FIRENZE- E se non fosse un caso che la voragine si sia aperta proprio in quel punto del Lungarno Torrigiani? In attesa che l'inchiesta amministrativa e quella giudiziaria stabiliscano le responsabilità, è utile voltarsi indietro e consultare la storia di Firenze. Scopriremo la particolarità dell'area cittadina dove si è aperta la voragine.
Com'è noto quel tratto di lungarno è una realizzazione recente, all'epoca della Firenze capitale. Ma se andiamo a ritroso nei secoli troveremo che gli abitanti della zona usavano chiamare “Le rovinate” il tratto di via de' Bardi dove molte case erano state ripetutamente distrutte dal franare del declivio roccioso soprastante.
E' un fatto storico che il giovane Bernardo Buontalenti rimase sepolto sotto le macerie di una di queste frane. Lodovico delle Colombe nel libro 'Contro il moto della terra' (redatto tra 1610 e 1611), contesta i fondamenti delle asserzioni galileiane con la seguente espressione: "Il fabricar sopra questi fondamenti precipitosi, mi fa ricordare di coloro che muravano su le Rovinate della via de' Bardi, la dove, sendo gli edifici caduti una volta, non mancò chi ve ne rifece di nuovo".
Nel 1547 infatti il poggio antistante Santa Lucia de' Magnoli franò insieme ad altri 18 edifici. Per questo la chiesa fu volgarmente chiamata "Santa Lucia delle Rovinate". Tanto che Cosimo I de' Medici, secondo Duca di Firenze e, in seguito primo Granduca di Toscana, emanò un editto che proibiva -temporaneamente- la ricostruzione delle case. In realtà il luogo di culto era già stato danneggiato dagli smottamenti della collina di San Giorgio nel 1284 e nel 1373. Riconsacrata nel 1586 alla presenza di papa Alessandro de' Medici, la chiesa fu nuovamente riconsolidata nel 1732.
Il palazzo Capponi alle Rovinate si trova lì accanto, in via dei Bardi 36, con un accesso anche su Lungarno Torrigiani 25. Il palazzo, proprietà di un ramo della famiglia Capponi, fu detto "delle Rovinate" proprio perché era prospiciente la Costa dei Magnoli, chiamata anche Poggio delle Rovinate per i frequenti smottamenti del crinale collinare. La facciata sul lungarno fu invece edificata tra il 1872 e il 1878, quando venne realizzata la strada lungo il fiume, su progetto di Luigi Del Sarto e Raffaele Canevari, nell'ambito del piano regolatore approntato da Giuseppe Poggi.
Del progetto fu incaricato lo stesso Poggi che, dato il poco spazio disponibile fra il fiume e il prospetto posteriore (visto l'andamento a forcella di via de' Bardi), decise un drastico ridimensionamento della fabbrica, sacrificando non solo l'orto, le stalle e le scuderie (come accadde per altre proprietà della zona), ma una porzione degli ambienti del palazzo, con tagli pesanti sul lato verso Ponte Vecchio.
Probabilmente alla mobilità della collina ha concorso la ricca presenza di corsi d'acqua che scorrono giù verso l'Arno. Oggi interrati e invisibili, in epoca medievale alimentavano mulini. Un ricordo di quell'epoca è il toponimo Via del Canneto, la piccola via, a due passi dai Lungarni che sale sù da Via de' Bardi. Il nome attuale di questo vicolo pittoresco conserva il ricordo di quando, perpendicolari all'Arno, scorrevano torrentelli circondati da canneti acquitrinosi. Via del Canneto è caratterizzata dagli archi che la attraversano, costruiti appunto come rinforzi per gli edifici.