La Regione Toscana boccia il Piano Strutturale del Comune di Firenze sia dal punto di vista disciplinare che metodologico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 agosto 2005 20:16
La Regione Toscana boccia il Piano Strutturale del Comune di Firenze sia dal punto di vista disciplinare che metodologico


di Maurizio De Zordo, architetto urbanista
e Ornella De Zordo, consigliera comunale



E' quanto emerge dall'Osservazione prodotta nel febbraio scorso, di cui oggi Unaltracittà/Unaltromondo ha preso visione. 24 pagine di critiche circostanziate e rilievi di tale portata da non lasciare dubbi: questo Piano così com'è non va bene. E' la rinuncia del soggetto pubblico ad un governo organico del territorio e non basterà certo un maquillage superficiale per ridare all'amministrazione fiorentina il ruolo che gli compete.

Si rilevano pesanti elementi di incompletezza su argomenti importanti, quali il quadro delle conoscenze di base, la valutazione degli effetti ambientali, i settori economici, l'edilizia sociale, le infrastrutture e la mobilità, il verde. Carenze che già da sole richiedono una sostanziale rielaborazione del Piano alla luce di nuovi elementi. Ma ci sono aspetti che assumono anche maggior rilevanza e che riguardano l'aspetto progettuale e normativo. Manca il corretto rapporto fra conoscenze, obbiettivi, previsioni e valutazione dei loro effetti: le trasformazioni si rivelano arbitrarie, non sufficientemente considerate le loro conseguenze.

Inoltre la parte normativa è drammaticamente vaga e incompleta: "nel complesso la disciplina del Piano Strutturale appare generica e carente […] non sviluppa adeguatamente gli indirizzi e i criteri per le trasformazioni da attuare". La gravità del quadro che emerge dall'analisi della Regione Toscana implica la rinuncia da parte del Comune di Firenze al governo del territorio, al proprio ruolo di forte indirizzo delle trasformazioni, alla elaborazione di una propria idea di sviluppo della città.

Un esempio? Per l'area della Manifattura Tabacchi si dice che si potrà realizzare "un polo di attività di ricerca applicate al restauro", con commercio e residenza, oppure "un polo di attività culturali di rango regionale", ma anche "funzioni diverse da quelle indicate". Insomma vi si potrà fare tutto e il contrario di tutto. Questo atteggiamento corrisponde a un ribaltamento metodologico e culturale del significato e della funzione stessa dell'Urbanistica: non più strumento dell'amministrazione per definire un disegno delle trasformazioni urbane che, nel rispetto dei valori ambientali e territoriali, costituisca il quadro entro cui il soggetto privato si inserisce.

Qui si lascia che le trasformazioni della città vengano contrattate caso per caso dai pochi soggetti privati con adeguata capacità di investimento. L'Osservazione regionale, insieme alle assonanti posizioni espresse da cittadini e associazioni in questi mesi, diventa un'opportunità per ridefinire la strategia progettuale della pianificazione al fine di dare a Firenze un Piano Strutturale degno di questo nome. Un'altra idea di sviluppo è possibile, quello che non si misura con i metri cubi di cemento e i milioni investiti ma sulla salvaguardia dell'interesse collettivo.

Che si apra allora su questo un dibattito fra le tante competenze presenti in città.

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