L’annuncio è stato fatto nel corso della settimanale riunione del Comitato per l’emergenza e la prevenzione scolastica, alla quale hanno preso parte anche gli assessori al diritto alla salute e all’istruzione, Simone Bezzini e Alessandra Nardini, mentre in videoconferenza erano collegati anche sindaci, Prefetture, Unità sanitarie locali, Province. La Toscana resterà in zona rossa almeno fino a martedì 6 aprile, giorno di scadenza dell’attuale Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, che disciplina la materia.
“È incredibile che per un mero errore di calcolo la Toscana scivoli in pochi minuti in zona rossa, con conseguenze pesantissime per le imprese e l’economia locale, che già con le attuali restrizioni erano costrette a fare i conti con cali di fatturato che sfioravano l’80% o il 90% per certe filiere come quella del turismo o della ristorazione”. Così Luca Tonini, presidente di CNA Toscana commenta il passaggio della Toscana nella zona a maggior restrizione, ovvero quella di colore rosso.
“Ci siamo già giocati la Pasqua, in un momento nel quale dovevamo iniziare a vedere i primi effetti della campagna vaccinale - aggiunge Tonini. - Invece i vaccini procedono a rilento e ci troviamo a fare i conti con nuove e pesanti restrizioni. Così non è possibile andare avanti. Siamo riusciti ad ottenere ristori per l’artigianato artistico, grazie ad una proficua collaborazione con la Regione, ma con la nuova zona rossa appena ufficializzata rischiamo di azzerare quanto di buono fatto finora, dovendo chiedere nuovi sostegni.
È arrivato quindi il momento di mettere in campo tutte le risorse a disposizione, perché le famiglie sono in ginocchio e con la cassa integrazione che non arriva con regolarità, la situazione si aggrava ulteriormente”.
“Non possiamo che prendere atto del passaggio in zona rossa e comportarci come le regole impongono, ricordando però che a maggiori restrizioni devono corrispondere maggiori sostegni. Non metto in discussione i coefficienti che definiscono i passaggi da una zona all'altra, ma a volte i dati andrebbero interpretati non dico con flessibilità, ma con un po' meno integralismo, specie se sono stati oggetto di ricalcolo in una situazione, suppongo, confusa. Cambiare di fascia, con tutto ciò che ne consegue per un territorio economicamente già oltremodo provato, per una sola unità è un azzardo oltre che una beffa” Così Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze Metropolitana, all’annuncio del passaggio della Toscana in zona rossa.
Confesercenti e Centri Commerciali Naturali hanno inviato nella giornata di oggi una lettera aperta al Presidenti Giani, all’Assessore Regionale Marras, al Presidente dell’Unione dei Comuni Falorni e al Sindaco delegato al commercio per l’Unione Barnini. Tra i firmatari, oltre ai rappresentanti dei CCN dell’Empolese-Valdelsa, figurano tutti i Presidenti comunali e di categoria della Confesercenti locale.
2.000 aziende dislocate in 11 comuni per un totale di oltre 6.000 persone coinvolte, tra titolari e dipendenti. Questi i numeri che interessano la zona rossa territoriale, un provvedimento che come si legge nella lettera, ha pesanti conseguenze sulle imprese, soprattutto in considerazione del fatto che al momento non è prevista nessuna forma di ristoro per iniziative di questo tipo. Una ulteriore mazzata in un contesto generale che già da diverso tempo è a tinte fosche. Specialmente per le piccole realtà, dove spesso l’attività dell’azienda rappresenta l’unica entrata per il sostentamento familiare.
In un passaggio del documento si ricorda come, ormai più di un anno fa, le attività del territorio siano state le prime a chiudere su base volontaria, proprio a testimonianza di una piena consapevolezza della gravità all’emergenza sanitaria legata alla pandemia. Purtroppo il tempo è finito e adesso sono necessari provvedimenti rapidi ed efficaci. Tra le richieste la convocazione urgente del tavolo di crisi per il commercio nell’Empolese-Valdelsa, allargato ai rappresentanti regionali, dove discutere strategie per la riapertura in sicurezza delle attività e l’erogazione di sostegni straordinari legati alle zone rosse locali.
“La situazione delle imprese del terziario è sempre più grave, il Governo Draghi deve intervenire!” Federica Grassini, presidente di Confcommercio Provincia di Pisa, aderendo all'iniziativa di Confcommercio Toscana, ha preso carta e penna e ha inviato un documento direttamente al Governo italiano.
“Nel prendere atto della gravità della situazione conseguente alla pandemia, dello stato di enorme difficoltà delle proprie aziende e dell’assoluta inadeguatezza degli indennizzi previsti dal Governo per le attività che, di fatto, da un anno non sono in condizioni di operare” - scrive la presidente rivolta all'Esecutivo - “chiediamo un intervento deciso finalizzato all’accoglimento di poche ma indispensabili e fondamentali richieste. Nella consapevolezza dell’indisponibilità di risorse sufficienti a prevedere indennizzi adeguati alle ingenti perdite registrate negli ultimi dodici mesi da moltissime delle nostre attività, chiediamo di puntare su due diversi obiettivi: il primo, è il drastico abbattimento dei costi per le imprese.
Se non è possibile indennizzarle dei ricavi mancati, per legge e non certo per responsabilità a loro ascrivibili, che almeno si blocchino alcune voci di spesa quali l’imposizione fiscale, a tutti i livelli (locale e nazionale), gli oneri del lavoro (previdenziali e contributivi), utenze e servizi, mutui e oneri bancari, titoli di credito, affitti e locazioni.
Il secondo obiettivo è l'immediata ripartenza del lavoro – aggiunge Grassini - “nella convinzione che la vera, grande necessità per le nostre imprese sia ricominciare a lavorare, e che questo sia possibile solo mettendo in sicurezza la salute della gente. Per questo è necessario puntare su una campagna di vaccinazione massiccia, efficace e tempestiva, che consenta la copertura vaccinale del maggior numero di persone nel minor tempo possibile. I ritardi che si stanno scontando a questo proposito sono una penalizzazione pesantissima per la vita sociale del nostro Paese, ma anche e soprattutto per la salute della nostra economia”.
Più nel dettaglio, Confcommercio chiede una detassazione previdenziale e contributiva del costo del lavoro per almeno tre anni a fronte di un impegno della azienda a non licenziare il personale attualmente in forza; l'estensione al 30 giugno del 2022 delle moratorie per mutui e finanziamenti; una soluzione per gli affitti e le locazioni in essere, attraverso il credito d'imposta in una percentuale significativa, senza dover obbligare le imprese ad accordi tra le parti.
Nella lettera inviata a Palazzo Chigi la presidente Grassini ha sottolineato l'importanza delle imprese del terziario nella provincia di Pisa. “I servizi producono il 73% del valore aggiunto contro il 21% dell'industria, il 4,1% delle costruzioni, l'1,6% dell'agricoltura. Le imprese del commercio, turismo e servizi market sono 24.000 (su un totale di 44.000), producono 6 miliardi e 208 milioni di Valore Aggiunto, pari al 53% del Pil prodotto da tutto il sistema economico pisano, e garantiscono occupazione per oltre 75 mila persone.
Il permanere di lockdown e restrizioni di ogni tipo espone alla chiusura 10 mila aziende, con ricadute apocalittiche sui comparti della ristorazione della ricezione turistica, dell'abbigliamento, dell'ambulantato. La provincia di Pisa, fino al Covid, rappresentava il 9% degli arrivi e l'8% delle presenze turistiche regionali, e aveva una quota di arrivi di stranieri (66%) nettamente maggiore rispetto al dato regionale (55%)”.
Per concludere, la presidente di Confcommercio ha evidenziato l'importanza strategica delle infrastrutture. “A partire dalla priorità assoluta, ossia il collegamento ferroviario veloce tra Pisa e Firenze e l'inserimento di Pisa sulla linea dell'Alta velocità, senza dimenticare la necessità di investire in infrastrutture di collegamento veloce con l'area vasta Livorno, Lucca, Pontedera, Versilia, la metropolitana di superficie tra Pisa e il litorale, il turismo fluviale e la golena sinistra dell'Arno.