Mercoledì 17 marzo (unica data) l'Opera di Pechino, la più rappresentativa e tradizionale istituzione artistica cinese, restituirà la "visita" ricevuta lo scorso settembre, quando il Maggio Musicale Fiorentino mise in scena per la prima volta "Turandot" nella Città Proibita, un avvenimento teatrale e mediatico che ebbe risonanza mondiale. Ora, per la prima volta ancora, il Teatro Comunale di Firenze ospiterà una recita del Teatro Nazionale dell'Opera di Pechino, fondato nel 1955 ma risalente per tradizione al 1790, la cui importanza ed eccellenza possono essere paragonate alle più prestigiose istituzioni musicali occidentali.
L'Accademia Cinese dell'Opera di Pechino ha in repertorio centinaia di titoli, comprende oltre duecento attori scelti e musicisti, oltre ad un team formato da eccellenti drammaturghi, registi, compositori e scenografi. Depositaria di oltre mille anni di storia teatrale cinese, unisce varie forme di espressione artistica come la letteratura, la musica, la danza, la recitazione, la pittura e la scultura in un corpus unico al quale è stato conferito il titolo di "tesoro nazionale". Con i suoi splendidi e sgargianti costumi, basati sull'antico abbigliamento Ming, i suoi interpreti specializzati nelle arti del canto, della gestualità, del parlato e del combattimento - che comprendono cinque diverse modalità espressive della voce, delle mani, degli occhi, del corpo e dell'incedere -, la sua tipica orchestra di strumenti a fiato, a corda e a percussione, l'Opera di Pechino presenterà nella sua unica data fiorentina "La leggenda della dama bianca", una toccante storia d'amore tra un giovane mortale ed una semi-dea (originariamente un serpente che, come vuole il taoismo, dopo migliaia d'anni di apprendistato può assumere sembianze umane e diventare immortale), uno dei quattro grandi racconti tradizionali cinesi, paragonabile per importanza e fama a "Romeo e Giulietta".