Terziario (servizi alle imprese), Distribuzione Moderna Organizzata (alcune catene commerciali), Distribuzione Cooperativa (le cooperative), Alberghi, Pubblici Esercizi (bar, ristoranti), Ristorazione Collettiva e Commerciale (mense ospedaliere e scolastiche, autogrill e simili), Agenzie di Viaggi e Aziende Termali. Sarà sciopero venerdì 22 dicembre per gli oltre 5 milioni di lavoratrici e lavoratori (circa 500mila in Toscana). Sono in attesa, "da troppo tempo - si legge in una nota firmata da Stefano Nicoli (segretario generale Filcams Cgil Toscana), Alessandro Gualtieri (segretario generale Fisascat Cisl Toscana), Marco Conficconi (segretario generale UilTucs Toscana) - anche dal 2019, dei rinnovi di 10 contratti nazionali.
Previste manifestazioni interregionali a Milano Roma, Napoli, Palermo e Cagliari: la Toscana sarà a quella di Roma la mattina con concentramento ore 9:30 in Piazza Esquilino e comizio finale in piazza Santi Apostoli. Saranno tanti lavoratori e lavoratrici del settore che in treni, pullman o mezzi propri andranno dalla nostra regione alla manifestazione coi sindacati.
La giornata di stop indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs è finalizzata a sollecitare la chiusura dei negoziati, denunciare lo stallo delle trattative e l’ormai insostenibile situazione in cui versano le lavoratrici e i lavoratori, mentre i settori del terziario e del turismo registrano una ripresa e un aumento dei fatturati. Una fase di mobilitazione che da mesi sta portando, nei posti di lavoro, tra delegate e delegati, e lavoratrici e lavoratori le ragioni dello sciopero, le motivazioni che hanno portato i sindacati di categoria a non accettare le proposte delle parti datoriali sui rispettivi tavoli negoziali.
I sindacati chiedono un aumento di 300 euro collegati all’indice dei prezzi al consumo, mentre le controparti nicchiano. Confesercenti ad esempio vuole ampliare la flessibilità dei lavoratori e Confcommercio arriva addirittura a fare proposte peggiorative come una riduzione su permessi, scatti di anzianità e quattordicesima mensilità. Il messaggio, rivolto alle associazioni imprenditoriali di settore, è chiaro: non c’è più spazio e tempo per tattiche dilatorie o espedienti volti a eludere un’assunzione di responsabilità da parte delle imprese e delle loro associazioni di rappresentanza.
E’ stato deciso di fare lo sciopero di tutti i comparti perché le questioni sono comuni e vedono le parti datoriali rivendicare libertà nello scaricare sui consumatori i maggiori oneri energetici con l’aumento dei prezzi di beni e servizi, lasciando i lavoratori dipendenti nella morsa dell’inflazione, delle scarse tutele e dell’emergenza salariale. Si tratta poi di settori, quelli interessati dallo sciopero, che presentano grandi differenze al proprio interno, anche nel commercio per livelli salariali e riconoscimento dei diritti. Mentre nel turismo, nelle mense e nelle terme si annovera il precariato più diffuso, con la stragrande maggioranza di contratti stagionali e a termine, con contratti di lavoro che spesso non superano le 20 ore settimanali che a fatica raggiungono i 700 euro mensili lordi.
Ricordiamo che in tutti questi settori il 70% della forza lavoro è rappresentata dal genere femminile, con una presenza rilevante di part time, spesso involontari.
Adesso basta, il contratto ci spetta e, senza risposte dalle controparti, le mobilitazioni proseguiranno".