Firenze, 3 settembre 2020 – Paolo Penko protagonista ieri alla sfilata di Dolce & Gabbana a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento. In passerella i riflettori erano puntati anche su una spilla creata dal maestro orafo fiorentino e realizzata proprio in occasione dell’evento. L’opera trae ispirazione dal tessuto dell’abito a cui è abbinata, interpretazione di quello indossato dalla figura allegorica di Pallade, nel celebre dipinto di Sandro Botticelli “Pallade e Centauro”, a opera della Fondazione Arte della Seta Lisio.
Tutto l’abito riporta appunto l’emblema mediceo degli anelli con punta di diamante intrecciati tra loro in gruppi di tre o di quattro. Questo simbolo dei tre anelli intrecciati, e le sue varianti, è tra i più frequentemente utilizzati dalla famiglia Medici e appare spesso nelle opere d’arte e architettoniche che la famiglia commissionò direttamente o indirettamente. Tra i vari significati allegorici, vi è quello che i tre anelli rappresentino le tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità.
La presenza delle punte di diamante è sicuramente legata alla grande passione che i Medici avevano per le gemme e per i diamanti in modo particolare.
«Questo simbolo è entrato nella storia della bottega orafa Paolo Penko fin dagli inizi – spiega il maestro orafo -. Ridisegnato in chiave moderna ne è diventato il logo e ha ispirato nel tempo gioielli e collezioni». Ecco dunque che, a 450 anni dall’incoronazione a Granduca di Cosimo I de Medici, il maestro Paolo Penko nella sua bottega ha realizzato, calandosi nei panni dell’orafo di corte Hans Domes, la Corona Granducale così come era stata codificata e disegnata nella Bolla Papale di Pio V. «L’opera è stata frutto di oltre mille ore di lavoro – prosegue -. È un gioiello unico, di dimensioni importanti (circa 7 cm), commissionato da Domenico Dolce in occasione della sua visita nella mia bottega».
A studiarne il design sono stati Alessandro e Riccardo Penko, andando incontro allo stile della maison.
Nel dettaglio, la Corona ha 19 punte, di cui 10 in argento e 9 dorate che si alternano. Al centro delle punte spicca il Giglio Bottonato, emblema della Repubblica di Firenze, smaltato in rosso con lumeggiature dorate. La fascia centrale riporta la dedica in latino del Pontefice a Cosimo I ed è sigillata al centro dal cammeo in calcedonio sardonice con la personificazione del Fiume Arno. I diversi registri sono impreziositi dai castoni in stile, che racchiudono smeraldi e ioliti, e oltre cento perle.
Realizzata in argento e oro giallo, ripropone un abbinamento antico e tipicamente fiorentino. Le tre pietre appositamente tagliate per il gioiello sono ioliti, pietra conosciuta con il nome di “zaffiro d’acqua”, la cui sfumatura di blu tendente al violetto è unica e inconfondibile. Per la sua proprietà di pleocroismo, cioè cambiare colore seconda la riflessione della luce, nel passato veniva utilizzata dai naviganti per orientarsi. Da ciò è derivata la sua simbologia di conoscenza e orientamento.
Alla base delle punte sono incastonati cento zaffiri taglio brillante. Tutta la superficie in argento, anche sul retro e sui bordi, è decorata dalla tradizionale incisione a bulino a tema girali e volute, mentre l’oro giallo è impreziosito dalla peculiare tecnica del penkato.
«Queste lavorazioni – dice il maestro Paolo Penko - si inseriscono nella storia delle tecniche orafe fiorentine, nate dall’influenza reciproca tra orafi e tessitori in quanto entrambi appartenenti alla corporazione dell’Arte della Seta dal XIII secolo. La stessa Corona Granducale si inserisce anche nel contesto dei festeggiamenti per i 500 anni dalla nascita di Cosimo. In questa occasione – conclude -, insieme agli altri simboli del potere mediceo da me realizzati (lo Scettro mediceo e il collare del Toson d’oro), è stata esposta dal 13 dicembre 2019 al 31 agosto 2020 nel Salone delle Udienze di Palazzo Vecchio nella mostra “Nel Palazzo di Cosimo. I simboli del Potere”».