35 profughi, tutti uomini, sono sbarcati, mercoledì 3 maggio, al porto di Livorno. A condurli all’accosto 56 della calata Carrara è stata la nave Life Support di Emergency, una delle due navi che già avevano fatto tappa a Livorno nello scorso mese di dicembre per sbarcare altri migranti (l’altra nave fu la Sea Eye 4 dell’omonima organizzazione non governativa). Come a dicembre, le operazioni sono state coordinate dalla Prefettura di Livorno. Ad accogliere i migranti, anche una delegazione della Regione Toscana, presente tra l’altro con la Protezione civile, che ha collaborato con la Prefettura al pari delle altre Istituzioni del territorio, le forze dell’ordine e il mondo del volontariato.
La Life Support di Emergency, la cui missione è coordinata da Albert Mayordomo, ha raccolto i profughi sbarcati a Livorno nel cosiddetto Sar maltese, ovvero in acque internazionali a sud di Malta, non distante da Lampedusa. Quello di Livorno non era dunque il porto più vicino. I migranti arrivano da Palestina, Siria e Bangladesh. Erano partiti da Tobruk, in Libia, già da alcuni giorni ed erano senza cibo né acqua quando a fine aprile sono stati raccolti in mare aperto.
Il sistema dell’accoglienza di Livorno, coordinato dalla Prefettura, ha visto impegnati il Comune, la Regione, la Questura ed i Carabinieri, molte associazioni del volontariato e l’azienda Usl Toscana nordovest che è intervenuta con un’equipe di medici e paramedici per effettuare i tamponi ed i primi interventi sanitari.
“La Toscana è da sempre terra di accoglienza, quindi è giusto fare il possibile per ospitare anche i migranti, ma facciamo attenzione a non minare i delicati equilibri dell’economia turistica”. È questo l’appello che il presidente di Federalberghi Toscana (Confcommercio) Daniele Barbetti lancia alla Regione Toscana, dopo le notizie sull’arrivo dei primi profughi a Montecatini Terme.
“Visto l’aumento degli sbarchi sulle coste italiane, la questione dell’accoglienza a breve potrebbe interessare tutta la regione – spiega Barbetti – troviamo giusto e appropriato l’utilizzo di ex caserme e altri immobili dismessi per ospitare i cittadini stranieri che arriveranno, ma sarebbe da evitare l’uso di strutture ricettive nelle principali destinazioni turistiche”.
“Il comparto alberghiero – prosegue il presidente regionale di Federalberghi - ha dato tanto in questi anni per fronteggiare emergenze di tutti i generi: covid, terremotati, rifugiati, migranti. Ma non si può sempre lavorare in emergenza: gli alberghi devono fare gli alberghi, ovvero aprire le proprie porte ai turisti”.
Federalberghi Toscana (Confcommercio) sollecita quindi a trovare nuove strade per conciliare il principio dell’accoglienza con la salvaguardia del sistema turistico. “La stagione primavera-estate 2023 promette bene, con il ritorno dei turisti stranieri e gli ottimi risultati del turismo interno”, sottolinea il presidente Barbetti. “Le nostre imprese, e tutte quelle della filiera ricettiva, hanno bisogno di lavorare per recuperare ancora il gap dei due anni di pandemia e i costi energetici ancora altissimi. La destinazione Toscana non può permettersi di perdere punti agli occhi dei viaggiatori internazionali, per questo chiediamo alla Regione una particolare cura nella selezione dei centri in cui far confluire i migranti”.
“Il sistema ricettivo alberghiero – ricorda Barbetti - in Toscana è formato da circa 2.800 imprese per un totale di oltre 190 mila posti letto e 17 mila occupati stabili, che nei periodi di alta stagione arrivano fino a 27 mila. Questo senza contare i numeri dell’indotto, che include imprese di pulizia e lavanderia, trasporti, ristorazione e quanto altro ruota intorno ai servizi offerti ai clienti. Quasi sette turisti su dieci che arrivano da noi (il 65,7% degli arrivi) scelgono di soggiornare in albergo. C’è senz’altro un modo per non disincentivare questa scelta senza venir meno, allo stesso tempo, al dovere morale di accogliere chi, in questo momento, sta fuggendo da situazioni terribili di guerra o carestia”.