.
Mentre invitiamo i proprietari delle automobili parcheggiate a denunciare il Comune per danni, perché la presenza del cordolo, vera e propria barriera architettonica, e' stata concausa della dinamica dell'incidente, e causa principale dei danni causati, e' d'obbligo un invito all'amministrazione a non perseverare, perché da incapace e' gia' prossima al limite della delinquenza. Ma perché si devono creare barriere per stimolare al rispetto del codice della strada? Forse in altre citta' -per esempio in tutte quelle dell'Emilia Romagna- le piste ciclabili sono delimitate da barriere e non da semplici indicazioni dipinte sull'asfalto e da cartelli discreti? E forse -sempre in Emilia Romagna- la non presenza dei cordoli e' un invito a non usare la bicicletta? Non ci sembra, perché in quella regione la bici è molto più usata che non in queste zone.
E in Germania, le avete viste le piste ciclabili? Non hanno barriere. Comprendiamo che l'amministrazione ha dovuto far guadagnare soldi a un po' di aziende che spesso vediamo per le strade di Firenze che smontano e rimontano cordoli, ma ora basta! L'amministrazione sta attentando alla sicurezza delle nostre persone fisiche e del nostro patrimonio (le auto in sosta danneggiate). Tutte le barriere, che si basano su un rapporto di sfiducia verso la maturità civica dei cittadini, devono essere levate.
Alcuni mesi fa, forse ci è scappato il morto grazie alle catene: diciamo forse perché il magistrato che avevamo interpellato per verificare se ci fu dolo del Comune quando un ragazzo mori' in una palestra del centro che non fu raggiunta in tempo da un'ambulanza bloccata dalle catene, non ci ha ancora dato un minimo cenno di riscontro. E sono dell'altro giorno le lamentele della polizia che non ha potuto rincorrere un presunto spacciatore di droghe illegali, perché bloccata dalle catene. Ma l'assessore in-competente in materia, solo una volta ci ha risposto attraverso la stampa, dicendo che le nostre sono elucubrazioni.
Preferiamo perseverare, perché non ci sentiamo tanto sognatori nel pensare una città amica che inviti al rispetto delle regole, piuttosto che quella galera con secondini a singhiozzo e discrezionali rispetto alle necessita' di cassa del Comune che, invece, e' stata realizzata".