L'Italia dei castagni rischia di scomparire

E’ l’allarme lanciato dagli apicoltori italiani dagli stati generali del settore a Montalcino. 2,5 miliardi di euro è il valore reale del business del miele italiano, se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 settembre 2011 17:04
L'Italia dei castagni rischia di scomparire

Montalcino, 10 settembre 2011- L’Italia dei castagni, di cui la Penisola con i suoi 800.000 ettari è prima in Europa per estensione (15% dell’intera superficie boschiva italiana) rischia di scomparire: "ce lo dicono le api, “sentinelle” ambientali per eccellenza, alla ricerca di fiori da impollinare per produrre una delle varietà di miele più amate”. A lanciare l’allarme sono gli apicoltori italiani riuniti agli stati generali del settore alla “Settimana del Miele” di Montalcino (fino a domani).

“Rispetto agli altri Paesi del mondo, le nostre api stanno bene - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unaapi - e tornate in salute grazie alla sospensione dei neonicotinoidi, insetticidi killer che spopolano gli alveari, il valore reale del business del miele italiano, se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura, supera i 2,5 miliardi di euro”. In una produzione 2011 stimata sui 130.000 quintali che vede scendere in campo 75.000 apicoltori con 1,1 milioni di alveari, il rischio è di perdere una delle eccellenze del miele made in Italy, il castagno, per l’inesorabile diffusione del cinipide, parassita che provoca il disseccamento di gran parte delle chiome, distruggendo questa specie vegetale, che rappresenta uno dei principali componenti del nostro equilibrio idrogeologico e che fornisce uno dei prodotti più importanti e diffusi da sempre nella nostra alimentazione.

E il segnale arriva dalle api, dirette responsabili degli equilibri ambientali e delle produzioni agricole del nostro Paese, grazie al loro preziosissimo lavoro di impollinazione, che non riescono più a trovare fiori da impollinare per produrre una delle varietà di miele che vede un sempre maggiore apprezzamento da parte dei consumatori per le sue peculiarità organolettiche. “La speranza degli apicoltori - aggiunge Panella - è tutta riposta nella celere diffusione di un predatore del parassita, un insetto che viene allevato e lanciato in tutto il Paese dalle amministrazioni regionali - in coordinamento con il Ministero dell’Agricoltura - per realizzare la lotta biologica.

Contenimento che può dare importanti risultati solo se verrà sufficientemente diffuso lo specifico predatore. E a rischio, non c’è solo il miele di castagno, ma anche l’eucalipto: negli oltre 60.000 ettari a eucalipto del nostro Paese si è diffuso quest’anno un parassita “d’importazione” (un insetto simile ad una piccola vespa) che provoca effetti disastrosi, prima con defogliazione e quindi con la morte delle piante”.

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