Il rispetto dei termini di utilizzo degli stanziamenti (delibera Cipe del 10 agosto 2016 numero 25), relativi alle infrastrutture viarie della Toscana, induce alla modifica della normativa in materia di pianificazione del territorio. Modifica che prevede la contestuale variante degli strumenti urbanistici al momento dell’approvazione dei progetti in conferenza dei servizi. Sono questi i capisaldi della proposta di legge sulla viabilità regionale e gli accordi di programma per le opere pubbliche di interesse strategico che il Consiglio ha approvato a maggioranza.
Ha votato contro la Lega. Astenuti Movimento 5 stelle, Sì – Toscana a sinistra, Gruppo misto/Tpt, Forza Italia e Fratelli d’Italia. La Regione, per effetto del riordino delle funzioni provinciali (legge 22/2015), ha competenza diretta in tema di realizzazione di opere sulla viabilità. La legge interviene per scongiurare la revoca delle risorse previste e riprogrammate del Fondo per lo sviluppo e la coesione, comprese quelle in corso di pubblicazione.
Risorse sbloccate a partire da gennaio 2016 e consistenti in oltre 106 milioni. Entro il 31 dicembre 2019, infatti, dovranno essere già stati aggiudicati gli appalti dei lavori. Da qui la possibilità che l'approvazione del progetto delle opere previste in conferenza dei servizi possa costituire contestuale variante agli atti di governo del territorio. Per snellire e semplificare le procedure, si interviene sugli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica dei Comuni consentendo di apportare varianti attraverso gli accordi di programma, previsti dalla legge 35/2011 (Misure di accelerazione per la realizzazione delle opere pubbliche di interesse strategico regionale e per la realizzazione di opere private) anche per le opere di interesse strategico regionale, che insistono su aree all'esterno del territorio urbanizzato.
Sul testo, illustrato dal presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli (Pd), si è articolato un lungo dibattito durante il quale è stato respinto l’emendamento presentato dal presidente del gruppo Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi. Tale emendamento richiedeva l’inserimento (al comma 1 dell’articolo 1) di un termine di 15 giorni da concedere alle amministrazioni comunali per esprimere un parere su eventuali varianti agli atti di governo del territorio.
Un tentativo, ha spiegato lo stesso Marcheschi, di “buon senso” sostenuto anche dal consigliere del Movimento 5 stelle Giacomo Giannarelli che ha ricordato la legge vigente (65/2014) e in particolare l’articolo 34 che fissa un termine per la presentazione di osservazioni.
“Questo è il vero nodo: individuare un limite temporale” ha spiegato.
In risposta al contenuto dell’emendamento è intervenuto l’assessore all’Urbanistica Vincenzo Ceccarelli che ha parlato del rischio di “incidere sulle regole che stanno alla base della conferenza dei servizi. In tutti i casi – ha aggiunto – in quella sede siedono e partecipano anche i sindaci che esprimono un parere”. “Garantisco che non si sottrae democrazia, semmai si semplificano e snelliscono le procedure” ha aggiunto ricordando, a tale conferma, anche il parere favorevole e unanime del Consiglio delle autonomie locali.
In sede di dichiarazione di voto Giannarelli ha annunciato l’astensione pur “comprendendo le ragioni dell’atto”. “La necessità di sburocratizzare e snellire l’iter è pacifica, ma questo non può voler dire semplificare al ribasso”. Per il consigliere la strada giusta sarebbe una “riforma di tutte le norme regionali in materia” e dovrebbe passare per un “aumento del personale, assicurando loro tutela e qualificazione”. E sulle possibilità date alla conferenza dei servizi, Giannarelli ha manifestato perplessità anche per il potere di espressione su “terreno non urbanizzato e terreni agricoli”.
“Una normativa che si è resa necessaria grazie a un’opportunità straordinaria come quella della delibera CIPE del 10 agosto 2016 che ha sbloccato finanziamenti per oltre 106 milioni di euro per le infrastrutture viarie toscane, a cui si vanno a aggiungere altri provvedimenti riferiti a ulteriori risorse messe in campo dal CIPE. Obiettivo di queste modifiche di legge è rendere più celere la realizzazione di opere strategiche regionali, evitando il rischio opposto, ovvero quello della revoca dei finanziamenti,che accadrebbe se entro il 31 dicembre 2019 non si concludessero i passaggi necessari e vincolanti per l’aggiudicazione degli appalti dei lavori.
Per questo il passaggio in conferenza dei servizi e l’approvazione in questa sede dei progetti va a costituire contestuale variante degli atti di governo del territorio. In poche parole diventa determinante l’utilizzo di questo strumento per proseguire nelle procedure, ottenendo così una semplificazione burocratica importante, decisiva per una realizzazione certa e rapida delle opere in questione. Con questa proposta di legge inoltre si rende possibile apportare varianti, concertate con gli enti locali, agli strumenti di pianificazione territoriale in materia di opere strategiche regionali, anche nel caso siano interessate aree o immobili esterni al perimetro del territorio urbanizzato.
Finora tale possibilità non era prevista e la limitazione al territorio urbanizzato rendeva complicato operare in diverse situazioni relative alla viabilità regionale. Il risultato che si consegue è quindi ampliare le possibilità di semplificazione e snellimento procedurale in modo da velocizzare e razionalizzare le azioni necessarie alla realizzazione di infrastrutture viarie attese da tempo dai cittadini toscani. La proposta approvata oggi aveva già avuto l’ok unanime dal Consiglio delle autonomie locali”. Così Stefano Baccelli, presidente commissione Ambiente, territorio e infrastrutture, illustrando in aula le modifiche di legge approvate nella seduta odierna del Consiglio regionale.
“Per non rischiare di perdere risorse si forza la mano. A me pare una sorta di commissariamento della Regione nei confronti dei Comuni e mi interrogo sulla sua legittimità” ha dichiarato la capogruppo della Lega Elisa Montemagni. Rivendicando il compito di “agevolare le amministrazioni periferiche, snellire le procedure perché c’è bisogno di fare”, la capogruppo ha comunque “compreso” lo spirito delle modifiche, ma ha ricordato anche il “grande ritardo sulle opere accumulato”.
Sul punto già sollevato di “automatismo” della conferenza dei servizi si è espresso anche il capogruppo di Sì – Toscana a sinistra Tommaso Fattori: “Siamo perplessi. Ci pare una diminuzione del coinvolgimento dei Comuni peraltro già espropriati con la legge precedente” ha detto stigmatizzando che “quella in discussione va anche oltre, estromettendo il Consiglio regionale”.
Condivisione sullo spirito, ma critiche per “dover lavorare sempre in urgenza” sono state sollevate da Monica Pecori (Gruppo Misto/Tpt) che si è dichiarata d’accordo a scongiurare la perdita di risorse, ma ha stigmatizzato il “taglio completo della rappresentanza dei cittadini”.
Favorevole allo snellimento delle procedure e per un’accelerazione si è dichiarato Maurizio Marchetti (Fi), che si è comunque interrogato sulla legittimità del provvedimento e che sui contenuti ha osservato: “Si cerca di fare un passo avanti, perché non è stato fatto abbastanza prima”. Il consigliere ha poi fatto i conti su 22 interventi strategici rilevando che lo stato di avanzamento dei lavori di 16 è a “quota zero”, tre progetti “oscillano tra l’1 e il 5 per cento”, i restanti tre sono stati realizzati “in qualche maniera”.
“Siamo passati da una fortissima critica alla legge obiettivo, a quella regionale del 2011 con l’inserimento di una salvaguardia per le opere strategiche indicate dal Consiglio. Abbiamo attraversato la stagione Marson (assessore all’Urbanistica nella passata legislatura ndr) durante la quale non si poteva far nulla e oggi si affronta un nuovo provvedimento legato al Piano infrastrutture e mobilità, che sfugge al controllo del Consiglio” è stata la posizione espressa da Marcheschi.
La legge entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione sul Burt.