Zaki: un anno in prigione

Giani e Nardini: “Anche la Toscana chiede a gran voce che sia liberato". Approvata all’unanimità una mozione che ne chiede la scarcerazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 febbraio 2021 20:48
Zaki: un anno in prigione

Firenze– “Ogni minuto di libertà ingiustamente sottratto è un oltraggio intollerabile e per Patrick Zaki questo oltraggio dura da un anno. La mobilitazione, in Italia e nel mondo, per ottenere la sua liberazione è stata ampia, ma occorre fare di più. La lotta per i diritti umani è nella storia della Toscana e anche in questa battaglia, come in quella per fare giustizia sull’omicidio di Giulio Regeni, faremo sentire la forza del nostro impegno”.

Così il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, nel giorno che segna l’anniversario dell’arresto del giovane ricercatore egiziano da parte delle autorità del suo paese. Da quel 7 febbraio 2020, Zaki, che frequentava un master all’Università di Bologna, si trova in carcere, con accuse, mai provate, che vanno dalla propaganda sovversiva al terrorismo.

Patrick Zaki – sottolinea l’assessora a università, politiche di genere e diritti umani, Alessandra Nardini – va restituito alla sua vita. Deve, come tutti i ragazzi e le ragazze della sua età, poter tornare dai propri affetti e potersi dedicare agli studi. E anche lottare, in piena libertà, per tutelare ovunque diritti umani e pari opportunità. Nei prossimi giorni esporremo dal palazzo della Regione una sua immagine: sarà un modo per ricordare a tutti l’importanza e l'urgenza di questo impegno collettivo".

Nei giorni scorsi è stata approvata dal Consiglio regionale, con voto favorevole all’unanimità, una mozione in merito alla scarcerazione preventiva dell'attivista per i diritti umani. L’atto, che vede come primo firmatario Vincenzo Ceccarelli (Pd), impegna la Giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Governo italiano affinché, in merito all’arresto di Zaki, “venga garantito, con il costante coinvolgimento della comunità internazionale, l’immediato e pieno rispetto dei diritti anche in considerazione delle condizioni di salute che ne rendono inopportuna la permanenza in carcere nell’attuale situazione di pandemia da Covid-19, che coinvolge anche l’Egitto”.

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