Pitti Filati e Vintage Selection alla Fortezza da Basso: buono il riscontro da parte degli addetti ai lavori, meno per gli amatori e gli appassionati del settore
L’evento di rito che chiude la manifestazione più modaiola della città del Giglio è la Vintage Selection. Una full immersion nelle collezioni passate che è anche una sessione di studio per quelle ancora da abbozzare.
Un pubblico duplice, quello degli addetti ai lavori e quello dei normali acquirenti, che ha sempre caratterizzato la fiera fiorentina dedicata al Vintage, tanto che nel 2016 si è deciso di differenziare i due appuntamenti stagionali organizzando l’edizione estiva in un padiglione della Fortezza da Basso e quella invernale alla vecchia Stazione Leopolda.
Una scelta che però non sempre convince gli espositori: condividere lo stesso ambiente con Pitti Filati, il salone di Pitti Immagine dedicato alla migliori filature italiane e internazionali e alla presentazione dei giovani designer crea senza dubbio maggiori possibilità di interscambio tra operatori del settore ma impone anche una selezione molto più esclusiva. Decisamente meno allettante invece per gli amatori o semplici curiosi visto il numero ridotto di aziende espositrici e prezzi meno alla portata del grande pubblico.
La rassegna estiva si caratterizza così per una selezione di capi firmati e iconici, una manna per i nuovi stilisti delle storiche case di moda intenzionati a recuperare modelli del passato da riattualizzare o anche solo a costituire l' archivio della propria maison.
Fanno bella mostra le follie creative di un Moschino anni 80 che con i suoi blazer e le sue giacche è ancora oggi fonte d’ispirazione per chi ama fare della moda un gioco, la discreta e perciò potente femminilità dei capospalla Chanel, l’eleganza immutata del nero Armani, gli indimenticabili cappotti cammello di Ermés o le borse scrigno di Roberta di Camerino, lo storico trench in gabardine di Burberry, ma anche i volumi ampi e le citazioni artistiche di un riscoperto Romeo Gigli.
Ma il Vintage non è più solo questo: alta moda e grandi nomi. Il Vintage fa tendenza da un po’ e il presente guarda al passato con sempre più insistenza, curiosità, ammirazione. Non è più solo un pubblico di nicchia a essere interessato a capi e accessori d’epoca; diventati da anni oramai un’ottima alternativa alla massificazione dei low cost, ma anche esercizio di stile per i più estrosi, divertente gioco per i più curiosi.
Il settore si è adattato ai tempi, ha scelto forme alternative di ricerca e di esposizione, più economiche e più dirette. La rete raccoglie una domanda sempre più varia, ibrida, meno raffinata e filologica forse, ma desiderosa alla quale risponde con marketplace dedicati al mondo vintage e al lusso di seconda mano come Vestiaire Collective, Etsy, Vintage Boutique (gruppo Asos) fino all’esplosione di app che coniugano e-commerce e social network come Depop e simili.
Non solo commercio dunque ma anche comunicazione: ecco che Virginia Becket, Vintage Afropicks o Josephinede_vintage fanno capolino sul mercato con le loro vetrine Instagram, spesso nessun negozio fisico e un pubblico di affezionatissime buyer. Una ricerca attentissima la loro, competente, raccontata magistralmente e a prezzi decisamente più accessibili fedeli all'idea che il Vintage è Cultura e dunque va condiviso.
Nel frattempo in giro per le maggiori città italiane, Bologna e Milano su tutte, si sono moltiplicati mercatini, fiere, esposizioni per cultori o semplici appassionati. Insomma le alternative agli appuntamenti un tempo considerati cult non mancano.
Tanti i nomi che hanno deciso negli anni di non confermare più la loro presenza alla Vintage Selection per via di costi sempre più elevati (prezzo medio di uno stand: 3.000 euro) e un ritorno di vendite e d’immagine non sempre all’altezza delle aspettative. Spiace dunque che Firenze che pure è stata pioniera nella valorizzazione di un settore in tempi in cui era sconosciuto ai più, oggi perda terreno.
Il Vintage con i suoi campionari, le sue firme, le sue maison, le sue icone è un album dei ricordi che recupera dal passato i vari volti del nostro passato recente, i nostri tentativi, ciò che siamo riusciti ad essere e ciò che avremmo voluto diventare. Un album dei ricordi però tutt’altro che malinconico e fine a se stesso dove le possibili combinazioni restano molteplici e personalissime. Una storia che dal passato continua ad anticipare il futuro tanto da costituire nonostante tutto l'unica vera avanguardia all'interno di Pitti Immagine.