(Potrete trovare la prima e la seconda puntata sempre nelle pagine del nostro quotidiano on line)
Puntuali come dei militari tutti si sono presentati in orario al punto di raccolta. Il tempo per affiggere sugli automezzi alcuni cartelli identificativi della missione, distribuire le radio per le comunicazioni all’interno della autocolonna e, fatta la foto di rito, il viaggio ha avuto inizio.
Dato l’ottimo lavoro svolto nella pianificazione dell’itinerario e nell’organizzazione dei collegamenti, il generoso Giovanni Giannoni è stato affettuosamente “promosso sul campo” “Colonnello”; un Nick Name che lo ha accompagnato per tutto il periodo della missione.
Così poco dopo le 04.15 l, la colonna ha iniziato la sua marcia. Sul primo furgonato Giovanni Giannoni e Nicola Monti. I due erano stati tra i promotori dell’evento Rock and Peace for Ukraina. Giovanni, detto Nodo, ora promosso Colonnello per meriti organizzativi. Nato nel 1976, è uno dei volontari che deve la sua formazione religiosa a Don Andrea, che era stato suo parroco.
Ha molto rispetto per don Andrea di cui dice: “è stata la nostra guida, una figura carismatica che ha unito sempre i giovani proponendosi in modo intelligente, ha indirizzato molti giovani sulla retta via meritandosi l’affetto dei suoi parrocchiani, in particolare dei giovani”. Partecipa alla spedizione per “toccare con mano” ovvero per conoscere quanto accaduto in Ucraina e poter portare la sua testimonianza agli altri.
È anche un momento di crescita interiore “spirituale”. In alcune delle iniziative è stato accompagnato dalla figlia adolescente che lo ha sostenuto con orgoglio. Adesso è colui che guida l’autocolonna ed assicura i collegamenti radio. Al suo fianco Nicola Monti, anche lui di Forcoli, nato nel 1971. Imprenditore con la passione per la musica ha suonato con la sua band all’evento dell’11 giugno. Ha un rapporto affettuoso con Don Andrea ed è forse quello che lo esprime in modo più palese.
Anche lui parla con ammirazione del suo ex parroco e ricorda che grazie ai suoi insegnamenti molti giovani hanno condotto una vita sana ed oggi sono parte attiva nella comunità. In passato è già stato promotore di iniziative di solidarietà come la raccolta fondi per l’acquisto di un defibrillatore. Quando è iniziata la guerra in Ucraina ha subito avuto l’idea di realizzare un evento musicale per raccogliere fondi ed acquistare aiuti umanitari da inviare alle vittime del conflitto. Gli va riconosciuto il merito di aver messo insieme la squadra che ha realizzato l’evento Rock & peace con risultati straordinari.
Durante il viaggio ha sentito la nostalgia per la famiglia, i figli ed anche delle sue “bambine”: le sue due chitarre.
Sul secondo veicolo viaggiano Antonio Morelli e Carlo Coppola. Il primo, nativo di Pontedera nel 1966, è un tecnico commerciale per una multinazionale che opera nel trattamento dei metalli e chimica industriale. È molto legato a Shalom che conosce fin dalla costituzione. Con Don Andrea ha diviso tante esperienze, dalle attività in parrocchia ai campi estivi per ragazzi. Ricorda un memorabile viaggio in Francia. Negli ultimi anni, a causa del lavoro, era stato meno partecipe alle attività del Movimento ma quando gli è stato proposto di far parte della squadra ha aderito con entusiasmo.
Sempre sensibile alle questioni umanitarie, partecipa ad attività benefiche ed ha contribuito alla riuscita dell’evento Rock & Peace anche con una donazione. Non ha mai partecipato a missioni umanitarie è confessa di essere in viaggio perché vuole essere d’aiuto per i fratelli che soffrono per la guerra. Al suo fianco Carlo Coppola, napoletano, classe 1985. Non ha mai collaborato con Shalom. Quando la sorella di Nicola Monti ha cercato di coinvolgerlo ha risposto subito positivamente ed ha accettato di venire in qualità di conduttore di uno dei mezzi con gli aiuti umanitari.
Ha una forte motivazione morale, crede che aiutare i più bisognosi sia un dovere ed auspica la pacifica convivenza democratica tra i popoli. Non poteva essere altrimenti. Solo alla fine del viaggio scoprirò che era venuto con noi usufruendo di un periodo di ferie essendo un militare della Guardia Costiera. Il suo è spirito di servizio.
Il terzo mezzo è affidato a Stefano Soldani e Vieri Martini. Stefano è il più anziano del gruppo. E’ nato a Pisa nel 1949 ma vive vicino a Forcoli, a Palaia, dove, adesso che è in pensione si dedica alle attività umanitarie ed alle camminate. Prima era socio di una cooperativa sociale occupandosi di problemi sociali, di anziani, di degenti in residenze psichiatriche e di ragazzi autistici. È il prototipo della generosità. Tra i fondatori della locale misericordia, ha partecipato alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dai terremoti in Umbria e Molise, è stato nei campi profughi in Albania e Kosovo con la Caritas Diocesana ed ha seguito il movimento Shalom in India ed in Burkina Faso.
Da quanto i russi hanno invaso l’Ucraina, ha già partecipato a due missioni umanitarie in Polonia da dove hanno traportato in Italia bambini con gravi patologie che poi sono stati ricoverati negli ospedali di Pisa, Firenze Torino, Genova e Padova. Non ha mai varcato la frontiera Ucraina. È con noi perché vuole rendersi conto di quello che è accaduto e vuole fare qualcosa di concreto per le vittime di guerra. Con lui Vieri Martini, il più giovane. Nato a Pontedera (PI)nel 1992, appartiene ad una famiglia che collabora sin dagli inizi col Movimento Shalom per cui conosce Don Andrea fin dalla culla.
Avvocato, dal 2018 è Presidente del Movimento Shalom Onlus. Ha partecipato da subito alla raccolta di aiuti per la popolazione Ucraina è vuole rendersi conto degli effetti devastanti della guerra per portarne testimonianza a tutti i volontari che contribuiscono alle iniziative di Shalom. Due diversamente giovani fortemente motivati.
Ultimo in coda il mini bus per il trasporto persone su cui viaggiano Monsignor Migliavacca, Don Donato ed Alessio Spinelli, che si sono alternati alla guida, quindi Don Andrea Cristiani e me.
Il fatto di non aver guidato mi ha permesso di conoscere ancora meglio Don Andrea. Di sacerdoti, in particolar modo quando da giovane frequentavo la parrocchia, ne ho conosciuti. Forse per le cattive esperienze sono sempre stato diffidente nei confronti del clero. Uniche eccezioni due sacerdoti oggi purtroppo deceduti: Don Pino Puglisi, di cui ricordo sempre il sorriso, lo stesso con cui ha perdonato il mafioso che lo ha assassinato, e don Romolo Mariani, che dopo essere stato missionario in Brasile, è stato cappellano militare alla Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli, dove ci siamo conosciuti, che ha celebrato il mio matrimonio.
Quando avevo incontrato Don Andrea mi ero reso conto di avere a che fare con un sacerdote sui generis. Nativo di Staffoli nel Comune di Santa Croce sull’Arno (Pi), Diocesi di San Miniato, nel 1950, ha studiato filosofia a Parigi e teologia a Pisa e nel 1974 è stato ordinato sacerdote. Parroco di Forcoli, dopo aver prestato servizio presso la Santa Sede per alcuni anni, è stato nominato Arciprete della Collegiata a Fucecchio. È autore di numerosi saggi su riviste specializzate e prefazioni su argomenti riguardanti la pastorale, la Dottrina sociale della Chiesa, le scienze per la pace e per la cooperazione.
Nel 1974 ha fondato il Movimento Shalom attivo in 23 paesi in Europa, Asia, America latina e, soprattutto Africa, con 22.000 soci.
Scopo del movimento è quello di “diffondere una cultura di pace, tolleranza e solidarietà verso gli ultimi della Terra”. In particolare sono affermati i primati della cultura e della formazione dei giovani sia dei giovani sia degli adulti. Per questo motivo, Shalom propone percorsi di educazione ai diritti umani e alla mondialità, incontri formativi, conferenze, tavole rotonde, campagne in difesa dei diritti umani. il Movimento è una casa comune aperta a tutti coloro che, a prescindere dalla fede professata, “desiderano impegnarsi per alleviare le sofferenze del mondo”.
Shalom è particolarmente attivo nella realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo dei popoli più poveri del pianeta purché auto sostenibili e rispondenti ai bisogni primari quali la scolarizzazione, la salute, l’alimentazione. “Superando il concetto di beneficienza, tutti gli interventi hanno l’obiettivo di creare posti di lavoro e opportunità di crescita e di sviluppo”. Di particolare importanza sono le adozioni a distanza e quelle internazionali. Tra le attività in Burkina Faso: una pizzeria nella savana per il mantenimento di un orfanotrofio e per l’occupazione di ragazze svantaggiate, il centro materno infantile ed un polo universitario di agronomia e diritto; in Bangladesh una scuola con studentato; in Etiopia una scuola con ostello; il progetto Terra equa per la produzione e commercializzazione di fagiolini e altri prodotti delle cooperative di agricoltori in Africa; nel Burundi un’università per la pace e la riconciliazione in Burundi.
Dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, Don Andrea ha promosso e partecipato ad una serie di iniziative “per rompere l'indifferenza di fronte all'assurda guerra in atto”. Adesso aveva deciso di effettuare un viaggio nel paese aggredito allo scopo di sostenere la difficile vita della popolazione Ucraina e soprattutto dei bimbi innocenti che pagano il prezzo più alto della follia omicida. Egli crede nella speranza che si possa realizzare un mondo unito basato sul principio fondamentale della fratellanza universale, oggi violato nel modo più disumano e criminale.
Durante la conferenza stampa aveva dichiarato: “Andiamo a costruire ponti e favorire incontri, vogliamo curare le ferite lancinanti di cuori straziati dalla morte, dall'odio, dalla paura e dalla distruzione. È un segno che vogliamo porre, niente più di un segno. Andiamo come degli sconfitti, inermi, fiduciosi solo nella razionalità dell'uomo e nella imprevedibilità di Dio che solo può sorprenderci agendo nell'intimo degli spiriti. Questa guerra come tutte le guerre non avrà vincitori, ma solo sconfitti.
E' la madre di tutte le scelleratezze: infami interessi, disprezzo dei diritti umani, deliri di obsoleti imperialismi, balle a quintali. Siamo tutti esausti tranne coloro che ci guadagnano, soprattutto con il grande business delle armi”.
È ben comprensibile che cinquanta anni fa abbia fondato un movimento dal nome Shalom ovvero pace. Il viaggio è stato una occasione per conoscerlo meglio. Ho avuto l’impressione di aver incontrato un “eretico”, così sicuramente sarebbe stato giudicato e condannato nei secoli bui caratterizzati dai roghi dell’Inquisizione. Vive la missione sacerdotale richiamando il messaggio semplice e chiaro del Vangelo. Un ritorno alle origini del cristianesimo dove la chiesa è misericordiosa ed accogliente verso tutti i figli di Dio e non un apparato burocratico ed autoreferenziale. Alla guida Monsignor Andrea Migliavacca vescovo di San Miniato. Non abbiamo parlato molto durante il viaggio.
Ha guidato per tanti chilometri, sia all’andata che al ritorno. Ho avuto modo di confermare la mia prima impressione durante la permanenza in Polonia ed Ucraina. Pavese, più giovane di me di cinque anni, è del 67, ha un curriculum di tutto riguardo. Ha studiato nel seminario diocesano di Pavia, nel pontificio Seminario lombardo ed alla Pontificia Università Gregoriana dove ha conseguito il dottorato in diritto canonico. Successivamente è stato vice cancelliere e giudice del tribunale ecclesiastico regionale lombardo, vicario giudiziale diocesano, rettore del seminario diocesano di Pavia e nel 2015 è stato nominato vescovo di san Miniato da papa Francesco.
Ma secondo me l’incarico che più lo ha formato è stato quello di assistente spirituale di gruppo scout di Pavia. Quando lo incontrai per la prima volta a San Miniato gli dissi che lo avevo incrociato per strada insieme ad un altro sacerdote senza rendermi conto che fosse il vescovo e che non avrei fatto fatica a scambiarlo per un giovanissimo sacerdote. Ha quell’aspetto giovanile ed un modo di porsi cordiale che a mio avviso sono il frutto dell’esperienza scoutistica. Una convinzione che mi si è subito confermata la mattina del giorno 11 luglio, quando si è presentato in pantaloncini e T Shirt con la scritta Hard Rock pronto ad assumere la guida del minibus.
Verso di Lui Don Andrea Cristiani ha molto rispetto; lo definisce “diverso da quegli altri”, riferendosi al porporato. E sicuramente il rappresentante di una chiesa giovane, moderna.
Il terzo religioso, Don Donato Agostinelli, affettuosamente DonDo, è stato il terzo alla guida. Tra quelli che ha consumato più chilometri. Campano, di S. Bartolomeo in Galdo (BN), dove è nato nel 1958, è stato ordinato nel 1986. Quando ha lasciato Cerreto Guidi, dove è stato parroco per più di vent’anni, nonostante la minaccia della pioggia si è presentato all’ingresso della nuova, ed attuale, sede, parrocchia di San Lorenzo e Sant’Andrea in S. Croce s/Arno (PI), in bicicletta. Quando lo conobbi, davanti alla sede del Movimento Shalom, di cui è assistente spirituale, era con la sua bicicletta.
Non so perché. Forse per le pregresse (cattive) esperienze, non pensavo fosse un sacerdote. Indossava una magliettina ed un pantaloncino che ad un occhio disattento potevano sembrare un completino hawaiano. Simile a quello indossato dal mago Merlino di ritorno dalle vacanze nel famoso film animato della Walt Disney “La Spada nella Roccia”. In realtà si trattava di un completo realizzato appositamente per lui da qualche artigiano africano che propone simboli religiosi ed in particolare una raffigurazione di San Michele Arcangelo.
Quando veste l’abito talare sembra la raffigurazione di un bonario parroco di campagna come di quelli presenti nelle novelle. Ma la veste più casual lo rende molto più simpatico. Ha partecipato ad altre missioni umanitarie in luoghi colpiti dalla guerra, in Bosnia, in Iraq, in Africa. Si è unito alla spedizione perché vuole rendersi conto della gravità del conflitto. Vuole essere tra coloro che soffrono. È sempre disponibile, generoso, come a volte solo i meridionali sanno esserlo. Alessio Spinelli, sindaco di Fucecchio, lo conoscevo già, anche se non di persona.
Da prima del suo viaggio in Polonia, quando lo indirizzai verso i miei contatti in curia a Przemyśl. Molto disponibile, ha consentito l’accesso alla documentazione anagrafica e storica del suo comune favorendo le mie ricerche storiche. Si è alternato alla guida. Durante il viaggio ha effettuato una serie di reportage video per aggiornare costantemente i propri concittadini.A Padova est l’incontro con Romina Gobbo, la giornalista che è stata cronista del viaggio e ne ha dato ampia visibilità sui media nazionali.
Ma di lei parlerò successivamente.
Durante il viaggio, prima di varcare il confine italiano, abbiamo potuto lo sguardo ed per un saluto alla scalinata di Redipuglia dove giacciono le salme di 100.000 caduti della Grande Guerra, di cui oltre 60.000 ignoti. Tra di essi una sola donna. Una crocerossina: margherita Kaiser Parodi, morta a 21 anni a causa della spagnola. Era voluta rimanere a confortare gli infermi sotto un bombardamento nemico e per questo l’avevano decorata di medaglia di bronzo al valore militare. Poco oltre il Sacrario Militare le trincee del carso sui cui si sono immolati molti italiani tra il 1915 ed il 1917 ed i luoghi della violenza etnica e politica degli anni 1943/45. Il pensiero è andato subito ad est, all’Ucraina. Dove ci sono altre trincee ed altre violenze.
Andiamo incontro ai luoghi dove si combatte una guerra con metodi a volte molto simili a quelli della prima guerra mondiale come le trincee ed i grossi bombardamenti distruttivi condotti dalle artiglierie. Sono moderni i mezzi a disposizione dei contendenti: missili, bombe termobariche, drones. Ma la cattiveria con cui è condotta è simile a quella della seconda guerra mondiale, ed anche a tante guerre moderne, con i bombardamenti sui civili e la morte di tante creature fragili, delle donne e dei bambini.Siamo giunti a Przemyśl intorno alle 22.00 con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia.
Un piccolo problema di batterie al mezzo n. 1, forse qualche sosta in più per non affaticarci troppo ed anche per apprezzare il panorama dei paesi incontrati lungo il tragitto tra Italia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia e Polonia. Un panorama fatto da tanti campi lavorati con numerose coltivazioni di girasole e grano. Man mano che ci allontanavamo dall’Italia il clima è andato modificando. Quando siamo giunti a destinazione siamo stati accolti da una leggera pioggia e faceva anche fresco. Condizioni climatiche perdurate nei giorni successivi e che non hanno influenzato le nostre attività.Unica nota dissonante rispetto ad una spedizione motivata dallo spirito associativo di Shalom e che ci ha fatto ripensare alla gravità della situazione internazionale: superato il confine fra Ungheria e la Slovacchia, l’incontro con i primi veicoli per il trasporto di automezzi con il loro carico multicolore, verde o sabbia, di veicoli blindati di costruzione occidentale, privi di insegne identificative, diretti verso nord.
A Przemyśl abbiamo ricevuto il benvenuto da Don Witold Burda. Insieme a lui il vescovo vicario Stanislaw Jamrozek che ci ha portato il messaggio del vescovo Adfam Szal, impegnato in un pellegrinaggio. Don Stanislaw parla un buon italiano. È appassionato di calcio. Ha militato come semiprofessionista in una squadra polacca ed è stato l’allenatore della squadra dei seminaristi. Forse perché siamo italiani ha scelto questo argomento per rompere il ghiaccio. Dopo un pasto frugale in seminario, a base di affettati e frutta, la suddivisione negli alloggi.
Come avevo avuto modo di verificare durante le precedenti permanenze in Polonia, la chiesa locale, oltre ad essere molto legata al potere politico nazionale, ha un approccio molto formale alle “gerarchie”. Così io, insieme al vescovo Migliavacca, a Don Andrea ed al Sindaco di Fucecchio, Alessio Spinelli, siamo stati ospitati in vescovado, don Donato e l’avvocato Martelli in seminario, gli altri volontari in alcuni alloggi attigui al seminario e la giornalista, rigidamente, nell’edificio delle suore.
Avuta conferma del programma per l’indomani, finalmente, si sono raggiunti gli alloggi per godere di qualche ora di riposo. Il pensiero di tutti è proteso all’indomani. Al momento in cui inizierà la missione umanitaria vera e propria.