La farmaceutica ha trovato casa in Toscana e la Gsk a Siena in particolare: un'azienda che impiega 100 mila collaboratori in 115 paesi nel mondo, l'unica del settore biotech che ricerca, sviluppa e produce vaccini in Italia. La Gsk è leader nel mondo per questa produzione, a Siena e a Rosia, nel comune di Sovicille, conta un centro di ricerca di sviluppo globale (altri due sono in Belgio e negli Stati Uniti) e uno stabilimento produttivo, dà lavoro ad oltre duemila persone ed oggi ha inaugurato un nuovo edificio, grande 8700 metri quadri, destinato al controllo di qualità, risultato di un investimento di 42 milioni di euro. Un'operazione strategica per lo stabilimento italiano, che nel solo 2018 ha distribuito 47 milioni di dosi di vaccini in 54 diversi paesi nel mondo.
La Gsk è a Siena dal 1904: poi, in Italia, si è allargata a Verona nel 1932, in provincia di Parma dal 1984 e nel milanese dal 1992. Non era però scontato, ricorda il presidente della Toscana, che il settore farmaceutico si conservasse in questi territori o addirittura si sviluppasse. Se è successo, ricorda, è dipeso anche da alcune scelte della Regione: ad esempio il centro "Toscana Life Sciences", che la Regione ha promosso e rilanciato e serve appunto al trasferimento della ricerca al settore farmaceutico.
Il presidente della giunta spiega come la Toscana sia seconda nella ricerca in Italia. E lo si deve alle sue università. Di recente invece, aggiunge, la Regione ha deciso di investire con gli Its, gli istituti tecnici superiori, sulla formazione anche per il settore farmaceutico degli studenti che escono dalle scuole superiori. Importantissimo poi, sul fronte della logistica, è stato l'accordo firmato nei giorni scorsi per la realizzazione del magazzino farmaceutico che si insedierà a Livorno e che, dice, costituirà un'occasione di risparmio per la Toscana: una struttura avanzata, dove telematica ed uso dei big data vanno a braccetto, che potrà contare sulla vicinanza del porto, della ferrovia e dell'aeroporto. Un vantaggio competitivo, che porterebbe la Toscana ai livelli di Milano e Roma, e una boccata di ossigeno per un'area che più di altra ha sofferto la crisi e a cui porterà nuovi posti di lavoro.
Sull'attrazione degli investimenti dall'estero la Toscana si è dotata dal 2010 di un'apposita struttura, snella, che dipende direttamente dalla presidenza della Regione. Aiuta aziende e imprenditori a districarsi tra norme, burocrazia ed opportunità, li aiuta nei contatti con i territori e i diversi enti, facilita i rapporto con le università e con il sistema delle piccole e medie imprese.
Ma la difesa del settore farmaceutico, conclude Rossi, si fa anche attraverso l'impegno a diffondere la cultura scientifica, cosa che compete alle istituzioni. A proposito di vaccini rammenta come la Toscana, prima in Italia, abbia fatto una legge che ha aumentato le vaccinazioni. E poi, ripete, c'è la battaglia per una politica rigorosa sull'appropriatezza delle prescrizioni dei medicinali e sull'equivalenza dei generici: la sola strada a suo dire, che la Regione Toscana ha imboccato anni fa, capace di consentire un controllo della spesa (con l'uso dei generici) ma anche permettere il sostegno all'introduzione di farmaci innovativi, che costano (per la ricerca che hanno dietro) ma che consentono di curare meglio i cittadini ed attrarre dall'estero pure le aziende che vi investono. Altre strade per il presidente della Toscana, quelle dettate da chius ure nazionalistiche, non portano a niente.