Dopo la notizia della morte di un ladro a seguito di una sparatoria, avvenuta la notte di mercoledì all'interno di una attività economica di Monte San Savino, il Ministro dell'Interno ha telefonato al commerciante coinvolto esprimendogli solidarietà. L'uomo da tempo dormiva nei locali della ditta per scongiurare nuovi possibili furti oltre quelli già subiti ed in parte denunciati alle forze dell'ordine. A seguito del gesto sui Social è nata la campagna "Io sto con Fredy" legata ad una Pagina Facebook che, nata in tempi brevissimi, ha raccolto migliaia di contatti in poche ore. All'interno del Gruppo Pubblico si trovano messaggi di sostegno al commerciante, ma anche inviti a moderare il tono dei commenti e non mancano richieste di chiusura del gruppo stesso.
In vari passaggi la discussione si attesta sul numero dei furti dichiarati rispetto a quelli realmente denunciati: un circolo vizioso sul conto dei reati subiti che sarebbero necessari a creare l'esasperazione di un individuo. Discussione nella quale sono presenti gli inviti a moderare l'hate speech. Anche il Presidente Enrico Rossi è intervenuto, prendendo però le distanze dai toni usati dal vicepremier Matteo Salvini e dicendosi "impressionato" da un "uso propagandistico della vicenda" che ha visto ferito a morte un giovane di 29 anni.
La richiesta di Enrico Rossi al Viminale è quella di colmare il deficit organico territoriale nei reparti delle forze dell'ordine.Alla vigilia della Festa della Toscana che ricorda l'abolizione della pena di morte è l'eurodeputato PD ed ex consigliere regionale, Nicola Danti, a mettere in relazione i due avvenimenti: "In occasione della Festa della Toscana, che ricorda il 30 novembre 1786 giorno in cui il Granducato di Toscana divenne il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte, - scrive su Facebook - la Toscana scelse di non abdicare al principio di umanità nella gestione e nella sanzione dei delitti penali.
Questa ricorrenza mi porta a fare una riflessione su quanto sta avvenendo dopo i fatti di Monte San Savino. Io credo che lo Stato debba trattare il tema della sicurezza e della legalità giocando un ruolo forte, guadagnando la fiducia dei cittadini nel rispetto dello Stato di diritto. Non speculando sulla paura ed evocando la “giustizia fai da te” per qualche voto in più come sta facendo Salvini".
Intanto sono state immediate le reazioni da parte dei colleghi del commerciante, mentre molti media hanno titolato "Accolto dagli applausi" le categorie economiche si sono schierate al fianco dell'uomo che dormiva armato a guardia del proprio magazzino.Confartigianato Imprese Toscana si dichiara "naturalmente vicina" al commerciante e spiega che "sosterrà le iniziative e le azioni che il presidente di Arezzo, Ferrer Vannetti, deciderà di intraprendere". "Ovviamente - prosegue la nota -vorremmo vivere in un sistema, non solo produttivo, dove legalità e sicurezza fossero assicurate a tutti. Purtroppo la vicenda del nostro associato mostra in maniera lampante quanto ancora ci sia da fare sul fronte delle garanzie elementari per cittadini e imprenditori. Auspichiamo vivamente che questa tragica vicenda sia di stimolo affinché tutte le persone che hanno responsabilità di governo, a tutti i livelli, operino per mutare un quadro divenuto ormai insostenibile.Poche ore prima Anna Lapini, presidente Confcommercio Arezzo e Toscana commentava “In un caso come questo vittima è anche chi ha sparato sicuramente non con l’intenzione di uccidere, ma esasperato dall’infinita serie di furti ai danni della sua azienda.
La sua vita da oggi non sarà più la stessa, e noi non lo lasceremo solo. Lo Stato deve garantire la sicurezza e, dove questo non è successo, deve sostenere chi suo malgrado è stato costretto a difendersi da solo; perché nessuno dovrebbe trovarsi a compiere un gesto di difesa che, come in questo caso, potrebbe portare conseguenze drammatiche dal punto di vista morale, legale ed economico. Perlomeno siano risparmiate le spese legali.
Come ora, anche a seguito di una nostra richiesta, è previsto nel disegno di legge sulla legittima difesa. Perché aggredito ed aggressore non possono e non devono mai essere messi sullo stesso piano”.