Firenze, 2 gennaio- La Toscana si conferma ai primi posti tra le Regioni italiane per la capacità delle sue strutture sanitarie di soddisfare i bisogni di salute dei cittadini. Lo certifica l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari, che, nell'ambito della sua analisi annuale sulle principali dinamiche della mobilità sanitaria interregionale in Italia, relative al 2022, ha individuato un nuovo indicatore, l'indice Isdi di soddisfazione della domanda interna, utile a misurare il livello di risposta della sanità regionale rispetto ai bisogni di assistenza e cura espressi dalla popolazione.
La Regione Toscana risulta infatti essere terza in Italia, con un indice pari a 1.02: quando l'Isdi è superiore a 1 significa che le strutture sanitarie offrono più prestazioni di quante siano richieste dagli abitanti, mentre nelle Regioni con un valore inferiore a 1 la produzione non risponde ai bisogni ed è necessaria la mobilità sanitaria verso altre realtà territoriali per assistere tutte le persone che hanno bisogno di cure.
“La qualità del servizio sanitario toscano – commenta il presidente Eugenio Giani – esce confermata anche alla luce di questo nuovo parametro, che certifica l’eccellenza delle prestazioni e dei professionisti che vi operano. L’impegno del governo regionale è quello di mantenere e migliorare standard così elevati, a vantaggio dei cittadini toscani ma anche della comunità nazionale. E il provvedimento temporaneo di aumento dell’addizionale Irpef che abbiamo dovuto assumere quest’anno, a fronte del disimpegno del governo nazionale di fronte alle necessità del sistema sanitario pubblico, a questa esigenza primaria intende rispondere”.
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“E’ un altro importante riconoscimento al valore assoluto della sanità toscana – sottolinea l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini – che rende ancora una volta giustizia all’impegno straordinario di tutti gli operatori del sistema: medici, tecnici, infermieri, personale amministrativo. Un patrimonio prezioso che connota da sempre la Toscana”.
Agenas presenta per il secondo anno consecutivo una dettagliata analisi sulle principali dinamiche della mobilità sanitaria interregionale nel nostro Paese, sia delle prestazioni di ricovero che di specialistica ambulatoriale.
L’aspetto innovativo dell’analisi risiede nella metodologia di calcolo della mobilità sanitaria, definita attraverso le diverse situazioni e condizioni che caratterizzano tale fenomeno. Lo studio individua in particolare tre diverse tipologie di mobilità: quella “apparente” costituita dai ricoveri effettuati nella regione di domicilio del paziente, per esempio uno studente universitario, quando quest’ultima non coincida con la regione di residenza; quella “casuale” relativa ai ricoveri effettuati in urgenza, come nel caso di un turista in visita; e quella “effettiva”, determinata cioè dalla scelta del cittadino/paziente.
"Il Governo nazionale ha appena assegnato oltre 38 milioni di euro alla Regione Toscana per il finanziamento di interventi di edilizia sanitaria, sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico. Le risorse andranno a sostenere sei interventi in altrettanti ospedali della nostra regione, cinque di efficientamento energetico e uno di edilizia sanitaria. Si tratta di stanziamenti importanti per la sanità toscana, eppure nonostante questo il governatore Giani continua sulla strada intrapresa dell'aumento dell'addizionale Irpef, proprio per sopperire al buco da 400 milioni nel sistema sanitario toscano. Una scelta che colpisce le finanze delle famiglie, impoverendole e contro cui ci stiamo muovendo". Lo afferma il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella.
"La Toscana - ricorda Stella - è stata l'unica Regione italiana che, di fronte al payback che non è arrivato, ha scelto di alzare le aliquote Irpef e di tassare i cittadini. Non lo ha fatto nessun'altra Regione. Questi soldi, questi 200 milioni di euro frutto dell'ennesima tassazione, oltre tutto devono andare sui servizi generali. Una stangata che andrà a pesare per oltre 350 euro sul bilancio annuo di ogni famiglia toscana. Erano ben altre le scelte da fare, in primis il taglio delle spese clientelari e improduttive e di tutti gli sprechi che abbondano nel sistema sanitario regionale, e che non abbiamo mancato di evidenziare in questa legislatura come in quelle precedenti, inascoltati dalla maggioranza di centrosinistra".
"Con sincera curiosità abbiamo letto l'intervista del Presidente della Regione Toscana. La sua scelta di aumentare l'IRPEF, rivendicata come una difesa del sistema pubblico, conferma un'impostazione che contestiamo: il centrosinistra non è in grado di programmare e scarica le sue incapacità su chi ha più difficoltà a evadere il fisco -dichiarano Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune- Le lavoratrici e i lavoratori, come chi è in pensione, si ritrova quindi a pagare per gli errori di chi governa. Ridicolo è rimbalzare le colpe tra livello locale e quello nazionale. A noi serve una classe dirigente in grado di assumersi le sue responsabilità, non di scansarle fino a che è possibile e poi rivendicare quanto alla fine è costretta a decidere.
Parlando di sanitario e socio-sanitario, evidenziamo la totale assenza dell'Assessora al Welfare, che presiede la Società della Salute di Firenze, dal dibattito del Consiglio comunale. La sistematica assenza di risposte alle interrogazioni scritte si aggiunge, in questo caso, a un mancato ruolo (almeno rivendicato) in materia di programmazione. In tante parti della città è forte la domanda di presidi e servizi. Una parte di questa realtà è esternalizzata, in appalti su cui le organizzazioni sindacali chiedono maggiore attenzione.
Le destre non sono ovviamente un'alternativa e hanno responsabilità enormi. Continuano a minacciare la nostra Costituzione con i progetti di autonomia differenziata e alimentano la propaganda del privato. Quello che manca è una sinistra capace di governare e programmare, garantendo risposte ai bisogni delle persone. Per questo ci impegniamo a chiedere la documentazione su quanto è avvenuto fino a oggi nel nostro territorio e a redigere una carta dei diritti. Lo avevamo chiesto nel corso della consiliatura, ma la maggioranza ci ha detto di no. Invece le persone devono sapere di cosa dovrebbero poter fruire, anche per evidenziare cosa manca e cosa può essere organizzato diversamente. Sono risposte che non si improvvisano. Anche se è più facile parlare di sprechi e razionalizzazioni, cercando di scaricare le proprie responsabilità".