Firenze – Un confronto con le direzioni aziendali delle Asl toscane per una prima verifica della riforma sanitaria. La commissione regionale presieduta da Stefano Scaramelli (Pd) ha ascoltato questa mattina al palazzo del Pegaso le direzioni delle tre Asl e delle aziende ospedaliero-universitarie della Toscana, per una verifica dell’operato delle direzioni generali, in questa prima fase di attuazione della riforma della sanità regionale.
Enrico Desideri, dg dell’Asl Toscana Sud-Est), Emanuele Gori per l’Asl Toscana Centro, Maria Teresa De Lauretis, direttrice generale della Asl Toscana nord, Valtere Giovanni dg dell’azienda ospedaliero universitaria senese, il dg dell’Aou pisana,Carlo Tomassini, Fabrizio Niccolini, della direzione sanitaria di Careggi, e il direttore generale del Meyer,Alberto Zanobini hanno presentato relazioni ad ampio spettro sulle prestazioni delle aziende sanitarie e si sono confrontati con i consiglieri che fanno parte della terza commissione.
“È la prima volta nelle dieci legislature della Regione Toscana che una la commissione consiliare chiama i direttori generali”, rileva con soddisfazione Scaramelli. “L'avevamo promesso e lo abbiamo mantenuto. Assolviamo ai nostri compiti di verifica, introdotti per legge nella riforma da un nostro emendamento”.
Quattro ore di confronto su dati, indicatori di risultato, prestazioni ai più alti livelli in Italia, criticità, percezione del servizio da parte dei cittadini. “Tutte le forze rappresentate in Consiglio regionale hanno avuto modo di entrare nel merito della gestione sanitaria toscana con una verifica attenta e puntuale”, dice ancora Scaramelli. Una attività di verifica, spiega ancora il presidente nel corso della seduta, “che potrà portare validi contributi all’azione legislativa”.
E dai consiglieri che fanno parte della commissione arrivano sollecitazioni e valutazioni rivolte alle direzioni aziendali. “Dalle relazioni emerge chiaramente che il sistema sanitario toscano è a livelli molto alti”, dice la consigliera Serena Spinelli (Art.1-Mdp), rivolta ai direttori aziendali. “Lo forzo ulteriore che però non ho sentito, e che chiedo, è quello di tornare a parlare di più del territorio. Se non vinciamo la sfida dell’organizzazione territoriale, il sistema alla lunga non reggerà”.
Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) segnala una “visione ‘ospedalocentrica’ che emerge dalle relazioni. Mancano le valutazioni territoriali, mentre dai territori arrivano le proteste dei cittadini, che in larga parte non sono per niente contenti di quanto offre il sistema sanitario regionale. È necessario tornare a capire cosa succede nei territori”. Paolo Bambagioni (Pd) rileva “la richiesta, che ci giunge da questo confronto, di andare a modificare la parte della riforma che riguarda le società della salute, compito che ci possiamo assumere nei prossimi mesi”, chiede di “capire se il direttore della programmazione riesca a svolgere un’opera di armonizzazione” e segnala “con preoccupazione, le fughe eccellenti di professionisti importanti che stanno colpendo la realtà di Careggi”.
Andrea Quartini (Movimento 5 stelle) manifesta “la sensazione che le direzioni aziendali siano oggetto di una missione alla quale devono rispondere: devono riuscire ad assicurare la sostenibilità economica del sistema, devono dimostrare di saper spendere meno, mentre nelle relazioni si parla poco di salute, di stili di vita, di prevenzione. E intanto – prosegue Quartini –, i territori non sono ancora pronti a sostenere il peso della riforma”.
“Ci troviamo nel mezzo di una lunghissima stagione di valutazione della riforma della sanità toscana – osserva Stefano Mugnai (Forza Italia) –, in un quadro politico che sta cambiando. Non si sente più soltanto una voce univoca di elogio della sanità toscana. Ai direttori generali chiederei di non fermarsi alla ripetizione del mantra che la scelta è stata giusta e di iniziare a indicare anche qualcosa da correggere. Senza perdere mai di vista la percezione dei cittadini, che al di là degli indicatori e delle evidenze scientifiche, deve rimanere la stella polare, quando si parla di sanità”.
Visite specialistiche, indagini diagnostiche, terapie e, se necessario, prestazioni multidisciplinari e multispecialistiche. Anche nel presidio di San Marcello l’innovativa modalità assistenziale incentrata sul problema clinico del paziente sembra dare le risposte attese: dall’inizio di giugno ad oggi già 200 pazienti hanno potuto usufruire del percorso semplificato di accesso alle prestazioni erogate dagli ambulatori complessi. Tali percorsi, in sanità, sono stati denominati day service, letteralmente servizio in un giorno,ed è ciò che accade realmente: l’innovativo modello organizzativo si propone, quando è necessario, come forma alternativa al ricovero ospedaliero per migliorare la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni, ridurre i tempi di diagnosi ed i ricoveri inappropriati. I 200 pazienti che hanno usufruito del day service presentavano problematiche complesse o pluripatologie; sono stati sottoposti agli esami diagnostici e a valutazioni specialistiche in tempi brevi; hanno ricevuto le terapie adeguate e la programmazione del follow-up, cioè dei controlli successivi. Il 40% dei pazienti è stato inviato dai medici di medicina generale, il 25% dai medici specialisti, un altro 25% ne ha usufruito dopo il ricovero ospedaliero e il 10% è stato inviato dal pronto soccorso. In prevalenza sono stati trattati pazienti cardiologici (30%), reumatologici (20%), endocrinologi e con malattie metaboliche (20%) e gastroenterologi (20%). Ad ognuno di loro è stata garantita la presa in cura globale e l’inquadramento clinico-diagnostico, oltre alla gestione terapeutica ambulatoriale.