Sette reti tutte in una serata. I più giovani si ricordano quelle rifilate alla Roma nel gennaio di cinque anni fa, era Coppa Italia e comunque finì 7-1 con le copiose lacrime dei telecronisti Rai, “no, la Roma non può essere questa...”. I meno giovani invece ricorderanno un altro 7-1, in casa dell’Atalanta, mattatore quel Kurt Hamrin che tanti ma proprio tanti accostano sempre più a ragione ad Albertino Gudmundsson, tutti si aspettano di rivederlo in campo a tempo pieno ma comunque anche nel gelido part-time del mini-Franchi contro i modestissimi (un super-superlativo non c’è, peccato, qui ci vorrebbe davvero) quando ha acceso la luce erano vampate di sole pieno. Ma sette a zero in casa pare sia successo solo altre due volte, campionato 1958-59 con l’Udinese, Coppa Italia 1969-70 (lo scudetto sulle maglie...) con il Bari.
Sette reti, e potevano essere di più: pronti via e la butta dentro subito Kean dopo velo di Kouamé e pasticcio, il primo di tanti, dei bianconeri austriaci, strisciati proprio come quelli di Torino ma magari più simpatici, ottimi corridori ma nulla di più agli ordini di quel Markus Schopp che è negli annali italiani e non solo per l’assist all’ultimo gol di Baggio nel Brescia con Mazzone. La butta dentro, Kean, ma il Var dice al modestissimo – pure lui – arbitro magiaro Berke che il puntero viola se l’è accomodata con un braccio. E comunque ci riproverà caparbio, Kean, una botta sul portiere in uscita e un’altra dopo ottima giocata, bella violenta a scheggiare il sette, e poi tante botte prese, anche in faccia, e al solito tanta generosità nel fare reparto.
Segni di salute, sua e della squadra. Vabbè, dai, facciamo finta che sia stata una partita vera, magari con questi qua – ricchi di storia ma già settimi in un campionato non irresistibile come quello austriaco, a 16 punti dalla prima che è lo Sturm Graz oggi 29esimo in Champions – ci avrebbe vinto pure la Primavera della Fiorentina. Che intanto regala al pubblico del Franchi un altro ragazzino vispo, Jonas Harder, classe 2005, italo-tedesco di professione playmaker, bella accoppiata in campo con il 2006 Tommaso Martinelli, regalo della Befana essendo nato un 6 gennaio: e così continua la striscia dei ragazzini in campo, Kayode si conosce, Rubino si è affacciato, Bianco si aspetta che torni, e magari non solo lui. C’è futuro, dai.
E c’è presente, se solo si fa finta che sia stata una partita vera. Finita in realtà al 12’ di gioco, quando il Lask non riesce ad approfittare dell’unica distrazione là dietro, Kayode che invece di lasciar sfilare il pallone fuori lo appoggia di petto a Martinelli, si intrufola Entrup ma la carambola con Martinelli finisce sulla traversa e poi fuori. Chiuso lì, di lì a poco c’è il 2-0 e poi tutto scivola fino alla goleada finale, con il rischio di un possibile 8-0 perché sul 91’ Berke fischierebbe un secondo rigore, che sarebbe netto se però Kouamé non avesse dettato l’assist in fuorigioco. Insomma, facendo finta che sia stata una partita vera ci sono spunti interessanti.
Palladino deve rinunciare a Cataldi – ahi, speriamo che a Bologna ci sia – e affida le chiavi del centrocampo a Mandragora e Richardson. Buona scelta: il primo fa il play davanti alla difesa, il marocchino svaria parecchio, gioca una marea di palloni, e soprattutto mostra personalità chiara, altra cosa dal Compitino che mi è piaciuto simpaticamente sfotticchiare altre volte, fino a siglare anche il suo primo gol in viola, bella inzuccata su precisa parabola di Sottil.
Già, Sottil: doppietta, il primo facilissimo su bell’assist di prima di Parisi (su lui ci torno dopo), il secondo voluto dopo un flipperino in area. Ma, al di là, una prova anche qui anzitutto di personalità. Cresce, il ragazzo, la cura Palladino sembra funzionare: strappa sempre violento sulla fascia, ma accentra e vede meccanismi anche sulla trequarti. Dove poi arrivano Beltran e Gudmundsson, ai cambi dell’ora di gioco, e i dolori per i malcapitati austriaci crescono.
Anche perché la Viola non sembra accontentarsi, fino all’ultimo il pressing è alto, nelle rare occasioni in cui gli ospiti si fanno avanti la difesa tiene alla grande e riparte il contropiede, anche rapido e velenoso, e solo Ikoné riesce a sbagliare gol fatti, uno lo mette dentro ma la porta era spalancata, e comunque è uomo di scompiglio continuo, come poi anche Colpani dopo la sostituzione.
Insomma, la squadra gira. E gira, eccome se gira, anche Parisi. Gli manca solo il sigillo personale, una bella botta dopo una respinta di Jungwirth su Beltran finisce di poco fuori, peccato. Però conquista e porta mille palloni, confeziona come s’è detto un bell’assist a Sottil andando caparbio a riprendere al volo un crossone sbilenco di Kayode. Ecco, da chiedersi: risposta per dissociarsi dalle parole del suo procuratore Giuffrida, o legittimazione delle stesse, nel senso di voler fare vetrina scintillante per andarsene meglio a gennaio? Ai posteri l’ardua sentenza, ma intanto ci pensa Palladino a mettere un tantino a posto il signor procuratore, che guarda caso “cura gli interessi”, virgolette d’obbligo, anche di Biraghi.
Sul quale Palladino torna volentieri in sala stampa, in mezzo a una pioggia di elogi per i suoi. Ecco le sue parole: “Ribadisco quanto già detto: sono circolate molte informazioni false. Non c’è stato alcun litigio con Biraghi, ma solo un confronto aperto tra me, lui e la società”. Per poi aggiungere comunque “Abbiamo preso insieme una decisione per gennaio, e non c’è altro da aggiungere”. Biraghi andrà via, ma intanto “Parisi è stato uno dei migliori in campo”. Tradotto: io me lo terrei stretto, palla alla società.
Lui ha da pensare a Bologna, e sarà un’altra musica. E poi, tra sette giorni, Guimaraes, ultimo atto del “campionato” di Conference: ci vuole risultato, per saltare i playoff. Ma gli ottavi sono a un passo.
Fiorentina-LASK Linz 7-0 FIORENTINA (4-2-3-1): Martinelli; Kayode, Martinez Quarta, Ranieri (dal 46' Matias Moreno), Parisi; Mandragora, Richardson (dal 76' Harder); Ikoné (dal 68' Colpani), Kouamé, Sottil (dal 60' Gudmundsson); Kean (dal 60' Beltran). Allenatore: Palladino. LASK (4-3-3): Jungwirth; Bogarde (dal 46' Horvath), Talovierov, Smolcic, Bello; Stojkovic, Jovicic, Zulj; Berisha, Entrup (dal 54' Ljubicic), Flecker. Allenatore: Schopp.
MARCATORI: 10' e 58' Sottil,, 22' Ikoné, 40' Richardson, 69' Mandragora, 82' aut. Stoijkovic, 85' rig. Gudmundsson
ARBITRO: Berke (Ungheria (Tòth-Szer;, quarto Andò-Szabò; Var Vad-Urban NOTE: ammoniti 45+1' Jovicic (L), 90' Martinez Quarta (F). Angoli 5-1 Fiorentina; spettatori 11.190