Con tre sentenze depositate ieri 20 Maggio, il Consiglio di Stato ha riaffermato la non legittimità delle proroghe delle concessioni demaniali marittime ai balneari in quanto contrastanti con i principi di concorrenza e di libertà di stabilimento sanciti non solo dalla Direttiva Bolkestein, ma anche dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. A meno che gli specifici Comuni non abbiano già indetto le gare di appalto o approvato le delibere per convocarle. In questo caso ci sarebbe una proroga alle concessioni in essere fino alla fine di quest’anno.
"Spesso arroccate su posizioni ideologiche, le diverse parti non sono riuscite a sciogliere un nodo che, solo sulla costa pisana, riguarda circa 135 concessioni marittime, per una totale di 225 aziende che operano in questa settore tra stabilimenti balneari, attività di pubblico esercizio e aziende di parcheggio, occupando circa 2.500 addetti" ricorda il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli, recentemente nominato segretario generale operativo del Sindacato Italiano Balneari Confcommercio.
"Si sono sommate negli anni pronunce giudiziarie inconciliabili tra loro che creano sempre più caos non solo tra gli imprenditori che temono di perdere la loro attività dopo anni di investimenti e sacrifici, ma anche tra gli amministratori locali, che non hanno un quadro normativo di riferimento per l'assegnazione o riassegnazione delle spiagge", continua Pieragnoli.
La Corte di Giustizia Europea ha più volte criticato l'Italia per la mancanza di concorrenza e l'assegnazione automatica delle licenze balneari senza gare pubbliche, ma mentre la battaglia legale continua, la soluzione non può venire dai tribunali.
"È urgente che il Parlamento intervenga con una legge organica che tuteli gli interessi degli attuali concessionari, garantendo un sistema condiviso, trasparente e competitivo per il futuro delle coste italiane, senza distruggere un prezioso patrimonio nazionale che ha contribuito a rendere le spiagge italiane un'attrazione turistica di fama mondiale. La palla ora è della politica, che deve dimostrare lungimiranza e responsabilità, ovvero un approccio equilibrato che preveda criteri rigorosi e superi gli stalli e le logiche di breve termine. Il futuro di un settore che rappresenta una fetta significativa del Pil nazionale e dell'occupazione non può essere deciso dai tribunali".
"Il limbo giuridico che prosegue dall'emanazione della Bolkestein nel 2006", conclude amaramente Pieragnoli, "per assurdo ha bloccato anche l'ingresso di nuovi operatori sul mercato con regole certe e investimenti sostenibili nel tempo. Dopo anni di battaglie legali e appelli, le imprese attendono finalmente una soluzione politica che riconosca il loro ruolo cruciale nel preservare e valorizzare le coste italiane come meta turistica di prim'ordine. Un quadro normativo stabile consentirebbe finalmente di uscire dall'empasse e pianificare il futuro con maggiore certezza".
“Tutto risolto? Avremo messo la parola fine a questa contesa decennale che è lì lì per costarci una sanzione pecuniaria da parte dell’Unione Europea? Belle domande a cui, già da oggi, alla momentanea immobilità di governo e opposizioni (che in materia sono d’accordo nel violare le norme comunitarie), assisteremo ad una decretazione creativa, nota come “arrampicamento sugli specchi”... ché non se ne parla proprio (le elezioni a pochi giorni, poi…)... che se il terzo potere dello Stato, quello giudiziario, fosse dotato di un proprio esercito, dovrebbe inviarlo contro lo Stato per farlo tornare al senno del proprio essere -interviene Vincenzo Donvito Maxia, presidente Associazione Diritti Utenti e Consumatori- Siamo curiosi, pronti ad imparare anche oltre le cose incredibili che abbiamo già appreso in materia e non solo, di vedere cosa verrà deciso per non applicare queste ulteriori sentenze. Morale.
Non illudiamoci. Anche questa estate avremo imprenditori balneari che pagano affitti ridicoli per spiagge su cui fanno pagare un occhio della testa i servizi che prestano in regime di monopolio. Ché la sostanza… è tutta qui: il denaro che i balneari incamerano a dispregio delle leggi, dando in cambio, ai propri mentori politici, consenso e argomenti ideologici per motivare sovranismo, occupazione, lavoro e bellezze dei territori… a spese della legalità”.