"E ballando... ballando", in scena sino a domenica prossima al Teatro della Pergola, si ispira a "Le Bal" diJean-Claude Penchenat. La vicenda si ambienta in una balera, dove i protagonisti danzano senza proferireparola. Eppure non si tratta di balletto, ma di teatro. Lo spettacolo francese raccolse negli anni '80 unclamoroso successo (rilanciato dall'omonimo film di Ettore Scola), dando vita, in un mix di canzoni, danza,costumi e ironia, a una cavalcata musicale attraverso mezzo secolo. Il "come eravamo" anima nel pubblico lanostalgia della propria vita, degli appuntamenti personali con la storia, ma anche con l'arte.
E' dunque il gustodella memoria del presente mentre si fa passato, connotato fondamentale della nostra epoca, che si incontranella popolarità attuale delle foto ricordo, dei video, della ripetizione feticista dei ricordi. Sulla scena Penchenatmuove, fa incrociare, accoppia i 20 personaggi du Bal, che nel corso dello spettacolo invecchiano e vengonosostituiti dai loro figli, trasformandoli in simboli del mutamento francese in una chiave rassicurante, in unavisione ciclica e positiva della storia.
Giancarlo Sepe, regista di "E ballando... ballando" intende offrire unaversione italiana. Sepe destruttura il meccanismo di identificazione/riconoscibilità dei personaggi, creando unpercorso temporale di situazioni a se stante, e soprattutto giudica il presente, descrivendolo come lo sperperodell'entusiasmo di un tempo, incupito dai nostri errori. Quando però Sepe abbandona la meccanicadrammaturgica di Penchenat lo spettacolo perde di leggerezza e leggibilità.