Il 25 aprile i sindacati hanno proclamato lo sciopero del commercio per cercare di far venire meno il personale ai negozi che hanno deciso di continuare ad offrire i propri servizi. Nell’area fiorentina, il centro commerciale i Gigli ha colto l’occasione per promuovere la propria apertura con una campagna pubblicitaria basata su uno slogan “Lo shopping è una liberazione”.
Sindacati, Anpi e Pd si sono risentiti ricordando le nefandezze fasciste e naziste anche sul territorio dove si trova questo centro commerciale. Il segretario della Filcams Cgil Firenze Maurizio Magi scrive una lettera aperta al direttore del Centro Commerciale di Campi Bisenzio (“scelta vergognosa, si rimuovano quegli slogan”) e una al presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“la vogliamo mettere a conoscenza di questo fatto come Garante della Repubblica”). “Intollerabile relativizzare il valore della libertà dal nazifascismo e dai regimi totalitari e autoritari inscritto nel 25 aprile”.
"Ci viene in mente un vecchio slogan del secolo scorso “Non festa ma lutto” (1), ché sembra quello auspicato da chi contrasta che il 25 aprile sia il giorno della festa della libertà e che, proprio per questo, ognuno sarebbe libero di festeggiare come crede -interviene Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- Invece no: ci vorrebbero tutti ai cortei e alle commemorazioni ufficiali, con facce tristi e contrite per il ricordo della fine della macelleria del nazi-fascismo. Oppure al lavoro solo quelli che garantiscono anche i servizi per le feste ufficiali (bar, ristoranti, trasporti, servizi vari legati al turismo e al funzionamento delle amministrazioni, sanità, etc).
Ipocrisia retrò! Talmente ottusa che chi la lancia e rilancia ogni festa comandata, non si rende conto che ogni volta è un flop, proprio perché la libertà di base è quella individuale e non quella quella di esser liberi di partecipare ai funerali o starsene in casa rimuginando l’orribile passato.
Per noi il 25 aprile, in modo particolare, è quello della libertà: dei consumi, dei pensieri, delle speranze, dei sogni e delle feste. Crediamo sia questa la differenza con le feste imposte dai regimi autoritari di varia tacca.
Quest’anno poi, col rigurgito fascista presente anche ad alti livelli delle istituzioni, la migliore risposta non sono i funerali e i visi contriti, ma le capacità individuali di dire no al nazi-fascismo ognuno a proprio modo".