Fischi. Pesanti, pesantissimi. Assordanti. Tanti, tantissimi, quasi 19mila tifosi imbestialiti, perché dei 18.915 presenti al Franchi i veneziani saranno stati sì e no un centinaio. Non male eh, per il debutto in campionato, appena alla seconda giornata, uscire dal campo con quel po’ po’ di saluto. Che fa il paio su quanto era esploso poco dopo il quarto d’ora iniziale, quando la Ferro-Fiesole ha messo fuori una sequenza di striscioni più che significativi: letti in sequenza, dicevano “la vostra ambizione è vendere la nostra passione?”, conditi dal classicissimo “Juve merda” (con relative offese al neo-bnianconero Nico Gonzalez) e scanditi in coro dall’ancor più classico “per vincere bisogna spendere”, già, cambiano le proprietà ma questo réfrain a Firenze ormai è perfino un paradigma.
Solo che, diamine, siamo appena alla seconda giornata e il tifo già esplode. Vero, Firenze è piazza incontentabile, ma la Ferro-Fiesole non si è chetata un istante, per 97 diconsi 97 minuti a incitare chi in campo faceva del suo per irritare perfino Giobbe, biblica icona di pazienza. Vero, non succede solo qua, vero quel che volete ma c’è del marcio in Danimarca, giusto principe Amleto?
Dice: diamogli tempo. E dagli. A chi? A una società che malgrado il grido di disperazione del suo allenatore traccheggia e tergiversa fino all’ultimo giorno di mercato o quasi, senza mettere in carniere gli acquisti che servono quando servono perché siamo alla seconda di campionato con due miseri punticini contro squadre ben alla portata (ah beh, il Parma di mister Pecchia, che top players non ne ha, è un gioiellino di meccanismo...) e un piede fuori dalla Conference se non fai il miracolo al Chievo di Ungheria contro un altro avversario da non sottovalutare ma di sicuro più che battibile. E nell’ultima settimana di affari si sente ancora parlare di “forse Kostic” – Palladino dica la verità: ma serve? – e ora esce il nome di Yacine Adli ormai ex Milan, elegantino e tecnico, possibile regista però anche trequartista e mezzala, troppa roba in uno solo, a me dà l’idea di un altro Colpani, tanto bellino quanto evanescente, anche stasera quando ha dato il cambio al fantasma di Barak, detto anche Mister Sedici Tocchi Senza Concludere Nulla.
Questo per il mezzocampo. Difesa boh, attacco idem. Arriveranno il 30, chissà chi perché “non c’era più tempo”, ma il 29 c’è già stato il ritorno di Conference e alla fine lo fai con questi perché anche gli “esuberi” li piazzi solo se non hai troppa puzza al naso e per buttare in campo gente nuova non c’è tempo e c’è pure il problema della lista, e intanto Gudmunsson continua a essere oggetto misterioso, tra marcare visita per il polpaccio e poi restare a mezzo servizio con i tribunali islandesi.
Approfondimenti
Diamogli tempo. A chi, a Palladino? Fare la frittata con le uova che si hanno, disse un non meglio considerato suo collega qualche anno fa. Ci mette del suo, perché a molti è sembrato scriteriato partire con Fantasma Barak e Pesticcio Kouamé (che pure scalda i guantoni a Joronen con una gran rovesciata, ma son sempre casistiche isolate) a sostegno di Kean, legnoso quanto volete ma dannato su tutti i palloni perché la maggior parte del gioco (gioco? Mah) riparte (riparte? Mah) con il lancione di Terracciano, peccato non aver contato i palloni che ha toccato di piede, oltre a due o tre belle parate per rispondere agli altrettanto importanti interventi del collega di fronte, rare fiammate di questo tristissimo zero a zero che perfino certi match da Chaltrons Cup si adombrerebbero al paragone.
Ci mette del suo, perché a un certo punto, nella noia di un non-calcio asfittico, mi son messo perfino a contare i giocatori del Venezia per ché mi parevano in soprannumero con i nostri mezzocampisti persi in laghi di maglie bianche, perché Amrabat magari funziona da frangiflutti ma non costruisce nulla, e l’unica volta che dà palla in avanti si trova a ricevere per l’appunto Fantasma Barak. E di più: m’è parso di rivedere copia della Fiorentina di Italiano, tutta quella soffocante maglia di passaggi passaggini laterali, corse a girotondo pur di tenere il pallone tra i piedi, e la palla mai veloce in avanti, mai mai mai, salvo qualche sventurata combinazione di fascia finita in genere male per un tocco di troppo, un malinteso assurdo, una leziosità inutile.
Diamogli tempo. A chi, ai giocatori? Eh no perdìo. Tanti di loro si conoscono, altrettanti sarebbero – sulla carta – fior di professionisti anche ben pagati (Pesticcio Kouamé, 2 milioni a stagione), e dunque ti aspetteresti qualcosa di più, dettato da una vena di orgoglio, da un fuoco di amor proprio. E invece. Mammamia. Meno male che se non altro non stecca Richardson, buon esordio il suo: potremmo chiamarlo Compitino, nel primo tempo, poi prende coscienza e porta le leve lunghe e secche nelle zone nevralgiche, e Joronen deve anche rispondergli con un intervento difficilino su un rasoterra velenosino. Ma il ragazzo c’è, questa scelta qualcuno l’ha azzeccata. Ora vediamo.
Basta, vi ho stufato. Avanti: giovedì la trasferta di Felksùt, il paese di Orban, dentro o fuori Conference. Poi arriva il Monza, che ha perfino perso in casa ieri con il Genoa. Vediamo se si raddrizza qualcosa. Altrimenti la medicina è pronta: fischi. Ricordando le corse in viale dei Mille, ma questa è storia.
Fiorentina (3-4-2-1): Terracciano; Comuzzo (78’ Quarta), Ranieri, Biraghi; Dodò, Amrabat, Richardson (78’ Mandragora), Parisi; Barak (55’ Colpani), Kouamé (67’ Sottil); Kean (78’ Beltran). All. Palladino
Venezia (3-4-2-1): Joronen; Idzes (67’ Svoboda), Altare, Sverko; Candela, Andersen (67’ Nicolussi Caviglia), Duncan, Zampano; Oristanio (46’ Pierini), Ellertsson (86’ Doumbia); Gytkjaer (46’ Raimondo). All. Di Francesco
Arbitro: Sozza di Seregno (Colarossi-Cavallina), quarto Manganiello, Var Serra-Massa
Note: ammoniti 22’ Oristanio, 62’ Zampano, 86’ Mandragora; angoli 7-3 Fiorentina; spettatori 18.915