Antonello Giacomelli, giornalista e politico, già sottosegretario Pd al Ministero dello Sviluppo Economico, ha scritto questa lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, una lettera pubblicata dal quotidiano IL FOGLIO. Giacomelli scrive a Giani sulla questione del 5G in questi termini:
LETTERA APERTA AD EUGENIO GIANI
Caro Presidente, caro Eugenio,
tu sai quanta stima io abbia nei tuoi confronti ed è proprio in virtù di questa stima che ho deciso di parlarti con franchezza.
La recente decisione della giunta regionale di commissionare uno studio sulla relazione tra emissioni elettromagnetiche, in particolare 5G, e le patologie tumorali mi ha lasciato senza parole.
Non è accaduto solo a me. In poche ore scienziati come Burioni, testate giornalistiche di vario orientamento culturale, semplici cittadini hanno riversato sui social tutto il loro stupore (per usare un eufemismo) per la decisione della giunta della Toscana. La delibera mi pare sia stata proposta dall’assessore all’Ambiente, Monia Monni, e da quello alla Sanità, Simone Bezzini.
Ora, credo di non sbagliare se dico che i cittadini toscani immaginavano l’assessore Monni intenta ad occuparsi di questioni ambientali, della situazione di fiumi e torrenti fuori controllo, di un piano di smaltimento rifiuti che finalmente contenesse qualche risposta concreta e non l’ennesimo rinvio verso l’indefinito.
Così come immaginavano Bezzini alle prese con i tempi lunghi per visite e esami, con la carenza di medici, con le situazioni esplosive dei pronto soccorso.
Forse, per una concezione antica dell’amministrazione, siamo inevitabilmente portati a considerare questi temi molto più reali e urgenti per la vita dei cittadini rispetto alle teorie dei comitati anti 5G. Ci sfuggiva la rilevanza dell’insidioso tema che invece Monni e Bezzini hanno prontamente colto.
Mi perdonerai l’ironia ma è difficile parlare sul serio di questa delibera e scegliere tra le tante obiezioni di tipo politico, di competenza istituzionale, di corretto impiego delle risorse pubbliche, del concetto di sviluppo, che si possono fare.
Forse basta ricordare che già da tempo un approfondito studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dimostrato la totale inconsistenza della nutrita seria di fake news che ipotizzavano relazioni tra 5G e patologie tumorali o fra 5G e Covid. E magari sottolineare che, se questo fosse davvero il tema, la sproporzione fra 5 miliardi di utenti radioelettrici nel mondo senza nessuna evidenza scientifica di incrementi tumorali e l’indagine di Arpat in 6 città toscane è imbarazzante.
In termini amministrativi, si potrebbe dire che Arpat (che interviene nelle autorizzazioni per i nuovi impianti) dovrebbe avere già il quadro completo delle emissioni elettromagnetiche non in 6 città ma in tutta la regione.
Altrimenti su quale base sta rilasciando le autorizzazioni? I limiti fissati in Italia per le emissioni elettromagnetiche, per quanto recentemente rivisti, sono largamente più bassi di quelli degli altri paesi europei e il loro controllo è già previsto.
Immagino che magari chi è preposto al controllo contabile vorrà aver chiaro questo punto.
Ed inoltre, quale segnale sta dando la Toscana al mondo dell’innovazione? Come reagiranno gli investimenti degli operatori? E quale comune toscano potrà rilasciare una autorizzazione per un nuovo impianto prima della conclusione di questa fantomatica indagine?
Perdona il tono amareggiato, Presidente, ma è solo di due giorni fa il preoccupato appello del Presidente Mattarella che spronava l’Italia e l’Europa ad investire di più su innovazione e nuove tecnologie per ridurre il divario con altre parti del mondo. Che la risposta della mia regione sia la delibera di Monni e Bezzini mi lascia sgomento.
Sia ben chiaro, leggo anch’io i giornali e vedo anch’io affannate ricerche di accreditamento in nuovi equilibri di governo ipotizzati per la Toscana. Non voglio ovviamente entrare in nessuna valutazione di tipo politico, mi chiedo però, se questa è la nuova linea, quale idea di sviluppo e di crescita sociale si tenda ad affermare.
Spero ancora, te lo confesso, che un sussulto di saggezza porti al ritiro della delibera ma non posso non dirti che rimango orgoglioso di aver varato, nei miei anni al governo nazionale, come sottosegretario alle Comunicazioni, la prima sperimentazione 5G in Europa (che per altro coinvolgeva anche la Toscana) e sono convinto, come il presidente Mattarella, che insieme agli altri paesi europei dovremmo favorire l’avvento di tecnologie che migliorano la sanità, la tutela dell’ambiente, l’assistenza di persone sole e malati cronici, la produzione manifatturiera, i trasporti, la logistica.
Insomma, la qualità della vita.
Mi piacerebbe pensare alla mia Regione come una delle locomotive che traina il paese con fiducia verso il futuro, scommette sulla innovazione, si pone come riferimento per le iniziative nel settore delle nuove tecnologie. Non so se sia una ambizione eccessiva. Quello che è certo è che all’idea che la Toscana diventi la terra promessa di terrapiattisti, no-vax e complottisti di vario genere non mi rassegnerò mai.
Con immutata stima,
Antonello Giacomelli