Antitrust: Google News altera la concorrenza, in un paese dove non esiste

In tanti paesi del terzo mondo l'Antitrust non c'è. Ed è meglio che assistere ad un ente pubblico che ipotizza che Google impedisca agli editori dei giornali di scegliere liberamente le modalità con cui consentire la pubblicazione delle notizie on line.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 agosto 2009 16:01
Antitrust: Google News altera la concorrenza, in un paese dove non esiste

di Nicola Novelli PERPIGNAN - In questi giorni mi trovo a Perpignan per assistere alle esposizioni del Festival Internazionale di Fotogiornalismo. E non vi nascondo che con un certo sollievo constato che qui la notizia non ha avuto rilievo. Invece dall'Italia alcuni amici mi hanno telefonato per raccontarmi che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un'istruttoria nei confronti di Google Italia, per possibile abuso di posizione dominante.

Commentano che siamo a livello del terzo mondo, ma io li correggo, perché, almeno in tanti paesi del terzo mondo l'Antitrust non esiste. Ed è già meglio che assistere ad un ente pubblico che, su segnalazione della Federazione Editori Giornali, ipotizza che Google impedisca agli editori di scegliere liberamente le modalità con cui consentire l'utilizzo delle notizie pubblicate sui propri siti internet. Se la notizia si fosse diffusa anche in Francia, temo che quelli che scoprono che sono italiano mi chiederebbero perché l'Antitrust si preoccupa di Google News, anziché delle televisioni del Presidente del Consiglio, che è proprietario di metà dei canali TV terrestri e di una discreta fetta di giornali e radio.

Oppure mi chiederebbero perché l'Antitrust italiano non riesce a far rispettare le norme sulle concessioni televisive terrestri, o la concentrazione pubblicitaria in TV, tutte in deroga alle direttive UE ed ampiamente sanzionate a Bruxelles. Invece il Presidente dell'Autorità Garante se la prende con l'algoritmo di Google che, secondo la Fieg, determinerebbe in modo unilaterale la visibilità degli articoli, potendo favorire un soggetto a scapito di un altro. In effetti il modo in cui l'algoritmo opera la riorganizzazione dello scibile mondiale puo' risultare poco comprensibile in un paese in cui le cose vengono determinate in modo familistico, lobbistico, spartitorio, nepotista, comunque non in maniera trasparente, oggettiva, quantitativa, come fanno ininterrottamente da anni decine di migliaia di computer che Google, ha sparpagliato in tutto il mondo.

Fa quasi sorridere pensare che qualcuno possa considerare la migliore intuizione scientifico-commerciale degli ultimi 15 anni un ostacolo allo sviluppo economico italiano e in un settore poi, quello della carta stampata, che è in agonia a livello globale. Certo, si dirà, « avete il dente avvelenato », perché Google News ha decretato la fortuna dei giornali on line come il nostro. E' vero: Nove da Firenze è una storica fonte per i principali motori di ricerca, tra i quali si segnala per la sorprendente indicizzazione su tantissimi argomenti di www.google.it.

Circa l'85% dei nostri accessi è generato proprio da ricerche effettuate sui motori. Ed è grazie alle opportunità offerte a nuove risorse da Google News che si sono potute azzerare anche in Italia le tradizionali categorie dell'informazione. Ma cio' è potuto accadere anche perché, mentre Nove da Firenze negli anni accumulava un archivio che raccoglie ormai più di 74.000 notizie, oltre 37.000 link ad altri siti e quasi 8.000 foto, altri facevano esperimenti fallimentari come aprire mastodontiche redazioni, poi richiuderle, proporre notizie on line a pagamento, poi tornare sui propri passi.

Insomma: come si dice? Nel regno dei ciechi... E' in questa specie di deserto dell'informazione e della cultura, che il piccolo scarfaggio di Nove da Firenze è riuscito a sopravvivere e gradualmente a crescere, sino a superare nel giugno 2009 le 330.000 visite e le 550.000 pagine viste al mese. Ben inteso, noi non crediamo che l'attuale assetto della rete sia il migliore dei mondi possibili e siamo convinti che il monopolio della conoscenza digitale possa contenere in se aspetti pericolosi, sopratutto per la salvaguardia delle culture altre da quella anglofona.

Per la tutela dell'identità culturale italiana molto si sarebbe potuto fare in questi anni. E quando ci è stata data la possibilità abbiamo sempre esortato (con proposte originali) gli enti pubblici a farsi carico di questa responsabilità conservativa e di organizzazione del patrimonio intellettuale digitalizzato. Invece l'Italia istituzionale ha scelto di andare in altra direzione. Quella di sperperare una fortuna di milioni di euro con progetti quali www.Italia.it del Ministro dell'Innovazione Lucio Stanca.

E anche a livello locale abbiamo il nostro bell'investimento regionale da milioni di euro in un sito che, anziché indicizzare e promuovere le migliori realizzazioni toscane on line, fa fatica a ricordare agli utenti la propria esistenza, mentre prova maldestramente a fare concorrenza ai siti dell'imprenditoria, o dell'associazionismo. E allora, visto che Nove da Firenze dal 1997 continua ad essere il primo giornale fiorentino on line, con oltre 200.000 visitatori unici/mese, prendiamo coraggio e usciamo allo scoperto.

Anche noi ci autodenunciamo al Comitato regionale per le comunicazioni: che il Corecom, organo di gestione della Regione Toscana in materia di comunicazione, apra un fascicolo su di noi! Forse, nel suo piccolo, anche Nove da Firenze, come Google News, con una posizione dominante altera la concorrenza nel mercato della raccolta pubblicitaria online?

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