Il teatro ignudo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 febbraio 1999 11:31
Il teatro ignudo

Il plot di "Vestire gli ignudi", che passa sino a domenica sul palcoscenico del Teatro della Pergola, si legge sulla carta come un drammone borghese di fine ottocento. Ma il risultato che ne trae Luigi Pirandello non è certo assimilabile al naturalismo romantico stile "Madame Buterfly". Alla tragica vicenda della fanciulla tradita gli spettatori infatti non assistono, al loro arrivo il dramma si è già consumato. La storia viene invece raccontata, reinterpretata da ciascun personaggio, analizzata nelle sue più recondite sfaccettature.

Siamo al cospetto per un verso alla meccanica più tradizionale del teatro, quella della Sacra rappresentazione medievale; per un altro all'affermarsi del teatro contemporaneo, concentrato sul tema della soggettività, o meglio dell'impossibile oggettività. "Vestire gli ingnudi" segue i trionfi internazionali di "Sei personaggi in cerca d'autore" ed "Enrico IV". Soprattutto del primo dei due Vestire è proseguimento e approfondimento, col personaggio del vecchio romanziere, che non ha caso si chiama Nota, cioè "notaio", registratore imparziale delle soggettività altrui, in contrapposizione al personaggio del giornalista, intellettuale dell'emotività, scrittore di "romanzi d'appendice".

E con la protagonista, Ersilia Drei, che ricorda tanto la Figlia dei Sei personaggi e Marta Ajala dell'Esclusa, immagini della condizione femminile, ma anche catalizzatrici caleidoscopiche del diverso "punto di vista".
La regia di Walter Pagliaro sottolinea per quanto possibile questa tematica, riempiendo la scena di specchi e paraventi, che toglie poi, man mano che il processo si dipana, e collocando più volte il vecchio romanziere in mezzo al pubblico, anche lui quasi spettatore, in un gioco di specchi con l'autore.

Al centro Micaela Esdra proiettatissima nel ruolo della protagonista, alla disperata ricerca di "un abitino decente per morire, non avendone mai potuto avere uno nella vita da poter figurare in qualche modo, che non le fosse strappato da tanti cani".

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